martedì 15 maggio 2012

CREPUSCOLO............ 3a parte




BUIO.....BUIO....SILENZIO....IL NULLA...
L'oscurità mi invade.

Occhi chiusi , occhi aperti, non c'è nessuna differenza intorno a me regna l'oscurità .
Sento freddo fuori e dentro di me , forse sto' sognando?
Dai Sara ,svegliati , svegliati , ma purtroppo lo sono , non è cambiato nulla...
Oscurità ...silenzio...il nulla ...
Buio , niente luna , niente stelle , niente profumi, niente rumori.
Niente di niente ....
Ma perchè?
Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?
Cerco d'ascoltare se c'è qualcuno in lontananza ...niente solo il rumore del mio respiro troppo forte.
Niente di niente ..buio , silenzio , il nulla.
Solo il mio cuore impazzito.
Tutto tace , il mio sangue scorre, e pulsa dentro il mio corpo facendomi impazzire.
Sono morta?
Non sento più le braccia e le gambe , devo ricordare...forse sono in coma?
No, impossibile !
Ecco ricordo , l'appuntamento con Simona , il locale , quel tizio insistente, il vicolo, l'inseguimento e poi...
Mio Dio!!
Devo scappare !
Forse c'è qualcuno che mi può sentire " Aiuto ! Aiuto!! Sono qui !!"
Un rumore...forse mi hanno sentita, un respiro , dei passi , lo scatto di una serratura, il  cigolio, la porta  che si apre ...
Ti prego fa che non sia lui, ma qualcuno che mi porti in salvo.
La luce che entra mi acceca e poi una voce , la sua voce " Finalmente Sara , ti sei svegliata . Cominciavo a pensare  di aver fatto un pessimo affare con te , ma ora che ti guardo meglio , penso proprio che ci divertiremo o almeno io. "
"Cosa vuoi ?Dove sono?Perchè mi tieni prigioniera ?"
"Dove sei non è affar tuo , e ti tengo per divertirmi un po' , sei così carina.."
L'aria è umida , ed ora che la luce è accesa , comincio a guardarmi intorno :sono sdraiata su un letto ad una piazza , mani e gambe legate ai bordi , ecco perchè non rispondono ai miei comandi , le pareti spoglie di un azzurro freddo , nessun mobile , tutto è talmente deprimente .
" Non ti preoccupare mia cara tra poco ti porterò nella mia stanza è molto più accogliente di questa ."
Cara, come osa chiamarmi cara, piano , piano si avvicina , si siede al mio fianco, sento il suo respiro su di me, i suoi occhi mi scrutano, con gentilezza mi slega prima le caviglie , poi i polsi .
Che dolore! Le corde mi hanno bloccato la circolazione e arrossato la pelle.
Lui mi guarda senza fiatare , ora la sua mano mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Panico totale.
Il respiro... Dio non riesco più a respirare .
Respira Sara , continuo a ripetermi mentalmente .... respira!
Come si fa a respirare ?
Dalla bocca?
Dal naso?
Oddio!
Aria dentro , aria fuori.
Inspira ,  soffia fuori .
Che dolore la testa mi pulsa , ho freddo.
 Tutto il corpo mi fa male, non riesco a muovermi.
Sto ferma con gli occhi concentrati su quel viso perfetto, che continua a fissarmi.
Mi accarezza i polsi , forse per riattivarmi la circolazione, ma non voglio essere toccata da lui.
Devo fuggire .
Con uno scatto mi allontano , ma cado per terra.
 Sento il mio corpo a contatto con le piastrelle fredde del pavimento, mi costringo a rialzarmi , ma le  gambe cedono, sono stremata, non so  come fare e dopo il terzo tentativo, lui mi solleva e mi ritrovo tra le sue forti braccia .
Mi arrendo ..."Fai tutto quello che devi fare , in fretta e poi uccidimi ."
Senza darmi una risposta mi porta fuori dalla stanza .
Attraversiamo un lungo corridoio, adorno di mobili , quadri antichi , e otto statue di guerrieri alati, talmente belle , che sembrano prender vita al nostro passaggio...
Vicino a ogni statua , c'è una porta , e sopra una scritta.
'Uriel'  sulla prima ; ' Cassiel' sulla seconda; 'Anael' la terza ...'Rafael' ...'Samael'...'Gabriel'...'Michael'...e l'ultima , che lui spalanca con un calcio , su cui è inciso 'Sachiel'.  
 Mi guardo intorno, non sembra certo la stanza di un serial killer, ma del resto io non ne ho mai conosciuti.
Mi adagia sull'enorme letto a due piazze, di fianco una scrivania in mogano , piena di scartoffie ben impilate, computer e tutto ciò che serve ad uno che ci lavora.
Di fronte , nella parete , un gigantesco televisore a led , mai visto uno così grande.
A destra un caminetto acceso e vicino due grandi poltrone in pelle  con poggiapiedi ed un piccolo tavolino.
"Ti piace quello che vedi ? Lo dividerai con me se fai la brava , e se ti comporterai bene , forse, quando mi sarò stufato ti lascerò libera.."
"Uccidimi pure , stronzo!Non ho nessuna intenzione di assecondarti"gli urlo in faccia.
Con la voce trattenuta dalla risata mi risponde" Bene, bene. Abbiamo una donna coraggiosa qua , che non ha paura di morire . Sei sicura tesoro , che preferisci la morte al piacere?"
"Uccidimi, oppure stai certo che ,quando uscirò da qui, ti ucciderò io !.."
Una fragorosa risata mi interrompe , mentre si appresta ad uscire dalla stanza.
"Vedremo , vedremo , mia piccola Sara"
La porta si chiude , sento scattare la serratura.
Mi ha chiusa dentro , percepisco i suoi passi sempre più lontani e così pure la sua risata , il bastardo si sta divertendo alle mie spalle.
Mi guardo intorno , neppure una finestra , sono in una prigione , da ricchi , ma pur sempre una prigione.
Devo trovare una soluzione , una via d'uscita, vado alla scrivania , cerco qualcosa che mi possa essere utile ,ma i cassetti sono chiusi, nessuna chiave nascosta.
Controllo l'armadio e tutta la stanza , ma niente. Sono disperata, la testa ricomincia a farmi male , gli occhi gonfi di lacrime , che solcano il viso .
Non devo piangere , non piangere Sara, non devo piangere ... e tra i singhiozzi mi addormento.

BUIO...BUIO...SILENZIO...IL NULLA .
L'oscurità mi invade di nuovo. 


     


domenica 13 maggio 2012

https://www.slideshare.net/account/changepassword/viaggineltempo2010?confirm_hash=SsR%2B7l%2F5SEjnSCRy4ScuKtAHPTw9p6%2BiGUdqy89SOoY%3D&utm_source=changepassword&utm_medium=ssemail&utm_campaign=forgot_password
 
 
Lasciami sciolte le mani
e il cuore, lasciami libero!
Lascia che le mie dita scorrano
per le strade del tuo corpo.
La passione - sangue, fuoco, baci -
m'accende con vampate tremule.
Ahi,

tu non sai cosa significa questo!

E' la tempesta dei miei sensi
che piega la selva sensibile

 dei miei nervi.
È la carne che grida

con le sue lingue ardenti!
È l'incendio!
E tu sei qui, donna,

 come un legno intatto
ora che vola tutta la mia vita

 ridotta in cenere
verso il tuo corpo pieno,

come la notte, di astri!

Lasciami libere le mani
e il cuore, lasciami libero!
Io solamente ti desidero,

 io solamente ti desidero!
Non è amore,

 è desiderio che inaridisce
 e si estingue,
è precipitare di furie,
avvicinarsi dell'impossibile,
ma ci sei tu,
ci sei tu per darmi tutto,
e per darmi ciò che possiedi

 sei venuta sulla terra -
come io son venuto per contenerti,
e desiderarti,
e riceverti!


Dèjame sueltas las manos...
Déjame sueltas las manos
y el corazón, déjame libre!
Deja que mis dedos corran
por los caminos de tu cuerpo.
La pasión -sangre, fuego,
besos- me incendia a
lamaradas trémulas.
Ay, tú no sabes lo que es esto!

Es la tempestad de mis sentidos
doblegando la selva sensible
 de mis nervios.
Es la carne que grita con
sus ardientes lenguas!
Es el incendio!
Y estás aquí, mujer,
 como un madero intacto
ahora que vuela toda
 mi vida hecha cenizas
hacia tu cuerpo lleno,
  como la noche, de astros!

Déjame libre las manos
y el corazón,
déjame libre!
Yo sólo te deseo,
 yo sólo te deseo!
No es amor,
es deseo que se agosta y se extingue,
es precipitación de furias,
acercamiento de lo imposible,
pero estás tú,
estás para dármelo todo,
y a darme lo que tienes
a la tierra vinistecomo
yo para contenerte,
y desearte,
y recibirte!

di Pablo Neruda

 
 
Pablo Neruda
Pseudonimo di Ricardo Neftalí Reyes Basoalto
nato a Parral in Cile nel 1904, sicuramente una delle voci
più significative del XX secolo.
Cominciò a scrivere poesie fin dall'adolescenza.
La sua prima raccolta è del 1923
e s'intitola Crepuscolario.
Nel 1924 vengono pubblicate
le Venti poesie d'amore e una canzone disperata,
 con le quali Neruda viene riconosciuto
 come il più famoso giovane poeta dell'America latina.
Del 1933 è la raccolta Residenza sulla terra,
 dove vengono raffigurate immagini disperate
 di un mondo distrutto dal progresso.
Trascorre un periodo in Spagna
 all'epoca della guerra civile,
 dopodichè ritorna in Cile;
 si iscrive al Partito comunista e
 viene eletto senatore.
Nel 1948, a seguito di un processo politico
intentatogli dal presidente del Consiglio Gonzales Videla,
 è costretto all'esilio.
In questi anni difficili scrive Canto generale (1950),
 dove celebra la storia e la natura dell'America.
Vive in Italia tra il 1951 e il 1952,
e qui compone I versi del capitano e Le uve e il vento.
Nel 1952 torna in Cile e scrive le Odi elementari.
Sostiene l'elezione di Salvador Allende e
 ottiene la carica di ambasciatore del Cile in Francia.
Torna in patria nel 1972, dopo aver ricevuto,
 nel 1971, il premio Nobel per la letteratura
e il premio Lenin per la pace,
 muore a Santiago nel 1973 pochi giorni dopo
 il colpo di stato di Pinochet,
 che segna la fine del governo Allende
 e l'instaurazione della dittatura.





martedì 1 maggio 2012

BRUNELLA GASPERINI


.... Qualcuno sta suonando qualcosa nella mia testa. Drrr,drrr. Chi trapana il mio sonno ?Nel dormiveglia  ha inizio la consueta lotta tra la parte di me che vuole tirarsi il lenzuolo in testa , continuare a dormire e non sapere niente, e la parte di me che vuole alzarsi, accorrere , sapere. Drr, drr. Silenzio ! Lenzuolo in testa , occhi serrati , tappo sulla memoria che si sveglia.
Drr, drr. é il telefono del mio studio. Via il lenzuolo , occhi e orecchie e memoria aperte , sono lgià moralmente in piedi : è sempre questa la parte che vince . L'orologio - sveglia  al mio polso segna le sei e venti del mattino ? " Le tue dementi " dice un fumetto sulla testa di colui che dorme al mio fianco. Tutte le lettrici , interlocutrici , persone note e ignote che si rivolgono a me per un consiglio o sfogo , per il compagno della mia vita sono le "dementi".
Drr, drr. Presto e senza rumore , se si sveglia son fritta . Brancolo via a piedi nudi nel semibuio, il pavimento scricchiola, lui sospira nel sonno , io mi immobilizzo , statua della furtività con le pantofole in mano: lui si rigira , il respiro riprende il ritmo di prima ; altri due passi e , hop, sono fuori : di corsa verso la scala . Il mio studio è in soffitta , in cima alla torretta scassata che sovrasta la scassata torretta milanese in cui viviamo. Per arrivarci bisogna arrancare per un a lunga , tortuosa, perigliosa scala a chiocciola, che ha assunto un valore simbolico : al di sotto il mondo della famiglia ,e al di sopra , vibrato per così dire nell'aria , il mondo del mio lavoro.La scala a chiocciola rappresenta , non solo praticamente , la difficoltà di fusione tra i due mondi .
Porta chiusa alle spalle , pantofole sempre in mano ( non ho tempo di infilarle ) inizio la simbolica salita . La Peppa mi sta alle calcagna , con grave pericolo di entrambe . La Peppa è il mio cane : enorme , irsuto , onnipresente . Odia la scala a chiocciola , ma la sale e la scende , ringhiando , decine di volte al giorno pur di starmi appresso . Il telefono continua a suonare mentre vortichiamo all'insù in un turbinio di piedi , zampe, vestaglia , coda , e non è che l'ennesima edizione di una sequenza quotidiana questa salita a spirale , con la Peppa  alle calcagna e un senso di colpa , verso il mio tavolo. Amato ,odiato, travagliatissimo tavolo. Secondo compagno della mia vita . "O primo ?" chiede un fumetto dal basso . Ecco il senso di colpa . Entro a catapulta con la Peppa , piombo sulla poltroncina girevole , afferro il telefono a cornetta .- Pronto!-   -Pee, pee...-  Hanno già riattaccato . Ci ho messo troppo tempo. Il senso di colpa si capovolge . Chissà chi era ... Chiunque fosse, non c'è che metterlo in coda alla fila di fantasmi che da vent'anni girano intorno al mio tavolo.
Magari era uno che sbagliava numero .( Da  " I fantasmi nel cassetto " ed. Rizzoli 1975)  

Sottovoce come è vissuta, oggi Brunella Gasperini rimane un personaggio di sottofondo nella storia della narrativa e soprattutto in quella del giornalismo italiano, in cui merita un posto almeno alla pari con Colette Rosselli, scrittrice e illustratrice, moglie di Indro Montanelli, che teneva la rubrica Donna Letizia su Grazia.

 BIOGRAFIA :

Bianca Robecchi, questo il suo vero nome, nasce a Milano da madre «autonoma, creativa agguerrita, senza tabù di sorta, con laurea nel cassetto, un sacco di interessi che non aveva tempo di coltivare e un talento di pianista che non aveva tempo di esprimere» e da padre «medico, miscredente, libero pensatore, pecora nera (peraltro rispettata) della nobile famiglia peraltro ripudiata»  .
Ha quattro fratelli e una sorella, cresce in una famiglia profondamente antifascista. Ogni tanto andavano a prendere il padre, soprattutto in occasione di qualche visita del Duce o del Re, per portarlo dentro. «Abbia pazienza Professore, facciamo la nostra passeggiatina, eh?» dicevano. «Volentieri.» Rispondeva lui. 


I fratelli ,nella seconda guerra mondiale, erano tutti partigiani. Aiutavano a scortare gli amici ricercati, specialmente gli ebrei, fino al confine svizzero, nascondendoli nel canotto della darsena della amatissima casa di San Mamete in Valsolda.
Bianca si laurea in lettere classiche e filosofia e sposa Adelmo Gasperini dal quale ha un primo figlio, morto tra le sue braccia durante un bombardamento e poi altri due, Massimo e Nicoletta.
Dopo la guerra comincia la stagione delle sue «disastrose supplenze: non ero un’insegnante abbastanza repressiva né abbastanza equilibrata, nelle mie classi c’era sempre quella che allora si chiamava russia, ero eternamente nei guai coi presidi, coi professori, coi bidelli»
Camilla Cederna, amica di infanzia, le dice che i giornali femminili hanno bisogno di racconti da pubblicare a puntate. E Brunella comincia a scrivere, ma il primo glielo rimandano indietro sbalorditi: troppo progressista. Occorre tagliare, rivedere, rettificare, siamo nei primi anni Cinquanta… e Brunella taglia, rivede, rettifica, ma non troppo: è il successo.
Le viene affidata così la rubrica della posta del cuore su «Novella» con lo pseudonimo di Candida (da Bianca a Candida).

Passa poi ad «Annabella» firmandosi Brunella. Eugenia Roccella 
interpreterà questa virata (da Candida a Brunella) come un voler abbandonare le simbologie della purezza «che per le donne ha per lungo tempo crudamente coinciso con la verginità, identificata socialmente dai segni del pudore e della modestia».
Brunella in 25 anni riceve centinaia di migliaia di lettere, attraverso le quali si potrebbe ricostruire la storia delle donne del XX secolo.
Nel suo libro I fantasmi nel cassetto dice: «Mi scrivono fantasmi in carne, ossa e nervi fragili, come me. Mentre rispondevo pensavo a mio padre che senza mai forzarci, per il solo fatto di essere quello che era, ci aveva trasmesso ironia, cultura, senso critico, libertà intellettuale. Pensavo a quando diceva che il mondo aveva bisogno di menti aperte, di spiriti liberi, come sarebbero stati i suoi figli. Adesso i suoi figli maschi erano morti, e quel liberissimo spirito della sua figlia minore pubblicava risposte edificanti sui giornali femminili degli anni Cinquanta, più realisti del re, conformisti, oscurantisti, filoclericali, dove l’umorismo andava subito ucciso con la melassa e le casalinghe avevano sempre la meglio su quelle modernastre che lavoravano fuori. Potevo dire solo una piccola parte di quel che pensavo, non ero obbligata a dichiararmi cattolica però mi era vietato dire che non lo ero…».
Brunella risponde alle lettere da casa sua dove ha una stanza tutta per sé. Il suo Aventino, la sua mongolfiera, la sua “prigione sospesa nel buio”.

Negli anni sessanta, al culmine della rivoluzione giovanile, lei, donna tra i quaranta e i cinquanta, invece di guardare dall’alto questo esercito di contestatori, come facevano la maggior parte delle persone della sua età, ha provato a capirlo. Nel 1965 ha chiesto e ottenuto sul suo giornale uno spazio dedicato alle lettrici giovanissime che le chiedevano: «Si può rimanere incinta con un bacio?». Affronta il tema della verginità, della droga e di tutti quei tabù dei quali nella maggior parte delle famiglie era vietato parlare.
È stata etichettata “scrittrice rosa” ed è stato per sempre un suo cruccio. Voleva scrivere un libro che la facesse uscire da quello che viveva come un ghetto della letteratura “marchiata” femminile. Forse ci è riuscita col suo ultimo, Una donna e altri animali, cronaca familiare dove parla di gioie e dolori ma, come dirà sua figlia Nicoletta «con un senso dell’umorismo e una certa leggerezza che sono sempre stati una caratteristica di tutta la nostra famiglia e in particolare di mia madre, che ci ha insegnato che non c’è coraggio più grande dell’allegria».
Brunella era spesso ammalata, somatizzava tutte le sofferenze, le inquietudini, le angosce delle sue lettrici, se la portò via a 61 anni l’ulcera , il 7 Gennaio 1979.
( di Verena Mantovani da Enciclopedia delle donne )

Ha scritto molti racconti e romanzi e "autobiografie" tra cui ricordiamo : 'I fantasmi nel cassetto,' del 70, un excursus di due giorni nella sua vita dedicata ai lettori "scriventi e telefonanti" (quelli che il marito chiamava "dementi"), e' Una donna e altri animali ', 'Siamo in famiglia' .
 Per la bibliografia completa vi consiglio il sito : http://brunella.altervista.org/php/frameindex.php
 e il sito : http://brugas.blogspot.it

"Parlare con le donne, come ha fatto per tanti anni nelle sue rubriche, ha confinato per sempre Brunella nella categoria B. E questo è stato il grave errore della critica ufficiale, la costante amarezza della sua vita: quella critica sussiegosa che, salvo pochissime eccezioni, ha accantonato il suo libro "Una donna e altri animali", un bestseller neppure apparso nelle classifiche dei giornali, un ritratto di donna di fronte alle intemperie della vita, un misto di ricordi, dolori, amore per il prossimo e per gli animali (ci sono pagine sugli amati cani, sui suoi compagni gatti, degne di Colette), fiorito di un felicissimo lessico familiare, sorretto da quella vena che non l`ha mai abbandonata, cioè l'ironia condita da altrettanta autoironia."con le parole di una protagonista del giornalismo femminile di quegli anni, Camilla Cederna, che della Gasperini fu amica e ammiratrice.

...Merlo su una spalla , scimmia sull'altra , Peppa ai piedi , e l'aria piena di trilli fischi e gorgheggi , frulli d'ala , resto sola nella soffitta mentre giù la famiglia prepara la cena .Guardo le buste macchiate dalle mie lacrime , la lampadina accesa ( Luisa la vedi ?), e il cielo fuori così grande , scuro e quieto. La mongolfiera sta di nuovo viaggiando nella notte, io sto di nuovo viaggiando intorno al tavolo . Mi sento la testa leggera e piena di voci .Forse ho preso troppe pasticche , o forse sarà il lambrusco, ma è bello lasciarsi galleggiare su questa fragile e tenera ondata di ottimismo. Pensare , come nelle favole, che Elettra amerà suo maritao e vivrà felice e contenta , che R.Maria è in Paradiso con i suoi bambini , che Luisa del veleno , tornerà a trovarmi senza più piaghe , che la bambina di Rina C. troverà la strada ad una adolescenza serena , che L.P. si libererà per sempre di mr. Hyde, che Dario guarirà e studierà di nuovo medicina e andrà in cantina con  la gente a suonare il clarinetto e a parlar veneto .   
Che questo mio lungo viaggio intorno ad un tavolo continuerà domani in un mondo più giusto , più libero e buono .
Favole : ma non si può raccontarsele ogni tanto ? 
Mettete le mie ceneri - sotto al mio gelsomino  e scrivete sull'urna : viaggiò tutta la vita attorno ad un tavolo...  metteteci pure i miei fallimenti , i miei dubbi , le mie pasticche , le mie parole inutili , i miei errori , ma metteteci anche la speranza : quando sarà il mio tempo . Non troppo presto , per piacere. Ho ancora qualcosa da fare .....( Da " I fantasmi nel cassetto " ed. Rizzoli 1975)

  ... Stavo dicendo che non ero mai stata al mare d'inverno .è stata una grossa scoperta . Spariti i colori e i rumori dispersivi dell'estate , la spiaggia era deserta , i cani liberi con tutti i peli al vento , il mare color ardesia increspato o ruggente , frotte di gabbiani appolaiati sulla battigia in attesa del mio pane , orme solitarie sulla sabbia umida , occhio al voletto lirico, alt ...
Rabbrividisco ancora al ricordo dell'arrivo (ad Alassio in un appartamento  preso in affitto per più di un mese) , con le valigie , i libri , la macchina da scrivere , gli utensili primari , le lenzuola gli asciugamani,il Due , ma soprattutto la Patata.
La quale non solo aveva vomitato in macchina per tutto il tempo, non contribuendo a migliorare l'umore del compagno della mia vita che ci accompagnava , ma una volta scesa dalla macchina , non avendo mai visto scale in vita sua (solo un ascensore)si rifiutò nel modo più categorico
di salire anche un solo gradino.
A nulla valendo la mia dialettica , finì che i trenta chili e passa di Patata vennero letteralmente lanciati su , rampa dopo rampa, dal mio robusto compagno, tra latrati inenarrabili e faccine spaurite di vecchiette che apparivano dietro gli spiragli delle porte e subito, udito l'eloquio del nuovo vicino , sparivano. 
Io sentivo di odiarlo profondamente , anche se adesso a mente fredda , devo ammettere che se non ci fosse stato lui io e la Patata saremmo ancora sedute sul marciapiede dell'Aurelia a dialogare senza apprezzabili risultati.
 La democrazia a volte ha i suoi nei... ( da " Una donna e altri animali " ed. Rizzoli 1978 ) ..