domenica 16 ottobre 2011

C'ERA UNA VOLTA ....IL ROMANZO GOTICO - 1a parte-




Gotico
è un termine usato in architettura per indicare lo stile caratterizzato da archi acuti
molto slanciati verso l'alto con cui venivano costruite imponenti cattedrali nell'XI e nel XII secolo. Questa parola di origine rinascimentale ha come significato generico quello di "barbaro","distruttore della tradizione classica".


Per comunanza di elementi fantastici e spirituali è stato dato lo stesso nome al genere letterario nato
nella seconda metà del '700 in Inghilterra. Infatti il romanzo gotico è caratterizzato da un'abbondanza di luoghi religiosi tetri e pittoreschi come conventi, abbazie, antichi castelli e labirinti.
 Nel '700 è considerato sinonimo di medioevale (anni oscuri); nell'800 indica la letteratura
del terrore, incentrata su un tipo di orrore che, per le sue componenti irrazionali, si contrappone
all'illuminismo.



In Inghilterra ,nel XVIII secolo, con la sempre maggiore importanza della classe media borghese nella
società e nell'economia , iniziò una rivoluzione nel campo sociale : con l'aumentare
della produzione industriale di beni di prima necessità, anche le classi  meno abbienti potevano godere di una maggiore quantità di tempo libero da dedicare alla lettura.
“Leggere”smetteva così di essere monopolio delle classi più agiate e il pubblico dei libri divenne potenzialmente vasto. Si diffusero le circulating libraries, cioè le biblioteche ambulanti. Esse permettevano a tutti  di leggere senza dover pagare per farlo.
In questa prospettiva che avvenne la diffusione del romanzo gotico che divenne il genere letterario di " una nuova classe sociale " , la borghesia , " i nuovi ricchi" .
La data di nascita del genere è fatta risalire al 1764 con il "Castello di Otranto " di Walpole
 Ma ha attinto il suo carattere dalla cosiddetta "poesia dei cimiteri" e dai drammaturghi del primo '600,

(es. Shakespeare, Webster) il prototipo dell'anti-eroe e dal 1795 ha subito l’influenza tedesca, con le sue figure di cavalieri, le società segrete,il folklore.
Raccolse intorno a sé scrittori in realtà molto diversi tra di loro, ma considerati dalle storie della letteratura come produttori di un omogeneo corpo letterario.In alcuni (es. la Radcliffe) si arriva a spiegazioni razionali di eventi soprannaturali o perché non sono mai accaduti ( sono frutto di un'immaginazione sregolata) o perché comunque si lasciano spiegare razionalmente ( trucchi illusori). In poche parole le apparizioni spettrali rivelano avere cause naturali.In altri (es. Walpole, Lewis) si accetta la spiegazione irrazionale, ossia i demoni esistono davvero.
Da Walpole a Clara Reeve con Il vecchio barone inglese, storia gotica, il romanzo gotico è meglio conosciuto come romanzo nero o del terrore. Le ambientazioni cupe sono le stesse ma sono assai ridotti i fenomeni soprannaturali. Questa evoluzione narrativa, come si vedrà, è inaugurata  "Vathek" scritto in francese (1785) e pubblicato a Losanna (1787) di William Beckford, I misteri di Udolpho (1794) e L'italiano, o il confessionale dei penitenti neri (1797) di Ann Radcliffe, Il monaco (1796) di Matthew Lewis, Frankenstein (1818) di Mary Shelley, Il vampiro (1819) di John William Polidori, Melmoth l'errante (1820) di Charles Robert Maturin , BRAM STOKER con Dracula (1897) .
Il fascino del  gotico consisteva nel fatto che  insinuava un dubbio essenziale nella mente di ciascuno, avvertiva il senso comune che il bene poteva essere male e viceversa, che l'identità di un individuo poteva perdersi nel suo contrario, che esistevano effetti senza cause e che il normale non conosceva il confine che lo separava dall'anomalo, che l’illecito non poteva essere distinto dall'illecito, che il desiderio e l'avversione si attraevano respingendosi, che il colpevole era la vittima.
Lo scopo era suscitare nel lettore forti emozioni usando tutti gli elementi (paura, angoscia,
turbamento) che provocavano terrore.
Le evoluzioni successive del genere letterario, dalla prima metà del XIX secolo con Edgar Allan Poe, più che privilegiare le ambientazioni fantastiche (antichi castelli, rovine medievali, monasteri, ecc.) o sovrannaturali (fantasmi, demoni, creature mostruose, ecc.), iniziano ad avvicinarsi all'uomo comune. Si immergono sempre più negli abissi dell'io, nelle angosce e nelle paure individuali e collettive dell'uomo moderno e anticipano in qualche misura le indagini introspettive della futura psicanalisi. Autori del tardo XIX secolo, come Robert Louis Stevenson con il romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, che lo rivela capace emulo di Poe e con il quale si insinua l'idea dello sdoppiamento (il bene e il male convivano in uno stesso individuo), o Arthur Conan Doyle, con i misteri e le atmosfere tenebrose di Sherlock Holmes, alimenteranno nuovi filoni derivati dal gotico. Va anche detto che Stevenson era stato peraltro sensibile alla forza e alla capacità di drammatizzare il realismo di certi ambienti con l'azione e la verosimiglianza della descrizione (anche L'isola del tesoro, romanzo d'avventura, sul piano storico poggia su premesse realistiche).
Tali sviluppi narrativi, in particolare nel XX secolo, assumeranno la forma di generi letterari autonomi come il giallo, il noir, la fantascienza, l'horror.
Anche nel XX secolo gotico e soprannaturale influenzeranno un certo numero di autori a cominciare da quelli inglesi. Sarà poi il cinema, già dai primi anni venti, a rivitalizzare presso il grande pubblico l'interesse per alcuni fra i più noti miti del romanzo gotico nati nel secolo precedente, come Frankenstein o il Vampiro.
Ed è per questo che ha influenzato tutta la letteratura successiva arrivando fino ai giorni nostri con il genere horror che rimane il vero continuatore di questo filone, anche se ha portato alle estreme conseguenze la mitologia gotica del fantastico.Da qui l'attualità, l'inesaurita vena dei racconti gotici che prospera sul piano internazionale con molti autori ben instradati da Stephen King, allettati da un rapporto con il cinema ,l'orrido sconfina quasi sempre nel trucido e il pauroso nello scioccante .
LA FIGURA DEL MOSTRO 
Con questo termine intendiamo una grande varietà di esseri, tutti accomunati dal fatto di rappresentare un’entità aliena e inquietante che spaventa per il suo aspetto deforme e per le sue origini sconosciute. I mostri che popolano i corridoi dei castelli, le cripte sotterranee e i luoghi oscuri della natura presentano caratteristiche assai diverse gli uni dagli altri e non svolgono tutti la stessa funzione narrativa o simbolica.Possiamo distinguere due grandi categorie di mostri: gli esseri sovrannaturali,che hanno spesso un legame con l’Aldilà, dal quale in alcuni casi provengono, e le creature che appartengono al mondo ordinario dei viventi.
Tra gli esseri sovrannaturali, annoveriamo in primo luogo il vampiro, una figura romantica, caratterizzata da origini aristocratiche a cui si deve il disprezzo per le persone che considera inferiori, in questo caso i mortali. Il primo vampiro attestato nella storia della letteratura inglese è il protagonista del romanzo omonimo di John William Polidori, pubblicato nel 1819. Polidori era il segretario personale di Lord Byron, il famoso poeta romantico inglese noto anche per la sua vita sregolata. Fu proprio la personalità del poeta ad ispirare a Polidori la figura del vampiro, un essere nobile d’origini quanto di modi, elegante, misterioso,caratterizzato da un fascino tenebroso quanto ambiguo.
Il vampiro stabilisce un rapporto complesso e storicamente definito con il mondo dei vivi: è stato un uomo che ha scelto, in spregio alla legge divina, di non appartenere pienamente né al mondo dei vivi né a quello dei morti. Succhiando il sangue dei vivi, stabilisce con loro un rapporto simbiotico parassitario che tende alla degenerazione dell’universo stesso: il vampiro non accetta la morte e la elude con un gioco crudele. Con ogni morso, egli inizia un nuovo membro al vampirismo, regalandogli così un’esistenza che va contro le leggi divine in quanto immortale.
 Egli rappresenta la metafora  sulla corruzione del male sotto forma di un rapporto intimo e carnale: il vampiro è una figura sensuale, dal cui fascino si è allo stesso tempo rapiti e spaventati.
Sono numerosi i vampiri che costellano la storia della letteratura del terrore, ma il più famoso rimane Dracula, nato dalla penna di Bram Stoker nel 1897 e ispirato alla figura leggendaria di Vlad III l’Impalatore, signore della Valacchia, vissuto intorno alla metà del XV secolo e tristemente famoso per i suoi metodi sanguinari. Oltre al vampiro,naturalmente, appartiene al gruppo delle entità sovrannaturali, il fantasma; la sua dannazione consiste nell’impossibilità di raggiungere uno stato di pace definitiva. Il fantasma non può lasciare definitivamente il mondo dei vivi perché ha ancora un legame con esso, molto spesso rappresentato da un debito da risolvere o un credito da riscuotere. Per poter finalmente riposare in pace, il fantasma dovrà liberarsi di questo peso, cosa che potrà avvenire solo se riuscirà ad entrare in contatto col mondo dei vivi. Per questo l’apparizione del fantasma è sempre legata alla sua interazione col mondo fisico, ad un tentativo di attirare l’attenzione dei vivi.Uno dei più famosi libri sui fantasmi può considerarsi " Il Fantasma dell'Opera " di G.Leroux (1910)
I mostri che appartengono al mondo ordinario dei viventi, al contrario di quelli sovrannaturali hanno origini ben definite, in quanto sono stati creati dagli esseri umani. La creatura del dottor Frankenstein, protagonista del capolavoro di Mary Shelley, appartiene a buon diritto a questa categoria. Si tratta di un mostro inconsapevole, prodotto di una disgraziata genesi; è il diverso,l’escluso che non soccombe, ma converte la propria rabbia in forza distruttrice. La responsabilità è tutta del suo creatore, che si è illuso e ha avuto la presunzione di poter ottenere un miracolo senza prezzi da pagare. Questa eccessiva sicurezza dell’uomo porta alla solitudine del mostro, che sarà la causa di tanta distruzione. Il signor Hyde, il mostro del romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson, presenta delle caratteristiche in comune con la creatura del dottor Frankenstein, ma sono molti e significativi gli elementi divergenti. Hyde non è che un aspetto inquietante della personalità del dottor Jekyll: è parte di lui, della persona rispettabile che tutti ammirano. La smania di Hyde di emergere e di sovrastare la parte buona della personalità di Jekyll è tutt’altro che inconsapevole: Hyde ama la sua condizione di lucido peccatore e trova nel male una forza che gli consente di vincere sull’ordinario perbenismo dei suoi concittadini e del suo stesso alter ego.
è chiaro che i mostri che popolano i romanzi gotici o del terrore sono difficilmente inscrivibili all’interno di un’unica categoria. Provengono da luoghi e culture diverse, hanno origini ignote o spaventose, ma sono tutti accomunati dal fatto di trasgredire in un modo o nell’altro alle leggi di Dio e della natura. Attraverso queste figure orribili, si vuole esprimere la paura dell’uomo
nei confronti del diverso, dell’ignoto, di ciò che si considera come la più grande aberrazione ma,
allo stesso tempo, si teme possa celarsi nel nostro inconscio
Horace Walpole
4º Conte di Orford (Londra, 24 settembre 1717 – Londra, 2 marzo 1797), è stato uno scrittore inglese, autore de Il castello di Otranto, primo romanzo gotico propriamente detto, e attivo in diversi ambiti e con vari interessi.
Lo stesso Walpole, sempre nella prefazione alla seconda edizione, sembra dare una definizione molto valida del genere letterario che egli ha inaugurato: ...«Si è trattato di un tentativo di fondere i due generi del romanzo, quello antico e quello moderno. Nel primo ogni cosa era guidata dall'immaginazione e dall'inverosimiglianza: nel secondo l'intento, che a volte è anche ben realizzato, è quello di imitare la natura. Non vi manca l'invenzione; ma le grandi risorse della fantasia sono state chiuse entro gli argini di una rigorosa aderenza alla vita comune... L'autore delle pagine che seguono credette possibile riconciliare i due generi. Pur desiderando lasciare i poteri della fantasia liberi di spaziare per l'immenso dominio dell'invenzione, e di creare per questo vicende più emozionanti, egli si prefisse di muovere gli attori mortali del suop dramma secondo le regole della verosimiglianza. Ovvero di farli pensare, parlare e agire come semplici donne e uomini avrebbero fatto se posti in situazioni così insolite»...  Famoso fu il suo vasto epistolario con cui intratteneva dotte disquisizioni sui più disparati argomenti.


Nacque a Londra il 24 settembre del 1717, ultimo di tre figli di sir Robert Walpole, ministro del governo sotto re Giorgio I e re Giorgio II. Fu educato a Eton e al King's College di Cambridge, dove s'iscrisse nel 1735. Nel 1737 morì la madre, lady Walpole, alla quale era profondamente legato, e lo stesso anno il padre si sposò con Maria Skerrett, la sua domestica. In compagnia del poeta Thomas Gray, collega di università, compì il Grand Tour, viaggiando, tra il 1739 e il 1741, in Francia e Italia. In quegli anni Walpole iniziò il suo celebre, brillante epistolario - più di tremila lettere di carattere politico, storico, artistico, letterario e mondano - al quale egli deve, assieme a Il Castello di Otranto (1764) la sua fama di scrittore.Tornato in Inghilterra nel 1741, grazie all'appoggio del padre fu eletto in Parlamento, ma l'anno seguente, in seguito alla nomina del padre a terzo conte di Oxford, dovette trasferirsi a Houghton. Lì si occupò di catalogare i quadri di famiglia in un'opera pubblicata nel 1747 con il titolo di Aedes Walpolianae. Esordì nel '48 come poeta, ma senza riscuotere molto successo.Nel 1747 prese in affitto (ne ottenne la totale proprietà solo due anni dopo), sulle rive del Tamigi, nel sobborgo londinese di Twinkenham, la villa Strawberry Hill, dedicandosi per circa un quarantennio a trasformarla in un vero e proprio piccolo castello, ben presto ammirato e famoso in tutta Europa, uno degli esempi del neogotico (gothic revival) basato su approccio letterario e teorico, visto che non cercò materiali appropriati e non si avvalse di maestranze specializzate per realizzarne l'arredo; nella camera da letto, detta Camera di Holbein, poiché sulle pareti erano copie di ritratti dell'artista, se il camino era ispirato alla tomba dell'arciduca Warham nella cattedrale di Canterbury, con il paravento sul disegno del coro di Rouen, utilizzò per la decorazione goticheggiante del soffitto: cartapesta e le sedie ed il tavolo, per lui del periodo Tudor, erano in realtà della fine del Seicento e provenivano dalle Indie Orientali. La villa sarà perfino dotata, a partire dal 1757, di una tipografia privata, The Elzevirianum, che pubblicherà, fino al 1789, gran parte della produzione dello scrittore, oltre a pregevoli edizioni di classici e opere di amici, come le Odes di Thomas Gray con i disegni di R. Bentley.
Nel 1791, alla morte del nipote, Walpole assunse il titolo di Conte di Orford. Morì a Londra il 2 marzo del 1797, all'età di settantanove anni, e fu seppellito nella tomba di famiglia a Houghton.

Nel 1751 iniziò a scrivere le proprie memorie, pubblicate solo nel 1791, ma ne interruppe la stesura per dedicarsi all'attività di editore nel 1757. Pubblicò il Catalogo dei reali e nobili autori d'Inghilterra, una sua significativa opera, più volte censurata; Walpole iniziò, partendo da questa esperienza, a scrivere Aneddoti sulla pittura in Inghilterra, fondamentale nello studio delle arti per tutto l'Ottocento.
In un mese scrisse il romanzo Il castello d'Otranto, la prima edizione del romanzo risale al 24 dicembre 1764 (anche se sul frontespizio appare la data 1765) per i tipi dell'editore londinese Thomas Lownds in forma anonima.Ne furono stampate soltanto cinquecento copie. Il frontespizio porta infatti questa dicitura: The Castle of Otranto. A Gothic Story. Translated by William Marshall, Gent. from the Original Italian Onuphrio Muralto, Canon of the Church of St. Nicholas at Otranto (Il Castello di Otranto. Una Storia che si trasferisce al periodo Gotico di William Marshall, Signore dall'Onuphrio Muralto italiano ed Originale, Canone della Chiesa di San Nicola ad Otranto). Quindi il romanzo è presentato come un autentico manoscritto medievale in cui sembra essere narrato il resoconto di una storia vera. Infatti, nella prefazione, il traduttore William Marshall, ci informa che «La seguente opera è stata trovata nella biblioteca di un'antica famiglia cattolica del Nord dell'Inghilterra. Fu stampato a Napoli, in caratteri neri, nell'anno 1529. Quanto tempo prima sia stata scritta non è assolutamente accertabile».
Per un anno intero i lettori credono che effettivamente il romanzo è semplicemente una traduzione di un antico manoscritto fino a quando Horace Walpole, lascia l'anonimato e si decide visto il grande successo riscontrato, a pubblicare una seconda edizione. Questa seconda edizione, dell'11 aprile del 1765 pubblicata dagli editori William Bathoe e Thomas Lownds, presenta in aggiunta alla precedente un sonetto dedicato all'amica di Walpole, Lady Mary Coke ed una nuova prefazione in cui appunto l’Autore esce allo scoperto scrivendo «Il favore con cui questo scritto è stato accolto dal pubblico rende necessario che l'autore spieghi i motivi che hanno portato alla sua composizione. Ma prima di rivelare tali ragioni, è giusto che egli si scusi con i lettori per aver proposta la sua opera sotto le mentite spoglie di un traduttore. Giacché una certa diffidenza nelle proprie capacità, nonché la novità del tentativo, sono stati gli unici stimoli che l'hanno indotto ad assumere tale travestimento, l'autore si illude di essere scusabile»...
La struttura narrativa di questo romanzo gotico è semplice e lineare: la vicenda si svolge in un'unica struttura. Infatti, compaiono, un'esposizione, una serie di peripezie e uno scioglimento. L'esposizione ha inizio con il primo capitolo, quando c'è la descrizione del principato d'Otranto, di Manfredo, della moglie e dei figli. Con la morte di Corrado iniziano le varie peripezie: la fuga di Isabella, l'aiuto del contadino Teodoro, padre Girolamo, il marchese Federico e tutte le visioni soprannaturali che ci sono nel castello.
Penso, anzi credo, che non esista un esordio, di una vicenda più importante di altre, perché tutto il romanzo, o quasi tutto, è caratterizzato da mutamenti ugualmente importanti. Alla fine il libro raggiunge il momento di massima tensione con la morte di Matilda, e la rinuncia di Manfredo al suo principato.
La storia è narrata in un periodo molto breve, circa due giorni, caratterizzata da parecchi flash-back, che ne fanno un susseguirsi di fotogrammi avvincenti e chiarificatori, che ci aiutano a comprendere meglio ciò che succede nel romanzo. Ad esempio quando Teodoro racconta di come mai Girolamo fosse suo padre, così inizia il breve racconto sulla sua vita.
I tanti, troppi dialoghi, lo rendono moderno e fanno dedurre che il tempo della storia sia spesso uguale a quello del racconto; perciò non ci sono troppe accelerazioni della storia, ed è per questo che la durata del romanzo è solo di due giorni.
Riguardo allo spazio penso che Horace Walpole preferisca sia il lettore a farsi un’idea personale, in modo che sia lui a costruirsi nella mente un proprio film. Da ciò si deduce come «Il Castello di Otranto» abbia solo un significato simbolico.
www.otranto.biz/horace-walpole/il-castello-di-otranto.html
Il suo nome è anche legato al termine da lui coniato serendipity, un neologismo con il quale, soprattutto nel campo scientifico e delle esplorazioni geografiche, indica la casualità di una scoperta inattesa che non sia stata programmata perché se ne stava cercando un'altra. Horace Walpole utilizzò per la prima volta il termine in una lettera da lui indirizzata all'amico Horace Mann il 28 gennaio 1754. A ispirare Walpole fu la lettura della fiaba persiana dei Tre principi di Serendippo tradotta in italiano da Cristoforo Armeno. Nel racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino per caso o per capacità di osservazione tutte cose che non stavano cercando.
Conobbe Madame du Deffand, la sua maggiore corrispondente, a Parigi nel 1765 e iniziò la realizzazione de La madre misteriosa, una tragedia che riscosse grande successo anche grazie all'interessamento di Lord Byron.
 Tra le sue altre opere si conta una tragedia, The Mysterious Mother (1768), e un volumetto di racconti, Hieroglyphic Tales (Racconti Geroglifici) del 1785, stampato in soli sei esemplari.
Tra le opere di argomento storico e artistico-antiquario vanno ricordate: Aedes Walpolianae (1747), A Catalogue of Royal and Noble Authors of England (2 voll., 1758), Historic Doubts on the Reign of King Richard III (1768), A Description of Strawberry Hill (1774), Anecdotes of Painting in England (5 voll., 1762-1780), Memories of the Last Ten Years of George II (1822).
Il suo epistolario è stato raccolto e curato da Wilmart Sheldon Lewis in una serie di 48 volumi con il titolo di The Yale Edition of Horace Walpole's Correspondence, edito tra il 1937 e il 1983.
Domenica  prossima  la seconda parte ...


2 commenti:

  1. Ciao mi è piaciuta molto questa lunga relazione sul romanzo gotico. Potrei chiederti la bibliografia che ti è risultata utile per riuscire a scriverla?

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  2. Bibliografia :
    Corti Claudia " Sul discorso fantastico . La narrazione nel romanzo gotico " , ETS edizioni 1989 , Pisa .

    Punter David " Storia della letteratura del terrore : il gotico dal 700 ad oggi " Hoelphi 1985 , Roma.

    Runcini Romolo " La paura e l'immaginariosociale nella letteratura . Vol. 1 : il Gothic romance" Liguori 1984 Napoli

    Walphole Horace " Il Castello di Otranto " Ed. Theoria 1983 Roma

    Franci G. " La messa in scena del terrore " Longo ed. , 1982 Ravenna

    Shelley Mary " Frankenstein ovvero il Prometeo moderno" ed. Bur 2004 Milano

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