lunedì 10 ottobre 2011

WARD : Capitolo 7 e 8 di Father Mine


 CAPITOLO  7

Erano le cinque del pomeriggio seguente quando Zsadist
finalmente si svegliò del tutto. Era bello essere nel proprio letto.
Non così grandioso avere il gesso sulla parte inferiore della
gamba.
Girandosi, Z aprì gli occhi e guardò Bella. Era sveglia e lo stava
guardando a sua volta.
“Come ti senti?” chiese.
“Okay.” Fisicamente parlando, almeno. Il resto di lui, la sua
mente e le sue emozioni, erano ancora da vedere.
“Ti andrebbe qualcosa da mangiare?”
“Sì. Fra un po’.” Quello che voleva veramente era solo starsene
sdraiato e guardare la sua shellan negli occhi per qualche
momento.
Bella si sdraiò sulla schiena e guardò il soffitto.
“Sono contento che abbiamo parlato,” disse Z. Per quanto
odiasse il passato, avrebbe fatto qualunque cosa per evitare che
Bella se ne andasse, e se voleva dire conversare, avrebbe
sproloquiato fino a perdere la voce.
“Anch’io.”
Z corrugò la fronte, sentendo la distanza. “Che cos’hai in
mente?”
Dopo un momento Bella disse piano, “Mi vuoi ancora?”
Z dovette letteralmente darsi una scrollata. Non gli stava davvero
chiedendo… “Buon Dio, naturalmente ti voglio come mia shellan.
L’idea che tu possa andartene è semplicemente…”
“Sessualmente, voglio dire.”
Z sbatté gli occhi, pensando alla massiccia eccitazione che aveva
provato la notte precedente…solo a guardarla mentre si asciugava.
“Come non potrei?”
Bella girò la testa verso di lui. “Non ti nutri e non mi hai cercata
per…beh, neanche io l’ho fatto, ma voglio dire…”
“Nalla ha più bisogno di te adesso.”
“Ma anche tu…almeno per il mio sangue.” Bella guardò lungo il
corpo di Z. “La tua gamba si sarebbe rotta se ti fossi nutrito in
modo appropriato? Probabilmente no.”
“Non so. Sono caduto attraverso il pavimento…sul vetro.”
“Vetro?”
“Un lampadario.”
“Dio…”
Ci fu un lungo silenzio, e Z si chiese cosa Bella volesse che
facesse. Stava aprendo la porta a…?
Anche solo alla prospettiva del sesso, il suo corpo si svegliò
come se ci fosse stato un gong che lei aveva colpito con un
incredibile colpo ben piazzato.
Tranne che Bella rimase dov’era. E lui rimase dov’era.
Mentre il silenzio si allungava, Z pensò a quanto erano andati
vicino al punto di non ritorno. Se non facevano qualche passo per
riconnettersi…
Z si allungò sulle lenzuola, le prese una mano e la portò verso il
proprio corpo.
“Ti voglio,” disse mentre posava la mano sulla sua erezione. Al
contatto, emise un suono gutturale di piacere e roteò i fianchi,
spingendosi sul palmo di Bella. “Oh…Dio…mi sei mancata.”
Il fatto che Bella sembrasse sorpresa lo fece vergognare e gli fece
tornare in mente la scena di lei nel bagno con l’asciugamano.
Quando si era fermata e si era guardata nello specchio, stava
ispezionando il proprio corpo, si rese improvvisamente conto Z, in
cerca di qualche difetto che non c’era. E si era ricoperta quando
l’aveva visto non perché non voleva attrarre la sua attenzione, ma
perché era sicura di non averla più.
Mosse la mano di Bella su e giù sul proprio pene. “Ho una voglia
disperata di toccarti di nuovo. Dappertutto.”
Bella gli si avvicinò, muovendosi tra le lenzuola. “Davvero?”
“Come non potrei? Sei la donna più perfetta che io abbia mai
visto.”
“Anche dopo…”
Z scattò in avanti e premette le proprie labbra su quelle di Bella.
“Specialmente dopo.” Si tirò indietro così che lei potesse leggergli
negli occhi. “Sei bella come la prima volta che ti ho vista nella
palestra tutte quelle notti e quei giorni fa. Mi fermasti il cuore
allora, si immobilizzò nel mio petto. E lo fermi adesso.”
Bella sbatté gli occhi più volte e Z le baciò le lacrime. “Bella…se
avessi saputo, avrei detto qualcosa…fatto qualcosa. Ho solo
pensato che sapessi che niente è cambiato per me.”
“Da quando è arrivata Nalla, tutto è diverso. I ritmi delle mie
notti e dei miei giorni. Il mio corpo. Tu e io. Così ho solo
pensato…”
“Toccami,” disse con voce gutturale, spingendosi verso di lei.
“Toccami e sappi…Oh, Dio.”
Lei lo toccò, d’accordo. Strinse entrambe le mani intorno a lui e
lo massaggiò su e giù, cavalcando la sua dura lunghezza.
“Ti piace?” sussurrò Bella.
Tutto quello che Z poteva fare era annuire e gemere. Con lei che
lo teneva così stretto, circondandolo con le mani, lavorandolo, il
suo cervello aveva praticamente fatto corto circuito. “Bella…”
Allungò verso di lei le mani bendate, poi si fermò. “Dannate
bende…”
“Te le tolgo io.” Bella premette la labbra su quelle di Z. “E poi
potrai mettere le mani dovunque vorrai…”
“Cazzo.”
Z raggiunse l’orgasmo. Proprio lì in quel momento. Ma invece di
sentirsi delusa, Bella semplicemente scoppiò a ridere in quel modo
profondo e gutturale della donna che sa che sta per fare sesso con
il suo uomo.
Z riconobbe quel suono. Lo amava. Gli mancava. Aveva bisogno
di sentirlo…
Dall’altra parte della stanza Nalla emise un vagito di
riscaldamento che presto si trasformò in un pianto a tutto volume,
un aereo al decollo di ho bisogno della mia mahmen ORA.
Bella sentì tra le mani l’erezione di Z afflosciarsi e si rese ben
conto che non aveva niente a che fare col fatto che avesse appena
avuto un orgasmo. Era capace di andare avanti per quattro o
cinque volte di seguito, e quella era solo la norma di una notte
come le altre, figuriamoci dopo mesi e mesi di astinenza.
“Mi dispiace così tanto,” gli disse, guardando verso la culla alle
sue spalle, sentendosi lacerata nel dover decidere a chi dei due
dare retta.
Zsadist le prese il viso fra le mani bendate e lo girò verso di sé.
“Vai a prenderti cura della piccola. Starò bene.”
Non c’era alcuna censura nei suoi occhi o nel suo tono. Ma poi,
non c’era mai stata. Z non aveva mai nutrito rancore per la
presenza di Nalla; anzi si era sempre sacrificato troppo.
“Ci metterò solo…”
“Prenditi il tempo che ti serve.”
Bella scese dal letto e andò verso la culla. Nalla allungò le
manine e si calmò un po’, specie quando Bella la prese in braccio.
Va bene. Pannolino bagnato e fame.
“Non ci metterò molto.”
“Non ti preoccupare.” Z rimase disteso sulle lenzuola di satin
nero, il viso pieno di cicatrici non più tirato dal desiderio, il corpo
immobile, non teso.
Bella sperò che fosse perché l’orgasmo l’aveva rilassato. Ma
temeva che fosse perché non l’aspettava di ritorno tanto presto.
Bella si infilò nella nursery, fece un rapido cambio di pannolino,
poi si sedette sulla sedia a dondolo e diede a Nalla quello di cui
aveva bisogno. Mentre teneva in braccio la piccola e si dondolava,
Bella si rese conto di quanto fosse vero che avere un bambino
cambia ogni cosa.
Incluso il concetto del tempo.
Quella che avrebbe dovuto essere una veloce poppata di un
quarto d’ora si trasformò in una maratona di due ore di capriccio,
rigurgito, capriccio, poppata, rigurgito, ruttino, pianto, cambio di
pannolino, capriccio, poppata.
Quando Nalla alla fine si calmò, Bella lasciò ricadere indietro la
testa contro lo schienale della sedia a dondolo in un familiare stato
di stanchezza e soddisfazione.
Il mestiere della mamma era incredibile, ti trasformava, e dava
un po’ di assuefazione…e Bella adesso riusciva a capire come le
donne si ritrovassero a focalizzare tutta la loro attenzione sui
propri bambini. Eri travolta dal bisogno di prenderti cura di loro e
fare la cosa giusta. Eri anche l’onnipotente Madre. Quando si
trattava di Nalla ogni cosa che Bella diceva era legge.
Però le mancava essere la shellan di Z. Le mancava svegliarsi
mentre lui le saliva sopra, desideroso e caldo. Le mancava la
sensazione delle sue zanne che le penetravano in profondità sul
collo. Le mancava l’espressione che gli si disegnava sul viso pieno
di cicatrici dopo che avevano fatto l’amore, tutto accaldato e
dolce, pieno di reverenza e amore.
Il fatto che fosse così duro con chiunque altro, perfino con i suoi
Fratelli, rendeva la dolcezza che aveva per lei ancora più speciale.
Era sempre stato così.
Dio, il sogno. Bella non era disposta a dire che aveva cambiato
tutto tra di loro, ma aveva cambiato abbastanza perché lei non lo
lasciasse proprio in quel momento. Ciò di cui non era sicura era
cosa sarebbe successo dopo. Z aveva bisogno di più aiuto di
quanto lei potesse dargliene. Aveva bisogno di un aiuto
professionale, non solo di supporto morale dalla propria
compagna.
Forse era qui che poteva intervenire Mary. Aveva fatto la
terapista ed era stata lei ad insegnare a Z a leggere e a scrivere.
Non c’era alcuna possibilità di riuscire a farlo parlare con un
estraneo, ma Mary…
Ah, diavolo, figurati se si metteva a parlare con la shellan di
Rhage riguardo al suo passato. Le esperienze erano troppo
terrificanti e il dolore troppo profondo. Inoltre Z odiava diventare
sentimentale di fronte a chiunque.
Bella si alzò e mise Nalla nella culla più piccola che c’era nella
nursery, sperando che Z fosse ancora a letto, nudo e dell’umore.
Non c’era. Stava in bagno, e dal ronzio e dal rumore dell’acqua
che scorreva, si stava rasando i capelli nella doccia. Sul comodino
c’erano un paio di forbici e le bende che avevano avvolto le mani
di Z, e tutto quello a cui Bella riusciva a pensare era che avrebbe
voluto essere stata lei a toglierle. Senza dubbio Z aveva aspettato e
aspettato e aspettato che lei ritornasse, e poi aveva rinunciato, non
solo al sesso ma anche all’aiuto. Doveva aver faticato per riuscire
a usare le forbici con solo le punte delle dita scoperte…ma
considerando che ora era, Z doveva liberarsi dalle bende da solo o
rinunciare a farsi una doccia prima di uscire a combattere.
Bella si sedette sul letto e si ritrovò a sistemare i bordi della
camicia da notte così che quando accavallava le gambe
rimanessero nascoste. Si rese conto che era un rituale familiare, lei
in attesa che lui uscisse dal bagno. Quando Z avesse finito la
doccia e fosse emerso avvolto in una asciugamano, avrebbero
parlato di niente mentre lui si vestiva dentro all’armadio. Poi,
dopo che lui fosse sceso per il Primo Pasto, lei si sarebbe lavata e
vestita in uguale solitudine.
Dio, Bella si sentiva così piccola. Piccola a confronto dei
problemi che avevano e ai bisogni di Nalla e al fatto che lei voleva
un amante nel proprio hellren, non un educato compagno di
stanza.
Il suono di qualcuno che bussava alla porta, la fece trasalire.
“Sì?”
“Sono Doc Jane.”
“Entra.”
La dottoressa infilò dentro la testa. “Ehi, lui è in giro? Pensavo di
togliere la bende…Okay, chiaramente avete già coperto quella
parte.”
Mentre la dottoressa saltava alla conclusione sbagliata, Bella
tenne la bocca chiusa. “Dovrebbe uscire presto dal bagno. Puoi
togliere il gesso?”
“Credo di sì. Perché non gli dici di venire giù da me nel centro
addestramento quando è pronto? Sto lavorando all’allargamento
dell’infermeria, quindi me ne starò in giro con la mia cinghia degli
attrezzi.”
“Lo farò.”
Ci fu un lungo momento riempito solo dal rumore di sottofondo
del rasoio e dell’acqua che scorreva nella doccia.
Doc Jane corrugò la fronte. “Stai bene, Bella?”
Sforzandosi di sorridere, Bella alzò entrambe le mani come se
stesse respingendo qualcuno. “Sono in perfetta salute. Non ho
bisogno di un’altra visita. Mai più.”
“A quello ci credo.” Jane sorrise, poi guardò verso la porta del
bagno. “Ascolta…forse dovresti andare a lavargli la schiena, se sai
cosa voglio dire.”
“Aspetterò.”
Un altro silenzio. “Posso dare un suggerimento che è del tutto
invasivo?”
Difficile immaginare che tu possa essere più invasiva di quanto
non lo sei stata già,” disse Bella facendo l’occhiolino.
“Sono seria.”
“D’accordo.”
“Tieni la culla principale di Nalla nella nursery e lascia la porta
chiusa quasi del tutto mentre sta dormendo. Procurati un baby
monitor così la puoi sentire.” Doc Jane guardò la stanza. “Questa
è la camera che tu e tuo marito condividete…hai bisogno di essere
qualcosa in più di una mamma, e lui ha bisogno di averti solo per
sé per un po’ tutti i giorni. Nalla starà bene ed è importante che si
abitui a dormire da sola.”
Bella guardò la culla. L’idea di spostarla era terrificante in
maniera strana e irrazionale. Come se stesse gettando sua figlia in
mezzo ai lupi. Tranne che se voleva più di un compagno di stanza,
avevano bisogno di quel tipo di spazio che non ha niente a che
fare con i metri quadri.
“Potrebbe essere una buona idea.”
“Ho lavorato con un sacco di gente che ha avuto bambini. Ai
dottori piace procreare. Che posso dire. Dopo l’arrivo del primo,
c’è sempre un periodo di aggiustamento. Non significa che ci sia
qualcosa che non va nel matrimonio, vuol solo dire che devono
essere stabiliti nuovi confini.”
“Grazie…davvero, lo apprezzo.”
Doc Jane annuì. “Sono sempre qui se hai bisogno di me.”
Quando la porta si richiuse, Bella si avvicinò alla culla e
accarezzò i fiocchi di seta multicolori che pendevano dalle sbarre.
Mentre i nastri le scivolavano tra le dita, lunghi e freddi, Bella
ricordò la cerimonia dell’impegno e tutto l’amore che era stato
condiviso. Nalla sarebbe sempre stata amata in quella casa,
accudita, protetta.
Bella ebbe un momento di panico quando tolse i freni alle ruote
della culla e cominciò a spingere il lettino nella nursery, ma
l’avrebbe superato. Doveva. E avrebbe comprato un baby monitor
all’istante.
Parcheggiò la culla vicino a quella che c’era lì, quella in cui
Nalla non dormiva mai troppo bene. Anche adesso la fronte della
piccola era corrugata, muoveva le braccia e le gambe, un segno
certo che si sarebbe svegliata presto.
“Shh, la mahmen è qui.” Bella sollevò la piccola e la mise giù nel
suo posto preferito. La piccola tirò su col naso e fece un sospiro
contento mentre si appallottolava su se stessa e infilava le manine
attraverso le sbarre, prendendo il fiocco rosso e nero di Wrath e
Beth.
Era promettente. Respiri profondi e pancino pieno volevano dire
un lungo sonno tranquillo.
Almeno Nalla non si sentiva come se fosse stata abbandonata
all’angolo della strada.
Bella tornò in camera da letto. Dal bagno solo quiete, e quando
infilò dentro la testa, vide la sottile umidità lasciata nell’aria dalla
doccia e colse l’odore dello shampoo al cedro.
Se ne era andato.
“Hai spostato la culla?”
Bella si girò. Z era in piedi davanti alle doppie porte
dell’armadio. Aveva indosso i pantaloni di pelle e in mano teneva
una maglia nera. Il suo torace, con il marchio della Fratellanza e i
piercing ai capezzoli, risplendeva nella luce proveniente da sopra
le sue spalle.
Bella diede un’occhiata verso il punto in cui Nalla aveva sempre
dormito. “Beh, questo è…lo sai…il nostro spazio. E, ah, lei sta
bene nell’altra stanza.”
“Sei sicura che la cosa ti vada bene?”
Se voleva dire poter stare con lui come la sua shellan? “Nalla
starà bene. È solo alla porta accanto se dovesse aver bisogno di
me, e ha cominciato a dormire per dei bei pezzi del giorno
quindi…sì, mi sta bene.”
“Sei…sicura?”
Bella lo guardò. “Sì. Assolutamente sicura…”
Z sbatté la maglia per terra, si smaterializzarò proprio accanto a
lei, e la portò sul letto, praticamente atterrandola. Il profumo del
legame esplose quando la sua bocca si unì a quella di Bella, e il
suo peso, duro e pesante, la spinse giù sul materasso. Le sue mani
ci andarono giù pesante con la camicia da notte di Bella,
strappandola nel mezzo. Quando i seni di Bella furono esposti, Z
fece un profondo e basso suono gutturale.
“Oh, sì…” gemette Bella, affannata quanto lo era Z.
Spinse le mani tra i loro fianchi e si ruppe un’unghia aprendo la
chiusura lampo…
Z emise un altro suono animalesco quando la sua erezione uscì
dai pantaloni direttamente nella mano di Bella. Tirandosi indietro,
distrusse quasi i pantaloni di pelle cercando di tirarli giù oltre il
gesso. Dopo aver lottato per un po’, li lasciò all’altezza delle
ginocchia con un “Fan culo.”
Tornò su di lei, finendo di disfarsi della camicia da notte, e le
aprì le cosce. Ma poi si fermò, uno sguardo preoccupato che
minacciava di sovrastare la passione sul suo viso. Aprì la bocca,
chiaramente in procinto di chiederle se fosse d’accordo con quello
che stava succedendo…
“Chiudi la bocca e entra dentro di me,” abbaiò Bella,
aggrappandosi al collo di Z e tirandolo giù verso le sue labbra.
Z ruggì e la penetrò, una bomba che esplose nel corpo di Bella,
scintille che le correvano lungo il corpo, infuocando il suo sangue.
Bella mantenne la presa salda sul culo di Z mentre i suoi fianchi
martellavano con forza fino a quando anche lui arrivò lì dove lei
era già, con un orgasmo massiccio che gli contrasse l’intero
torace.
L’istante in cui fu finito Z tirò indietro la testa, sfoderò le zanne,
e sibilò come un grosso felino. Arcuandosi sul cuscino, Bella girò
il viso da un lato, offrendogli il collo così che lui potesse…
Quando Zsadist affondò le zanne in profondità, Bella ebbe un
altro orgasmo, e mentre si nutriva il sesso proseguì. Era perfino
meglio di quanto si ricordasse, i suoi muscoli e le sue ossa si
muovevano sopra di lei, la sua pelle così liscia, il profumo del
legame l’avvolgeva con quella sua fragranza oscura e speziata.
Quando terminò di nutrirsi ed ebbe…Dio solo sa quanti
orgasmi…il suo corpo si immobilizzò e la lecco sul collo per
chiudere la ferita e come se le avesse letto nella mente, rotolò
sulla schiena e la portò con sé, mantenendoli uniti.
“Tocca a te,” disse Z, gli occhi gialli brillante fissi sul seno
generoso di Bella.
Bella mise le mani sul seno dov’era lo sguardo di Z e pizzicò
piano i capezzoli mentre lo cavalcava lentamente. I suoi gemiti e il
modo in cui le sue mani la strinsero alle ginocchia la fecero sentire
più bella di qualunque cosa avesse potuto dirle.
“Dio…mi sei mancata,” disse Z.
“Anche tu.” Posando le mani sulle sue spalle, si piegò su di lui e
mosse i fianchi più liberamente.
“Oh, cazzo, Bella…prendi il mio sangue…”
L’invito fu accettato prima che avesse finito di porlo e lei non fu
più gentile di quanto lo era stato lui. Il suo sapore era spettacolare,
e più intenso di quanto fosse mai stato. Fin dalla nascita, quando
si era nutrita era stato…cortese. Ma questo era crudo, un cocktail
allo champagne di potere e sesso, non semplice nutrimento.
“Ti amo,” sospirò Z mentre Bella si nutriva.
Fecero l’amore altre quattro volte.
Una sul letto.
Due sul pavimento a metà strada verso il bagno.
Una ancora nella doccia.
Dopo si avvolsero in morbidi asciugamani bianchi e tornarono a
letto.
Zsadist la strinse a sé e le baciò la fronte. “L’intera questione
della mia attrazione per te è stata sistemata?”
Bella rise, facendo scorrere le dita sui suoi pettorali e giù verso
gli addominali. Era pronta a giurare che poteva sentire i suoi
muscoli rinforzarsi sotto il suo palmo, il suo corpo faceva uso di
quello che aveva ricevuto nutrendosi. Il fatto che lo stava
rendendo forte la rese orgogliosa…ma più ancora, la fece sentire
connessa a lui.
La Vergine Scriba era stata furba quando aveva creato una razza
che aveva bisogno di nutrirsi dai suoi stessi membri.
“Allora? Lo è?” Z rotolò sopra Bella, il suo viso pieno di
cicatrici trasformato da un sorriso tipo sono io l’uomo. “O devo
provartelo di nuovo?”
Bella fece scorrere la mani lungo le sue forti braccia. “No, credo
che siamo…Z!”
“Cosa?” disse lentamente mentre si posizionava tra le cosce di
Bella di nuovo. “Mi dispiace. Non posso farci niente. Sono ancora
affamato.” Posò la bocca gentilmente su quella di Bella, un
sospiro. “Mmmm…”
Le sue labbra scesero lungo il collo e Z diede al segno del morso
un colpetto, come a dire grazie.
“Mmm…mia.”
Così lento, così delicato…la sua bocca scese più giù, verso il
seno. Si fermò al capezzolo.
“Sono sensibili?” chiese, strofinando la punta del naso
sull’areola, e poi leccandola.
“Sì…” Bella rabbrividì quando lui soffiò lì dove era già stata la
lingua.
“Lo sembrano. Tutti rossi e imbronciati e carini.” Z era sempre
così attento con i seni di Bella, accarezzandoli con le mani e
baciandoli con leggerezza.
Quando scese verso lo stomaco, Bella cominciò a sentirsi
accaldata e impaziente un’altra volta, e lui le sorrise. “Ti sono
mancati i miei baci, cara compagna? Quelli che mi piace darti tra
le cosce?”
“Sì,” riuscì a dire mentre l’anticipazione le fremeva dentro. Dato
l’erotico sorrisetto sulla faccia di Z e l’espressione maliziosa nei
suoi occhi gialli, era nuovamente un uomo con dei piani e un
calendario aperto.
Si mise in ginocchio. “Apri le gambe per me. Mi piace
guardarti…Oh…merda…sì.” Si passò una mano sulla bocca come
se la stesse scaldando. “È di questo che parlo.”
Le sue spalle si contrassero mentre si abbassava e faceva come il
gatto con una ciotola di latte…mentre lei faceva come una ehros,
dandosi a lui e alla sua calda bocca umida.
“Voglio andare piano,” mormorò Z con la bocca appoggiata nel
punto più intimo di Bella, mentre lei chiamava il suo nome. “Non
voglio finire il mio banchetto troppo presto.”
Quello non era certo il problema, pensò Bella. Per lui, era una
pozza di cui non si intravedeva il fondo…
La lingua le scivolò dentro, in una ardente penetrazione, poi
tornò a leccare dolcemente e con cura. Guardando in giù lungo il
suo corpo, Bella vide Z guardarla con brillanti occhi color
citrino…e come se avesse aspettato che i loro sguardi si
incrociassero, passò la lingua sul punto nevralgico del suo sesso,
avanti e indietro.
Guardando la lingua rosa lavorare sulla sua carne, Bella andò
incontro a un altro orgasmo.
“Zsadist…” disse con voce gutturale, tenendogli la testa tra le
mani e spingendo in alto i fianchi.
Non c’era niente di più delizioso di essere fra le gambe della tua
shellan.
Non era solo il sapore; erano i suoni e gli odori e i modo in cui
lei ti guardava con la testa piegata da un lato e le labbra rosee
leggermente aperte per respirare. Era il morbido centro di tutto
quello che la rendeva femmina sulla tua bocca e la fiducia che lei
aveva nel lasciarti avvicinare tanto. Era tutto ciò che è intimo e
sensuale e speciale…
E il tipo di cosa che puoi andare avanti a fare per sempre.
Mentre la sua shellan emise il più incredibile dei gemiti e
cominciò ad avere un orgasmo, Zsadist si spostò lungo il suo
corpo e la penetrò così da poter sentire le contrazioni lungo il suo
pene.
Mise la bocca vicino all’orecchio di Bella mentre la penetrava.
“Sei tutto per me.”
Dopo, mentre riposavano insieme, Z guardò oltre il seno
generoso di Bella fino all’addome e pensò a quanto incredibile
fosse quel corpo confrontato al suo. Le sue curve e la sua forza
femminile avevano creato un persona completamente nuova,
avevano offerto un luogo protetto per l’alchimia della loro unione
e avevano creato la vita.
Loro due.
“Nalla…” sussurrò Z. “Nalla ha…”
Z sentì Bella irrigidirsi. “Ha cosa?”
“Nalla ha i miei occhi. Non è vero?”
La voce della sua shellan diventò delicata e attenta, come se non
volesse spaventarlo. “Sì. È così.”
Z appoggiò una mano sullo stomaco di Bella e l’accarezzò in
lenti cerchi, così come lei aveva fatto tante volte durante la
gravidanza. Si vergognava di sé stesso ora… si vergognava di non
aver toccato quella pancia nemmeno una volta. Si era preoccupato
così tanto per la nascita che la rotondità gli era sembrata come una
minaccia a entrambe le loro vite, non qualcosa di cui gioire.
“Mi dispiace,” disse Z all’improvviso.
“Per cosa?”
“Hai dovuto fare tutto questo da sola, non è vero? Non solo
questi ultimi mesi, ma prima. Quando eri incinta.”
“Eri sempre lì per me…”
“Ma non per Nalla, e lei era una parte di te. È una parte di te.”
Bella sollevò la testa. “Lei è anche una parte di te.”
Z pensò ai grandi e brillanti occhi gialli della sua piccola.
“Qualche volta penso che possa assomigliarmi un po’.”
“È quasi identica a te. Ha il tuo mento e le tue sopracciglia. E i
suoi capelli…” La voce di Bella cominciò a eccitarsi, come se
volesse parlare con lui di tutte le caratteristiche della piccola. “I
suoi capelli saranno esattamente come i tuoi e quelli di Phury. E
hai visto le sue mani? Gli indici sono più lunghi degli anulari,
proprio come i tuoi.”
“Davvero?” Cavolo, che razza di padre era per non sapere tutte
quelle cose.
Beh, era facile. Non era stato un padre per niente.
Bella allungò una mano. “Andiamo a farci una doccia, e poi vieni
con me. Lascia che ti presenti tua figlia.”
Z prese un bel respiro. Poi annuì.
“Mi piacerebbe,” disse.

 CAPITOLO   8

Mentre entrava nella nursery, Z ricontrollò per essere sicuro di
avere la camicia infilata per bene nei pantaloni di pelle.
Cavolo, adorava l’odore della stanza. Innocenza al sapore di
limone la chiamava nella sua mente. Dolce come un fiore, ma non
stucchevole. Pulito.
Bella gli strinse la mano e lo portò vicino alla culla. Circondata
da fiocchi di seta più grossi di lei, Nalla era su un fianco, in
posizione fetale, le braccia e le gambe strette al corpo, gli occhi
chiusi chiusi come se stesse lavorando davvero, davvero, davvero
diligentemente a dormire.
L’istante in cui Z guardò oltre il bordo della culla, Nalla si
mosse. Emise un piccolo suono. Nel sonno allungò la mano, non
verso la madre, ma verso di lui.
“Che cosa vuole?” chiese come un idiota.
“Vuole che la tocchi.” Quando non si mosse, Bella mormorò,
“Lo fa nel sonno…sembra sapere chi le sta intorno e le piace una
piccola carezza.”
Dovette rendere merito alla sua shellan
quando non lo forzò a

fare nulla.
Ma Nalla non era contenta. La manina e il braccio si tendevano
verso di lui.
Z si asciugò il sudore dalle mani passandole sulla camicia, poi un
paio di volte sui fianchi. Mentre allungava una mano, le dita gli
tremavano.
Fu Nalla a chiudere il contatto. Sua figlia gli prese il pollice e lo
strinse con tale forza che Z sentì una fitta di puro, inalterato
orgoglio trafiggergli il petto.
“È forte,” disse, l’approvazione praticamente gocciolava da ogni
parola.
Bella emise un piccolo suono accanto a lui.
“Nalla?” sussurrò Z mentre si chinava in avanti. Sua figlia mosse
le labbra e strinse ancora più forte.
“Non posso credere alla stretta che ha.” Z passò delicatamente
l’indice sul polso della figlia. “Morbida…oh, mio Dio, è così
morbida…”
Gli occhi di Nalla si aprirono. E mentre fissava lo sguardo negli
occhi dello stesso colore dorato dei suoi, il cuore gli si fermò.
“Ciao…”
Nalla sbatté le palpebre, gli mosse il dito su e giù e lo trasformò.
Tutto si fermò mentre lei gli muoveva non solo la mano, ma il
cuore.
“Sei come la tua mahmen,” sussurrò. “Fai sparire il mondo per
me…”
Nalla continuò a scuotergli la mano e fece un gridolino.
“Non posso credere alla sua stretta…” Guardò verso Bella. “È
così…”
Lacrime stavano rigando il viso di Bella, e aveva le braccia
strette intorno al torace come se stesse cercando di non andare in
pezzi.
Il cuore di Z si commosse di nuovo, ma per una ragione diversa.
“Vieni qui, nalla,” disse, allungando la mano libera verso la sua
shellan
e stringendola a sé. “Vieni qui dal tuo uomo.”

Bella nascose la faccia sul petto di Z e gli strinse la mano.
Mentre Z se ne stava lì, stringendo sia sua figlia sia la sua
compagna, si sentì alto duemila metri, e più veloce della sua
Carrera e più forte di un intero esercito.
Il torace gli si gonfiò di rinnovato proposito. Erano entrambe sue,
quelle due. Sue e sue soltanto, e doveva prendersene cura. Una era
il suo cuore e l’altra una parte di sé stesso, ed entrambe lo
completavano riempiendo i vuoti che non aveva neanche saputo di
avere.
Nalla guardò verso i suoi genitori e dalla sua bocca a bottoncino
uscì il più adorabile dei suoni, una cosa tipo, Beh, non è bello,
come le cose si sono sistemate.
Ma poi sua figlia allungò l’altra mano…e gli toccò il tatuaggio
da schiavo intorno al polso.
Z si irrigidì. Non poteva evitarlo.
“Non sa cosa siano,” disse piano Bella.
Z fece un profondo sospiro. “Lo saprà. Un giorno saprà
esattamente cosa sono.”
Prima di scendere per vedere Doc Jane, Z passò dell’altro tempo
con le sue ragazze. Ordinò del cibo per Bella, e mentre veniva
preparato per la prima volta rimase a guardare mentre sua figlia
veniva allattata. Nalla crollò subito dopo, con perfetto tempismo
perché in quel momento Fritz arrivò con il cibo. Z imboccò la sua
shellan con le sue stesse mani, provando una soddisfazione
speciale nello scegliere per lei le parti migliori del petto di pollo,
dei panini fatti in casa e dei broccoli.
Quando il piatto fu pulito e il bicchiere di vino vuoto, ripulì la
bocca di Bella con un tovagliolo damascato mentre gli occhi le si
chiudevano. Mettendola sotto le coperte, la baciò, prese il vassoio
e il suo anfibio destro, e uscì.
Mentre richiudeva piano la porta e sentiva la serratura scattare,
una luce di contentezza lo avvolgeva. Le sue donne erano state
nutrite e dormivano al sicuro. Aveva fatto bene il suo lavoro.
Lavoro? Prova con missione nella vita.
Lanciò un’occhiata verso la porta della nursery e si chiese se,
come uomo, ti leghi ai tuoi bambini o no. Aveva sempre sentito
che succedeva solo con la propria shellan…ma cominciava ad
avere seri istinti di protezione verso Nalla. E non l’aveva neanche
ancora presa in braccio. Dagli due settimane per familiarizzare
con lei? Correva il rischio di diventare una bomba atomica se
qualcosa l’avesse minacciata.
Era così essere padre? Non lo sapeva. Nessuno dei suoi fratelli
avevano dei piccoli e non gli veniva in mente nessun altro a cui
poter chiedere.
Dirigendosi verso le scale, zoppicò lungo il corridoio delle
statue, stivale, gesso, stivale, gesso, stivale, gesso…e nel
frattempo si guardò i polsi.
Al piano di sotto portò i piatti in cucina e ringraziò Fritz, poi
entrò nel tunnel che portava al centro d’addestramento. Se Doc
Jane aveva rinunciato ad aspettarlo, si sarebbe tolto il gesso da
solo.
Uscendo nello stanzino dell’ufficio, udì il suono stridulo della
sega da tavolo e seguì il grido fino alla palestra. Durante il tragitto
era ansioso di vedere come stava venendo la nuova clinica di Jane.
Le tre aree di trattamento, che erano state costruite in una delle
sale d’udienza del complesso, erano disegnate per funzionare sia
come sale operatorie sia camere per i pazienti, e
l’equipaggiamento sarebbe stato all’avanguardia. Doc Jane stava
investendo in una macchina per la risonanza magnetica, una
machina a raggi x digitale, e tecnologia a ultrasuoni, insieme a un
sistema medico d’archivio informatico e a un mucchio di attrezzi
chirurgici altamente tecnologici. Con una sala medicinali degna di
un reparto di emergenza perfettamente funzionante, lo scopo era
di permettere alla Fratellanza di evitare l’uso della clinica di
Havers.
Cosa che era per la sicurezza di tutti. Il complesso dove risiedeva
la Fratellanza era circondato dal mhis, grazie a V, ma lo stesso
non poteva dirsi per il luogo dove Havers praticava, com’era stto
provato durante l’estate quando la clinica era stata saccheggiata.
Considerando che i Fratelli potevano essere pedinati in ogni
momento, era più furbo mantenere il maggior numero di cose che
li riguardavano all’interno della casa.
Z aprì una delle porte di metallo della palestra e si fermò. Sì,
wow. Doc Jane evidentemente aveva in sé un po’ di Rifacimento
Estremo della Casa.
La sera prima, quando Z era stato portato dentro in barella, tutto
era stato come sempre. Adesso, meno di ventiquattro ore dopo,
sulla parete in fondo era stato fatto un buco di due metri per
quattro. L’apertura mostrava la sala delle udienze che sarebbe
stata trasformata, e proprio di fronte al vuoto, la compagna di V
stava prendendo una tavola e la stava infilando nella sega da
tavolo, le sue mani erano solide, il resto di lei trasparente come un
fantasma.
Quando vide Z, finì con la tavola e spense il macchinario. “Ehi!”
disse mentre il rumore si attenuava. “Sei pronto per farti togliere il
gesso?”
“Sì. Ed è chiaro che tu ci sai fare con la sega.”
“Farai meglio a crederci.” Sorrise e indicò il buco. “Quindi ti
piace il mio stile nel decorare gli interni?”
“Certo non perdi tempo.”
“I martelli da muratore sono fantastici, che posso dire?”
“Sono pronto per la prossima tavola,” gridò V dalla sala
conferenze.
“È pronta.”
V arrivò con indosso la cinghia degli attrezzi completa di
martello e diversi scalpelli. Mentre si avvicinava alla sua donna,
disse, “Ehi, Z, come va la gamba?”
“Starà meglio quando Doc Jane ci avrà levato il peso morto.” Z
fece un segno con la testa verso l’altro lato della stanza. “Cavolo,
voi ragazzi ci date proprio dentro.”
“Sì. Stasera dovremmo riuscire a occuparci delle intelaiature.”
Doc Jane passò al suo uomo la tavola e gli diede un bacio
veloce: il viso divenne solido al primo contatto. “Torno subito.
Devo solo togliergli il gesso.”
“Non c’è fretta.” V fece un cenno a Zsadist. “Sembri star bene.
Sono contento.”
“La tua donna fa miracoli.”
“È vero.”
“Okay, basta lucidarsi l’ego, ragazzi.” Jane sorrise e baciò di
nuovo il suo compagno. “Andiamo, Z. Facciamola finita.”
Mentre Jane si girava, gli occhi di V seguirono il suo corpo…il
che voleva dire che appena Z fosse stato fuori dai piedi, la nuova
clinica non sarebbe stata la sola cosa su cui avrebbero lavorato.
Quando entrò nella palestra con Doc Jane, Z andò dritto verso il
lettino e ci saltò sopra. “Pensavo che forse avresti voluto usare la
sega da tavolo su di me.”
“No. Nella tua famiglia c’è giù una persona senza una gamba.
Due sarebbero troppe.” Il sorriso di Jane era gentile. “Qualche
dolore?”
“No.”
Jane portò vicino al letto una macchina per i raggi x portatile.
“Tira su la gamba, perfetto. Grazie.”
Quando gli si avvicinò con un camice di piombo, Z lo prese e se
lo sistemò addosso.
“Posso chiederti una cosa?” disse Z.
“Certo. Fammi fare questo prima, però.” Jane mise a posto la
macchina e scattò una foto, un forte mormorio percorse la stanza.
Poi controllando lo schermo del computer dall’altro lato della
stanza, disse, “Su un fianco, per favore.”
Z si girò e Jane gli sistemò la gamba. Dopo un altro breve
mormorio e un’occhiata al monitor, disse, “Okay, adesso puoi
sederti. La gamba è a posto, quindi non farò altro che liberarti da
questo mio capolavoro di ingessatura.”
Gli porse una coperta e gli diede le spalle mentre lui si toglieva i
pantaloni. Poi Jane si avvicinò con una sega di acciaio
inossidabile e con attenzione si mise la lavoro sul gesso.
“Quindi, quale era la domanda?” chiese oltre il rumore della
sega.

Z si strofinò il tatuaggio da schiavo sul polso sinistro, poi allungò
il braccio verso di lei. “Pensi davvero che possano essere tolti?”
Jane si fermò con la sega ancora accesa, cercando senza dubbio
di raccogliere le idee non solo dal punto di vista medico ma anche
da quello personale. Emise un piccolo sospiro e terminò in fretta
di togliere il gesso.
“Vuoi pulirti la gamba?” gli chiese, porgendogli un panno
umido.
“Sì. Grazie.”
Dopo un lavoro di pulizia veloce, Jane gli diede qualcosa con cui
asciugarsi.
“Ti spiace se do un’occhiata più da vicino alla pelle?” disse Jane,
indicando il polso con la testa. Quando Z scosse la testa, lei si
piegò verso il braccio.
“La rimozione dei tatuaggi con il laser è piuttosto comune negli
umani. Non ho la tecnologia necessaria qui, ma con il tuo aiuto,
ho un’idea di come potremmo provarci. E chi potrebbe farlo.”
Z fissò il tatuaggio nero e pensò alle manine di sua figlia su quel
denso inchiostro scuro.
“Credo…sì, credo di volerci provare.”
Quando Bella si svegliò e si stirò nel suo letto, si sentì come se
fosse stata in vacanza per un mese. Il suo corpo era riposato e
forte…e anche dolorante i tutti i posti giusti. E nonostante la
doccia, l’odore di Z le rimaneva addosso, che cosa perfetta.
Secondo l’orologio sul comodino, Bella aveva dormito come un
sasso per quasi due ore, quindi si alzò, infilò una vestaglia e si
lavò i denti, pensando che un’occhiata a Nalla e forse uno
spuntino sarebbero state delle buone idee. Stava andando verso la
nursery quando Z entrò dalla porta.
Bella non poté fare a meno di sorridergli raggiante. “Ti sei tolto
il gesso.”
“Mmm-hmmm…vieni qui, donna. Z camminò verso di lei, la
strinse tra le braccia, e la piegò all’indietro così che lei dovette
aggrapparsi alle sue braccia per non cadere. La baciò a lungo e
lentamente, fregando il basso ventre e la sua massiccia erezione
sulla giuntura delle cosce di Bella.
“Mi sei mancata,” le disse quasi facendo le fusa vicino alla sua
gola.
“Mi hai avuta solo due ore fa…”
A zittirla fu la lingua di Z in bocca e le sue mani che le finirono
sul sedere. Z la portò su uno dei davanzali, l’appoggiò, si aprì i
pantaloni e …
“Oh…Dio,” disse lei con un sorriso.
Ora questo…questo era l’uomo che conosceva e amava. Sempre
affamato di lei. Sempre desideroso di starle vicino. Mentre
cominciava a muoversi lento dentro di lei, Bella ricordò i primi
tempi, dopo che si era finalmente aperto con lei. Si era sorpresa da
quanto avesse voluto starle vicino, che fosse durante i pasti o
quando passavano del tempo con i Fratelli o durante il giorno
mentre dormivano. Era come se si stesse rifacendo di secoli
passati senza un contatto affezionato.
Bella gli strinse le braccia al collo e gli appoggiò la guancia
vicino all’orecchio, i capelli morbidi come quelle di un bambino le
accarezzavano il viso mentre si muoveva.
“Avrò…bisogno del tuo aiuto,” disse Z mentre si muoveva avanti
e indietro.
“Tutto…solo non fermarti…”
“Non…ci penso…neanche…” Il resto di ciò che disse andò perso
mentre il sesso prendeva il sopravvento. “Oh, Dio…Bella!”
Dopo aver finito, il suo uomo si tirò un po’ indietro, i suoi occhi
color citrino facevano scintille. “Approposito…ciao. Mi sono
dimenticato di dirtelo quando sono entrato.”
“Oh, penso che tu mi abbia salutata piuttosto bene, grazie tante.”
Bella lo baciò sulla bocca. “Ora…aiuto?”
“Andiamo a metterti a posto” disse, la luce nel suoi occhi gialli
diceva chiaramente che la pulizia avrebbe portato ad altro
disordine.
Cosa che certamente accadde.
Quando furono entrambi esausti, Bella fece la sua terza doccia, si
avvolse nella vestaglia e cominciò ad asciugarsi i capelli con un
asciugamano. “Ora, per che cosa hai bisogno del mio aiuto?”
Z si appoggiò al piano di marmo vicino ai lavandini, si passò una
mano sulla testa rasata, e divenne dannatamente serio.
Bella smise di fare quello che stava facendo. Mentre lui rimaneva
in silenzio, lei si spostò e andò a sedersi sul bordo della vasca a
idromassaggio per dargli un po’ di spazio. Bella aspettò, le mani
che si chiudevano e si aprivano in grembo.
Per qualche ragione, mentre se ne stava seduto a raccogliere i
pensieri, Bella si rese conto che avevano fatto tanto in quel bagno.
Era lì che l’aveva trovato a dare di stomaco dopo che l’aveva
eccitato per la prima volta alla festa. E poi…dopo che l’aveva
salvata dai lessers, le aveva fatto il bagno in quella stessa vasca. E
nella doccia dall’altra parte della stanza si era nutrita di lui per la
prima volta.
Pensò a quel periodo difficile delle loro vite, lei appena scampata
al sequestro, lui che lottava con l’attrazione che provava per lei.
Guardando verso destra, Bella si ricordò di quando l’aveva trovato
seduto sulle piastrelle sotto una doccia gelata, strofinandosi i
polsi, credendosi impuro e incapace di nutrirla.
Aveva dimostrato molto coraggio. Andando oltre quello che gli
era capitato abbastanza per fidarsi di lei aveva richiesto molto
coraggio.
Gli occhi di Bella si spostarono su Z e quando si rese conto che
lui si stava fissando i polsi, disse, “Cercherai di farteli togliere,
non è vero.”
La bocca gli si storse in un mezzo sorriso, il lato distorto dalla
parte finale della cicatrice sul viso leggermente alzato. “Mi
conosci bene.”
“Come lo farai?” Quando ebbe finito di dirle tutto, Bella annuì.
“Piano eccellente. E verrò con te.”
Z alzò lo sguardo verso di lei. “Bene. Grazie. Non credo che
potrei farcela senza di te.”
Bella si alzò e gli andò vicino. “Non dovrai preoccuparti per
quello.”


buona lettura a lunedì prossimo ....

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