domenica 27 novembre 2011

C'era una volta ...Il romanzo d'avventura .....2a parte

Daniel Defoe
Figlio di James Foe, mercante di candele londinese whig, liberale, originario delle Fiandre, Daniel Defoe nasce a Londra il giorno 3 aprile 1660. Viene educato in un' "Accademia dei dissenzienti": una scuola politecnica fondata da quei protestanti "cromwelliani" e non anglicani che erano banditi dalle università tradizionali, e che sarebbero divenuti di li a poco gli artefici della Rivoluzione industriale.Rinuncia a diventare pastore presbiteriano e ben presto si lancia nel commercio viaggiando sul continente. Di volta in volta fabbricante di mattoni, commerciante di prodotti di nuova invenzione, armatore, perde ripetutamente le considerevoli fortune che guadagna. All'apice del successo aggiunge al cognome originario Foe un "De" volto a identificarlo come un rifugiato fiammingo elisabettiano protestante.
Intorno all'anno 1683 Daniel Defoe apre un negozio di merci e sposa Mary Tuffley, figlia di un ricco mercante che vanta una dote di ben 3.700 sterline: da lei avrà sei figli. Nel 1692 arriva il tracollo: Defoe finisce in prigione per bancarotta con 17 mila sterline di debiti, dopo essersi distratto dagli affari per mettersi a scrivere di economia. In questi scritti peraltro Defoe raccomanda la creazione di una banca nazionale (poi nata nel 1694), di compagnie di assicurazioni (i Lloyds nasceranno poco tempo dopo), di casse di risparmio, pensioni, manicomi, auspicando - naturalmente - la riforma delle leggi sulla bancarotta.
La dura esperienza del carcere lo allontana dalle speculazioni avventate. Whig convinto, Daniel Defoe lotta nel 1685 a fianco del duca di Monmouth, figlio protestante e illegittimo di Carlo II, contro la salita al trono di Giacomo, il fratello apertamente cattolico di Carlo ed erede legittimo. Prende quindi parte alla rivoluzione (la cosiddetta "Glorious Revolution") del 1688 arruolandosi nell'esercito; partecipa alla spedizione d'Irlanda e mette il suo talento di libellista al servizio di Guglielmo III d'Orange, quando questi venne chiamato a rovesciare il suocero cattolico Giacomo il quale minacciava di introdurre in Inghilterra uno Stato assoluto, imitando il cugino Luigi XIV nella "pulizia" dei protestanti.Con il suo scritto "L'Inglese di fiero lignaggio" (The True - Born - Englishman, 1701) difende il re e la sua politica. Si batte in favore della libertà di stampa e di coscienza, della proprietà letteraria e della libertà religiosa. Con la morte del suo protettore, il re Guglielmo d'Orange, Defoe viene arrestato per aver diffamato la Chiesa d'Inghilterra in "La via più breve per i dissenzienti" (The Shortest Way with the Dissenters, 1702). Queste pagine avrebbero successivamente ispirato la "Modesta proposta" (1729) di Jonathan Swift per una soluzione del problema irlandese: si tratta di un pamphlet di satira dal titolo "A Modest Proposal: For Preventing the Children of Poor People in Ireland from Being a Burden to Their Parents or Country, and for Making Them Beneficial to the Publick" (Una modesta proposta: per evitare che i figli degli Irlandesi poveri siano un peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli un beneficio per la comunità), in cui Swift suggerisce provocatoriamente di mangiare i bambini irlandesi.
Defoe suggerisce ironicamente agli anglicani di trattare i dissenzienti come Luigi XIV aveva trattato i suoi sudditi protestanti. La collera delle alte sfere della Chiesa anglicana è tale che la Camera dei comuni lo giudica all'Old Bailey, manda a rogo il libro - fatto, questo, eccezionale - e condanna Defoe a tre esposizioni alla gogna fra le grida di sostegno della folla che lo adorava, nonchè all'imprigionamento a Newgate, che sarebbe poi diventato lo sfondo del suo grande romanzo "Moll Flanders".





Con una moglie e sei figli da mantenere, persa la fabbrica di mattoni, Daniel Defoe dà vita in prigione alla rivista "The Review" (1703 - 1713) che uscirà tre volte a settimana e che diventerà una pietra miliare del giornalismo inglese. Defoe scrive da solo, su qualsiasi argomento, tutti i numeri della rivista; mentre affettava un atteggiamento da commentatore politico indipendente si trovava in realtà - in cambio della promessa di rilascio - nel libro paga del primo ministro tory (conservatore) Robert Harley, suo supposto nemico e persecutore; resterà al suo servizio per circa undici anni.
Dopo il 1715 si allontana definitivamente dalla lotta politica. Con sessanta primavere sulle spalle si dedica alle opere romanzesche: pubblica "Robinson Crusoe" nel 1718, romanzo ispirato all'avventura del marinaio scozzese d'origine tedesca, Alexander Selkirk finito in un'isola deserta a seguito di un naufragio, e che, con mezzi di fortuna e con il sussidio del suo ingegno, riesce a costruire da zero il mondo inglese e borghese dal quale era fuggito per insofferenza della sua stessa condizione (borghese). Il successo è immediato, da subito appare immenso, tanto che durerà fino ai nostri giorni
La seconda parte della storia appare l'anno successivo. Seguono quindi vari romanzi quali "La vita, le avventure e le piraterie del capitano Singleton" (The life, Adventures and Pyracies of the Famous Captain Singleton, 1720); "Fortune e disgrazie della famosa Moll Flanders" (The fortunes and Misfortunes of the Famous Moll Flanders, 1722); "Colonel Jack" (1722); "Giornale dell'anno della peste" (A journal of the Plague Year, 1722) e "Lady Roxana" (Lady Roxana or the Fortunate Mistress, 1724).





Precursore del realismo immaginario, Daniel Defoe è considerato a tutti gli effetti il primo moderno scrittore "seriale". Defoe non era in realtà interessato a creare o sviluppare il romanzo a fini letterari. Era prima di tutto un giornalista e un saggista, e allo stesso tempo anche un professionista della penna pronto a mettere il suo talento al servizio del miglior offerente. Defoe è stato visto più volte dalla critica letteraria come il padre del romanzo moderno, in particolare di quella forma in prosa in cui la figura di un singolo personaggio o di un gruppo di personaggi e del loro destino sia al centro della vicenda, in cui si cerca di rispettare determinati criteri di coerenza e verosimiglianza. Defoe non inventò un genere ma fu di fatto il primo a utilizzare questo tipo di forma letteraria per una produzione sistematica.
Dopo un'esistenza caratterizzata da numerose delusioni e disgrazie, Daniel Defoe muore a Moorfields, nei pressi di Londra, il 24 aprile 1731, abbandonato da un figlio che l'aveva depredato da ogni bene lasciandolo nella miseria più estr
ema.( da biografieonline)





- Robinson Crusoe -
Riassunto :Il romanzo di narra la storia di Robinson Crusoe, uno spirito vagabondo che ignora i consigli del padre che gli intima di cercare una tranquilla vita borghese e sceglie di viaggiare. Suo padre rifiuta fermamente di acconsentire ad un tale proposito e si spinge sino al punto da sostenere che se Crusoe andrà per mare Dio non avrà pietà di lui. Quando i primi viaggi di Crusoe sembrano avverare questa profezia (a causa del primo per poco non perdeva la vita durante una tempesta e a causa dell'altro fu ridotto per un periodo di tempo in schiavitù), sembra che il protagonista dia retta all' ammonimento del padre e si stabilisce in Brasile dove acquista una piantagione di tabacco. Ma dopo breve tempo Robinson decide di mettersi al comando di una spedizione che avrebbe procurato a lui e ad altri coltivatori degli schiavi che potessero aiutarli nel loro faticoso lavoro ma, alla fine di questo viaggio, si ritrova ad essere l'unico superstite di un naufragio su un'isola deserta.
Grazie al suo ingegno e salvando tutto quello che può dalla nave, Crusoe riesce a sopravvivere sull’isola per ben 28 anni. Presto comincia a costruirsi utensili, ad addomesticare degli animali, a coltivare cereali e quindi in qualche modo a prosperare. All'inizio maledice il suo destino, ma poi, prendendo in mano una Bibbia che aveva recuperato dal naufragio, comincia a pensare in modo più profondo alla religione e alla Provvidenza e arriva a considerare il suo soggiorno sull'isola come una conseguenza della sua imprudenza.
Dopo diversi anni Crusoe scopre che l'isola non e' completamente disabitata: occasionalmente dei nativi vengono dal continente sull'isola per compiere dei riti cannibalistici. Così Robinson inizia a coltivare il sogno di poter avere un compagno sull’isola, magari salvando una delle vittime che i cannibali portano sull’isola per essere mangiate. L’occasione si presenta quando, durante una delle visite dei cannibali, Crusoe salva un giovane selvaggio ed egli, in cambio, promette di essergli servo fedele per sempre. Crusoe chiama il cannibale Venerdì, dal nome del giorno in cui l' ha salvato, e riesce a convertirlo alla religione Cristiana.
Alla fine, ventotto anni dopo il naufragio, si verifica un ammutinamento su una nave vicino all'isola e il capitano spodestato e altri due marinai vengono trasportati sull'isola per essere ivi abbandonati. Crusoe e Venerdì intervengono a favore del capitano aiutandolo a riconquistare la nave e chiedendo in cambio di essere portato in Inghilterra. Dopo un lungo viaggio arriva nella sua città ma scopre che i suoi genitori sono morti, così decide di tornare in Brasile alla sua piantagione e scopre che grazie a questa era diventato molto ricco ; così non volendo però rimanere lì decide di vendere la sua parte di terreno e di tornare in Inghilterra dove trova la salute, il matrimonio e una famiglia. Nonostante questo alla fine decide di rimettersi in viaggio sulla nave del nipote.
Nello scrivere ciò che diventerà una delle opere più celebri della letteratura mondiale, Daniel Defoe si ispirò ad una storia vera: un marinaio di nome Alexandre Selkirk, abbandonato nel 1705 nell'isola di Juan Fernandez, al largo del Cile, viene ritrovato quattro anni più tardi allo stato quasi selvaggio.

Il canovaccio iniziale consegnato da Defoe all'editore Taylor recava come titolo: «La vita e le strane e sorprendenti avventure di Robinson Crusoè, che visse ventott'anni da solo in un' isola deserta al largo delle coste dell'America, non lontano dalla foce dell'Orinoco , approdato sulla spiaggia in seguito ad un naufragio dov'erano periti tutti i marinai eccetto lui». Taylor accetta e si attende un'opera di 350 pagine. Ne verrà fuori un capolavoro. Il personaggio di Robinson diventa mitico: vestito di pelli di capra, riparato da un immenso cappello e da un ombrello fatto di foglie, un fucile in spalla, Robinson resiste all'angoscia, allo scoraggiamento, e , grazie alla sua pazienza e al suo lavoro ostinato, perviene ad una organizzazione perfetta della sua vita quotidiana e della sua sopravvivenza. Muratore, cacciatore, falegname, allevatore, coltivatore secondo la bisogna, giunge dopo mesi a costruirsi un alloggio, a nutrirsi, a vestirsi. E «addomestica» anche il «buon selvaggio» Venerdì che converte alla cultura occidentale. Da allora la vita di Robinson che sembrava il dramma della solitudine appare invece come « il più felice trattato di educazione naturale». (J.J.Rousseau)
Siamo tutti Robinson Crusoe

di Claudio Magris


Naufragare in un mare d' incertezze e rinascere per nuove avventure. Non c' è nulla di più moderno Il contabile dell' Utopia Robinson incarna il progetto, il rigore borghese, la nascita della modernità

La lettura. Miti d' oggi. Da Defoe all' Isola dei famosi

Scampato da poco al naufragio e scagliato dai flutti sull' isola sconosciuta e solitaria, Robinson Crusoe, appena sistematosi in un provvisorio riparo, organizza un sistema per misurare il tempo e stende - nell' angoscia della sua situazione e nell' incertezza della sua sorte - un vero e proprio bilancio (anzi Bilancio, con la maiuscola) «dello stato dei suoi affari», dei beni e dei mali della sua condizione, naufragato ma sopravvissuto, tagliato fuori dal mondo ma in un' isola non troppo inospitale né pericolosa, solo ma fornito di molte cose utili portate dal mare sulla spiaggia. Steso in vere e proprie tabelle, questo rendiconto del dare e dell' avere libera la mente di Robinson dall' ansia per la sua situazione, impedisce alla sua ragione di precipitare nel panico; non riguarda una sfera dell' attività, bensì la vita intera e viene recepito con un piacere fisico, quasi sensuale, come i ruvidi abiti sulla pelle, il calore del fuoco, gli odori della foresta. L' epopea borghese alla conquista del mondo sconosciuto, di cui il romanzo di Defoe (1719) è la prima e più grande espressione poetica, vive l' economia come forza vitale, il fluire del denaro come l' impetuoso scorrere del sangue; anche la contabilità è avventura, come i traffici e i naufragi che essa registra.

Sull' isola deserta di Robinson il denaro non c' è e non serve; non esiste il valore di scambio: «solo aveva Valore ciò di cui potevo fare Uso». Ma la partita doppia abbraccia tutto, la costruzione della casa nel bosco, l' esplorazione dei dintorni, la caccia, la paura, la preghiera e la fede nella Provvidenza, come diceva Marx; il tempo, in quella lotta solitaria per la sopravvivenza, è più che mai denaro. Le bufere della natura travolgono l' esistenza e l' ordine prestabilito, ma ogni azione umana è Progetto, disegnato razionalmente e vissuto con passione; nessuna opera - dice Robinson nella selva - «può essere intrapresa prima di averne calcolato i Costi». Se per Rousseau Robinson, come Venerdì, è il prototipo dell' uomo naturalmente buono che, lontano dai vizi della società, inventa da solo la civiltà, e se per Kant egli è l' individuo moderno nostalgico di innocenti paradisi naturali ma consapevole di costruire un progresso e una civiltà che se li lasciano indietro e li rendono impossibili, Marx ha visto nell' eroe di Defoe «l' imprenditore di se stesso» che si muove come se la benevola «mano invisibile» dell' economia liberista reggesse pure la natura ovvero come se i processi economici fossero naturali, finendo invece per provare che tutto, anche la vita dell' individuo solo in un' isola remota, è società. Un grande libro non si esaurisce mai nelle interpretazioni ideologiche, le quali non lo impoveriscono bensì lo arricchiscono, dimostrando la sua inesauribile ricchezza che a ogni epoca, come a ogni lettore, svela nuovi aspetti e nuovi significati, rispondendo alle diverse domande delle generazioni che si susseguono. Marx che legge e discute il Robinson Crusoe è come Platone che legge e discute Omero, andando magari al di là di lui ma solo grazie a lui e ritrovandoselo ogni volta inaspettatamente davanti.

Robinson Crusoe è il libro d' avventura per eccellenza, uno di quei grandissimi libri di cui ogni riga è insostituibile, ma la cui grandezza è tale da poter essere colta perfino attraverso riduzioni e rifacimenti riassuntivi, come quelli che, nell' infanzia o nell' adolescenza, hanno fatto conoscere a quasi tutti noi per la prima volta quella storia immortale, il cui senso essenziale balenava pure in quei sempliciotti adattamenti. Come l' Odissea, il Don Chisciotte o Guerra e pace, pure Robinson lo si legge e rilegge nella vita tante volte, scoprendovi strati sempre nuovi, ha scritto Alberto Cavallari, cui si deve non solo una mirabile traduzione del romanzo (Feltrinelli, 1993), ma anche un ampio saggio introduttivo - L' isola della modernità - di altissima qualità, che dice sostanzialmente tutto sul libro, le sue interpretazioni e le sue trasformazioni nel tempo e che non si può fare a meno di parafrasare. A differenza di altri generi narrativi, come il romanzo psicologico, in quello d' avventura può accadere e accade di tutto, le svolte più impensabili, mutamenti di orizzonti e di identità, cavalcate e disarcionamenti. Sotto questo profilo, anche il romanzo avventuroso più ingenuo è quello più vicino alla realtà, perché pure la realtà più prosaicamente uniforme è suscettibile, in qualsiasi momento, dei rovesci più imprevedibili. Quella grande libera avventura di Robinson, che allarga il cuore e lo apre a paesaggi sconfinati e a peripezie azzardate e tenaci, è anche una delle più grandi parabole della nascita della modernità, di cui Defoe è «un Padre Fondatore» (Cavallari). Robinson prosegue e capovolge il romanzo d' avventura e di viaggio dei secoli precedenti; la sua penna conquista l' ignoto e l' immaginario alla realtà e alla conoscenza, anche puntigliosamente pratica e utilitaristica, dilatando per altro il viaggio a nuova allegoria morale dell' individuo moderno. Robinson è il nuovo homo oeconomicus, un protestante capitalista asceticamente dedito al lavoro; Defoe, che ha pure narrato in altri capolavori - poeticamente forse ancora più grandi - le spregiudicate gesta erotiche di Moll Flanders e Lady Roxana, fa di Robinson un personaggio senza vita sessuale, «Adamo senza Eva» (Cavallari): nella penultima pagina, matrimonio, paternità e vedovanza dell' eroe sono riassunti in due righe e mezza, su un totale di 300 pagine. Col buon selvaggio Venerdì Robinson vive in fraterna e democratica amicizia, ma egli è pure sovrano e signore dell' isola, avanguardia della colonizzazione bianca, incarnazione bifronte dell' ambiguità del progresso, che porta civiltà e dominio, libertà e nuove schiavitù, in una tragica spirale che segna il peccato originale della modernità. In molte storie precedenti di mare e di naufragio, l' isola cui approdavano tanti fuggiaschi, ammutinati e ribelli, era un asilo, un luogo di purezza e libertà in cui sfuggire ai mali della storia e della società; per Robinson - come per tanti suoi imitatori - essa è invece dapprima patita come esilio dalla civiltà e poi goduta quasi come colonia. Profondamente religioso, Robinson è l' alfiere di una religione illuminista del progresso e della tecnica che poco a poco assorbe ogni trascendenza in una spietata e livellante secolarizzazione; come Ulisse dissolve con la sua razionalità l' incanto - e l' orrore - del mito, delle sirene e dei ciclopi, Robinson stritola la poesia della vita nella ferrea esecuzione del Progetto, nella finalità sociale cui vengono sottomesse tutte le diversità dell' esistenza e il romanzo è la poeticissima e sobria rappresentazione di questo trionfo della prosa borghese. Defoe è insieme neutrale cronista, fantasioso cantore e inevitabile smascheratore del nuovo homo oeconomicus destinato a dominare il mondo e del capitalismo, la forza più rivoluzionaria, sovversiva e sradicante della storia, con la sua vitalità creatrice, distruttiva e autodistruttiva come il fato. Non a caso egli è uno dei creatori se non il creatore - dopo Don Chisciotte - del romanzo moderno, il genere letterario che assume nella sua stessa forma la vitalità, la volgarità, la prosaicità, il compromesso, la contraddizione della modernità borghese. Defoe coglie questo mondo nei suoi grandi romanzi e pure lo incarna spregiudicatamente nel suo lavoro di grandissimo giornalista che, consapevole di quanto condizionata dal potere economico sia la libertà di stampa, riesce a dire la verità imbrogliando i suoi datori di lavoro, passando dai liberali ai conservatori per esprimere idee liberali, spesso stipendiato dagli uni quando lavora per gli altri, ricorda Cavallari. Come diceva Trevelyan, egli è il primo che vede morire il vecchio mondo con occhi moderni; il primo ad avvertire che l' Europa e l' Occidente non riuscivano più a capire, a esorcizzare, a integrare l' Altro che andavano scoprendo e conquistando né a sbarazzarsi del suo fantasma.

Come si conviene al capolavoro di un autore spesso squattrinato ma consapevole del nuovo ruolo del denaro e del mercato, Robinson Crusoe fu il primo bestseller della letteratura mondiale: nella bibliografia di Ullrich, edita nel 1898, si parla di 196 edizioni, molte delle quali uscite in pochissimi anni dopo la prima, e di 110 traduzioni (anche in gaelico, in bengali, in turco). Il romanzo ha avuto inoltre subito innumerevoli imitazioni e rifacimenti, specialmente in Germania; le cosiddette Robinsonaden, il cui numero oscilla intorno alle 200-250, anche se - come ho avuto modo di verificare direttamente, avendone lette un centinaio - è difficile stabilire una cifra precisa, perché spesso si sovrappongono e si plagiano a vicenda. C' è un Robinson olandese (1721), e negli anni seguenti un francese, un tedesco, un sassone, un nordico, un vestfalo, uno svedese, un americano, un inglese, uno slesiano, uno spagnolo, un basso-sassone, una Madamigella Robinson; ci sono anche un Robinson medico, un libraio e uno «filosofeggiante», c' è quello pedagogico di Campe (1779); altri romanzi non recano il nome nel titolo, ma ricalcano il naufragio sull' isola deserta, la costruzione della casa e dunque del mondo, l' incontro col selvaggio. Sono romanzi influenzati da Defoe, ma anche da altri testi come La storia dei Sevarambi del francese Denis Vairasse o La Terre Australe di Gabriel Foigny, pervasi da quell' inquietudine e da quella crisi della coscienza europea - magistralmente analizzata nel vecchio omonimo libro di Paul Hazard - che, svincolandosi dal classicismo assolutistico e dogmatico del Seicento e scoprendo nuovi mondi, metteva in discussione se stessa e sognava terre sconosciute e vergini quale teatro di utopie politico-morali, sede di favolosi regni di pace, di uguaglianza, di libertà religiosa, di comunità di beni e comunione sessuale. L' utopia è l' orizzonte di queste avventure di mare e di naufragio, il sogno di un felice Stato di natura, ma Robinson, l' uomo nuovo di questo sognato mondo nuovo, è in realtà la svolta della Storia che avanza a distruggere i presunti paradisi, anche se spesso quest' avanzata assume l' illusoria forma di una fuga, come accade nella più bella - l' unica veramente bella - robinsonata, L' Isola Felsenburg ovvero Meravigliosi destini di alcuni naviganti del tedesco Johann Gottfried Schnabel (1731), in cui diverse persone dalle travagliate vicende approdano all' isola per fondarvi un' utopica comunità patriarcale. Come accadrà, con ben altre inquietudini e profondità, nel mito dei Mari del Sud di Melville, Stevenson o Gauguin, l' isola è spesso paradiso erotico, libero e insieme innocente. Nel Joris Pines (1726), rifacimento di un testo più antico, la comune sessuale è anche comunità incestuosa e nel Robinson tedesco la madre del protagonista si accoppia pure a uno scimmione, dandogli dei figli. Licenziosità e moralismo edificante convivono spesso in questi romanzi, molti dei quali non sono meno dozzinali e melensi dell' Isola dei famosi, l' odierna robinsonata televisiva; il passato è ricco di bellezza e di stupidità come il presente. Il mito di Robinson ha continuato a vivere in rielaborazioni pedagogiche, rifacimenti d' appendice, racconti per ragazzi come lo stucchevole Robinson svizzero del parroco Wyss, e testi di prima qualità, da Venerdì o il Limbo del Pacifico (1967) di Michel Tournier, in cui il selvaggio converte il borghese a una magica esistenza primitiva, alla Parete dell' austriaca Marlen Haushofer (1963), vicenda di una donna unica sopravvissuta a una misteriosa fine del mondo, sino a L' uomo nell' olocene (1979), forse il capolavoro di Max Frisch, anch' esso pervaso dal senso di irreparabile, ironica e tragica fine dell' individuo nell' alluvione della natura e della storia. La robinsonata totale, secondo Adorno, l' ha scritta Kafka, nei cui testi l' uomo è solo e naufrago in una realtà inesplicabile. Non c' è fine al naufragio, ma neanche inizio. Così come Selkirk, il marinaio naufragato le cui vicende hanno ispirato Defoe, aveva trovato sull' isola un altro arrivato prima di lui, Will il Mosquito, quasi ogni Robinson trova sulla sua isola un predecessore oppure tracce della sua permanenza: quello sassone trova un vecchio spagnolo, quello tedesco addirittura il cadavere di suo padre, altri trovano scritti di naufraghi morti da tempo, in cui si parla di altri naufraghi ancora più antichi e così via, in quel «pozzo del passato» che affascinava Thomas Mann e di cui non si tocca mai il fondo. L' origine è più incerta, inattingibile e infondata della fine; forse non esiste e il naufragio - il male, il dolore, l' insensatezza e la resistenza a tutto questo - si ripetono da sempre. Non per nulla Camus sceglie una frase di Defoe quale epigrafe per La peste.

Claudio Magris

Corriere della Sera

domenica, 28 novembre, 2004 

sabato 26 novembre 2011

George R.R.Martin : IL TRONO DI SPADE




George Raymond Richard Martin (Bayonne, 20 settembre 1948) è un autore di fantascienza e di fantasy statunitense.
È l'undicesimo scrittore ad aver venduto oltre un milione di ebook su Amazon.com.
 È famoso soprattutto per il ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco; ha lavorato inoltre come sceneggiatore e produttore. Le sue opere sono solitamente firmate con il nome George R. R. Martin.La famiglia, le cui origini risalgono all'immigrazione italiana negli Stati Uniti (il cognome del bisnonno era Massacola) è composta dal padre Raymond Collins Martin, un operaio portuale, dalla madre, Margaret Brady Martin, e dalle due sorelle, Darleen Martin Lapinski e Janet Martin Patten.
Frequenta prima la Mary Jane Donohoe School e poi la Marist High School. L'inclinazione ed il talento per la scrittura si rivela molto presto: il suo primo pubblico è composto dai figli dei vicini, a cui rivende le proprie storie dell'orrore per pochi penny, includendo nel prezzo l'interpretazione del racconto.
I libri che lo appassionano maggiormente durante l'infanzia sono quelli di Robert A. Heinlein, di Eric Frank Russell e di Andre Norton. Ma gli autori che ne influenzano più profondamente lo stile, secondo le affermazioni dello stesso Martin, sono i classici della letteratura fantastica letti durante l'adolescenza: da un lato H.P. Lovecraft e dall'altro J.R.R. Tolkien.
Durante le superiori scopre la passione per i fumetti, di cui diventa fan e collezionista: le sue prime esperienze letterarie sono proprio da ricondursi alle collaborazioni con le riviste amatoriali del settore. L'esordio professionale, comunque, risale al 1970, anno in cui Martin vende alla rivista Galaxy il racconto The Hero, pubblicato poi nel febbraio del 1971. Seguono altri racconti, pubblicati in varie sedi.
Sempre nel 1970, Martin si laurea B.S. (Bachelor of Science) con il massimo dei voti in giornalismo, presso la Northwestern University di Evanston (Illinois) e, nell'anno seguente, completa gli studi con M.S. (Master of Science) presso la stessa università.Tra il 1972 ed il 1974, durante la Guerra nel Vietnam, George Martin è obiettore di coscienza presso il VISTA, un'associazione collegata alla Fondazione di Assistenza Legale della Contea di Cook.
 Tra il 1973 ed il 1976 dirige tornei di scacchi per l' Associazione continentale di scacchi e dal 1976 al 1978, lavora come insegnante di giornalismo presso il Clarke College di Dubuque (Iowa). Nel 1975 si sposa con Gale Burnick da cui poi divorzierà nel 1979, senza aver avuto figli.
In questo periodo, si dedica solamente part-time alla scrittura, in ambito giornalistico e letterario. Nel 1975 riceve il primo importante riscontro: il suo Canzone per Lya conquista il prestigioso Premio Hugo quale miglior racconto dell'anno. Ma solo nel 1979 Martin abbandona la professione di insegnante per dedicarsi a tempo pieno alla carriera letteraria, dopo un anno in cui, nel ruolo di writer-in-residence al Clarke College, riceve il Premio Hugo, il Premio Locus ed il Premio Nebula per Re della sabbia nella categoria miglior racconto breve.
Negli anni ottanta i romanzi e i racconti di Martin ricevono ulteriori premi e segnalazioni. Tra di essi si distinguono in particolar modo i romanzi Il pianeta dei venti del 1980, Il battello del delirio del 1982, The Armageddon Rag del 1983 la lunga serie di Wild Cards (il primo volume è del 1986) un mondo condiviso di ambientazione supereroistica di cui Martin è sia curatore, sia autore di alcuni dei racconti. La genesi di questa serie è molto particolare: Wild Cards, infatti, nacque in seguito ad una serie di sessioni di gioco di ruolo di ambientazione super-eroica, in cui Martin partecipa nel ruolo di narratore. Tuttora Martin è un appassionato giocatore di ruolo ed ha affermato in diverse occasioni di continuare a giocare saltuariamente con il proprio gruppo.
Ma, per quanto le sue opere abbiano suscitato ottime reazioni nella critica e tra gli appassionati del genere fantastico, Martin non riesce a scatenare l'attenzione del grande pubblico. Così nel 1986 decide di trasferirsi ad Hollywood e collabora con la CBS per lo sviluppo di svariate serie per la TV. In un primo momento lavora come sceneggiatore per la serie Ai confini della realtà. Dopo alcuni episodi la CBS gli affida la consulenza delle sceneggiature di La bella e la bestia, per cui lavorerà fino al 1989, arrivando a ricoprire il ruolo di produttore della serie. Lavora anche per la Columbia Pictures Television quale produttore esecutivo e sceneggiatore di Doorways, l'episodio pilota di una serie mai realizzata, filmato tra il 1991 ed il 1992 ed andato in onda nel 1993. In seguito abbandonerà Hollywood, per ritornare a dedicarsi a tempo pieno alla carriera letteraria, stanco delle restrizioni imposte al suo talento di scrittore dai meccanismi produttivi delle major.
Attualmente Martin vive a Santa Fe (Nuovo Messico). È un membro del Science Fiction and Fantasy Writers of America (di cui è stato Direttore Regionale dal 1977 al 1979 e Vice Presidente dal 1996 al 1998) e del Writer's Guild of America.
Le sue opere sono stati tradotte in tedesco, francese, italiano, spagnolo, svedese, olandese, giapponese, portoghese, croato, russo, polacco, ungherese, finlandese ed esperanto.
Dal 1991 il suo lavoro è incentrato nella scrittura della saga Cronache del ghiaccio e del fuoco i cui primi quattro romanzi (diventati nove romanzi nell'edizione italiana) si impongono nel panorama letterario mondiale come best-seller internazionali. Il successo e la fama della serie assicura a Martin una posizione di rilievo, quale uno degli autori più bravi ed amati di sempre nell'ambito della letteratura fantastica.(da Wikipedia)
OPERE :
Abbiamo diviso la sezione dedicata alle opere letterarie di Martin in tre sottosezioni. Quella che dedicata a Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, quella dedicata agli Altri Romanzi e infine quella che riguarda i Racconti scritti da Martin.
Per poter visualizzare i dettagli dei libri di ogni serie, visualizzate le rispettive sottosezioni. Tutti i libri qui riportati si riferiscono esclusivamente alle edizioni italiane.


Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco
  • Il Trono di Spade
  • Il Grande Inverno
  • Il Regno dei Lupi
  • La Regina dei Draghi
  • Tempesta di Spade
  • I Fiumi della Guerra
  • Il Portale delle Tenebre
  • Il Dominio della Regina
  • L'Ombra della Profezia
Altri Romanzi
  • La Luce Morente
  • Il Pianeta dei Venti
  • Il Battello del Delirio
  • Fuga Impossibile
Racconti
  • Un Canto per Lya
  • Al Mattino Calano le Nebbie
  • Canzoni d'Ombra e di Stelle
  • FTL
  • Nel Nome del Drago e della Croce
  • Re Della Sabbia
  • Dieci Piccoli umani
  • Il Drago di Ghiaccio
  • Manna dal Cielo
  • Nella Terre Perdute
  • Stella
  • Il Collezionista
  • Commercio di Pelle
  • Ritratti di Famiglia
  • l'Uomo della Casa della Carne
  • Un'Altra Solitudine
  • Sangue di Drago
  • Il Cavaliere Errante
  • Le Torri di Cenere
  • I Re di Sabbia
per saperne di più visitate il sito :www.labarriera.net


Tratto dalla saga letteraria di George R.R. Martin, la serie di HBO ha ridefinito il genere fantasy e ha conquistato pubblico e critica attraverso la fedele trasposizione sul piccolo schermo dell’epopea ambientata nel mondo immaginario di Westeros, negli affascinanti Sette Regni, dove i protagonisti dal piglio moderno sono calati nei suggestivi scenari epici e qui si muovono come pedine sulla scacchiera del potere.
"Groucho Marx una volta ha detto che non avrebbe mai fatto parte di un club che accettasse soci come lui, ma per il Kindle Million Club avrebbe certamente fatto un'eccezione."
Così George R.R. Martin ha commentato la notizia della sua inclusione nel ristrettissimo novero di autori — undici con lui — che hanno superato il milione di copie vendute di ebook per Kindle. Tra gli autori che lo hanno preceduro James Patterson, Suzanne Collins e l'autrice della serie True Blood (edita in Italia da Delos Books), Charlaine Harris.Come avvenuto in parte anche per la Harris, la spinta finale deve averla data la serie televisiva prodotta e trasmessa dal canale HBO, The Game Of Thrones, tratta dalla famosa saga fantasy di Martin A Song of Fire And Ice. La serie è giunta al quinto volume, uscito da pochi mesi, e ne sono attesi almeno altri due.(da www.fantascienza.com)
Il 25 OTTOBRE 2011 è uscito in Italia l'attesissimo quinto volume delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco   da titolo " I Guerrieri di Ghiaccio"(Parte prima).

i_guerrieri_del_ghiaccio_martin_mondadoriLe Cronache «sono ambientate in un mondo fittizio, simile all’Europa medievale, nel quale le stagioni possono durare per generazioni. Gran parte delle vicende si svolge nel continente occidentale (Westeros), diviso politicamente nei Sette Regni delle nobili case Baratheon, Stark, Lannister, Arryn, Tully, Tyrell e Martell. La casata minore dei Greyjoy domina invece le Isole di Ferro. A nord di Westeros si erge la Barriera, un imponente muro di ghiaccio che protegge i Sette Regni dai pericoli provenienti dal profondo Nord, in cui vivono popoli barbari e creature leggendarie. A est del continente occidentale, oltre il Mare Stretto, ve n’è uno chiamato Essos, dove vivono popolazioni nomadi e fioriscono le Città Libere. Qui sono da anni esiliati gli ultimi membri della Casa Targaryen, un tempo regnante sui Sette Regni.»
A Dance with Dragons, il libro che ci proietterà nuovamente nello splendido, realistico, crudo mondo creato da Martin, nel nostro Paese verrà, come d’abitudine, diviso in più volumi; nel caso specifico, tre (per un totale di dieci, finora).
Ritornano sulla scena i personaggi tanto amati nel " Il Trono di Spade " e gli altri) come : Jon Snow, splendido figlio bastardo di Eddard Stark, che dovrà «consolidare il suo ruolo di comandante dei Guardiani della Notte» e affrontare una situazione molto complessa che riguarderà Stannis Baratheon, Daenerys Targaryen, meravigliosa Daenerys (difficile dimenticare alcune bellissime, epiche scene che la riguardano nella serie tv Game of Thrones), che dovrà «difendere il proprio dominio contro orde di nemici antichi e nuovi» a Meereen, al di là del Mare Stretto, Tyrion Lannister, «parricida e regicida, in fuga verso le città libere e risucchiato, suo malgrado, in un inconcepibile complotto e in una ricerca lungo un fiume leggendario e letale, che potrebbe essere la chiave per la restaurazione della dinastia del Drago», quella dei Targaryen, Bran Stark, che ritroveremo nel suo viaggio a nord della Barriera. E molto altro…
"La tanto enfatizzata "vittoria" del leone di Lannister, che si è compiuta nell'Ombra della Profezia, lascia dietro di sé un'interminabile scia di sangue. All'improvviso l'intera struttura di potere della dinastia dell'oro di Castel granito sembra crollare dalle fondamenta. Sepolto l'infame lord Tywin, assassinato dal proprio figlio nano, finita in catene la regina Cersei nelle segrete del rinato Credo dei Sette Dèi, seduto il piccolo Re Tommen su un trono di lame pronte a ucciderlo, il destino dell'intero continente occidentale è di nuovo in bilico. Sulla remota Barriera di ghiaccio, estrema difesa nord del reame contro nemici terribili e soprannaturali che calano dal gelo degli eoni, il temerario Jon Snow è costretto a consolidare a fil di spada il suo rango di lord comandante dei Guardiani della notte.
Al di là del mare Stretto, mentre l¿intrepida giovane regina Daenerys Targaryen continua a difendere il proprio dominio contro orde di nemici antichi e nuovi, dalle ombre del passato riemerge il furore fiammeggiante della sua stessa nobile casa.
In fuga verso le città libere, risucchiato suo malgrado in un complotto che ha dell'inconcepibile, Tyrion Lannister, l'astuto Folletto regicida e parricida che tutti sembrano volere morto, potrebbe in realtà essere la chiave di volta della restaurazione della mai realmente estinta dinastia del Drago. Lanciato in una pericolosissima ricerca lungo un fiume tanto leggendario quanto letale, Tyrion è costretto ad affrontare avversari inaspettati e sanguinari: infidi mercenari pronti a tagliare qualsiasi gola per una sacca di conio, un principe di Dorne che si rivela un micidiale guerriero e un cavaliere maledetto deciso a riconquistare l'onore perduto.
Tra scontri feroci ai confini del mondo, esplorazioni lungo fiumi infestati da creature demoniache, guerre implacabili contro nemici che non conoscono null'altro che la legge dello sterminio, I Guerrieri del Ghiaccio è l'attesissimo decimo volume della grandiosa sagaLe Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ..."


Sfoglia qui sotto il primo capitolo

giovedì 24 novembre 2011

C' ERA UNA VOLTA ....L ' AVVENTURA .... 1a parte



Il romanzo di avventura è un genere letterario che nasce nel XVIII secolo e che narra di viaggi in terre lontane e quindi celebra il coraggio e l'ingegno umano.
È possibile ritrovare in molte opere dell'età antica alcune istanze che poi divennero peculiari del genere d'avventura. Già nell'Odissea di Omero il protagonista, Ulisse, mostra le caratteristiche che, diversi secoli dopo, diverranno tipiche del modello dell'avventuriero, come il desiderio di conoscere, l'attrazione verso l'ignoto, la voglia di evadere, il coraggio, l'accortezza e la lucidità.Dal poema omerico, la passione per l'avventura si trasferisce, dapprima, negli storiografi e nei viaggiatori greci, e poi nella particolare espressione narrativa del romanzo ellenistico, che cerca di soddisfare il gusto del meraviglioso, del fantastico e dell'esotico.

La narrativa medioevale si impregna dell'eco delle leggende classiche pagane, come nel caso del Roman de Troie, ma contemporaneamente sorgono le favole cristiane del ciclo bretone e quindi di Artù e Ginevra, di Tristano e Isotta, dei cavalieri della Tavola Rotonda. La civiltà feudale, pur nel suo declino, diffonde l'immagine dell'ideale cavalleresco, grazie alla complicità di un linguaggio universale che rieccheggia sia nelle corti sia nelle fiere paesane. Tra gli autori più rappresentativi figura sicuramente Chrétien de Troyes (XII secolo).
Altri importanti  sono: l' Orlando furioso di Ludovico Ariosto, con la massiccia presenza dei temi dell'esplorazione, dell'ignoto e dell'azione; il Don Chisciotte di Cervantes ricco di satira e anticipazioni a tutto tondo; il Morgante di Luigi Pulci, nel quale l'ideale dell'eroe forte e gentile viene sostituito dalla figura dell'accattone alla ricerca dei beni primari per la sussistenza.

 Dal genere epico-cavalleresco esce quindi il romanzo picaresco ben esemplificato dal Lazarillo de Tormes e la Spagna prende il posto della Francia alla guida del timone della letteratura innovativa.
Le prime opere che possono essere pienamente inserite nel genere del romanzo avventuroso furono scritte nell'Inghilterra settecentesca. È da ricordare anzitutto Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe, in cui l'isolamento forzato fa rinascere nel protagonista un profondo sentimento religioso. Al contrario, nei Viaggi di Gulliver (Gulliver's Travels), scritti dall'irlandese Jonathan Swift nel 1756, prevalgono l'intento satirico e un'amara constatazione dei difetti umani. Le spinte illuministiche e razionalistiche settecentesche, innalzando l'analisi intellettuale, mettono in secondo piano la sfera del fantastico e determinano un periodo di crisi per la letteratura avventurosa, costringendo gli autori del genere a rifugiarsi, per lo più, sotto l'impronta della satira e quindi a ricercare una sorta di "contaminazione" di genere.


 I grandi scrittori di romanzi d’avventura hanno la capacità di stimolare nel lettore uno stato di  tensione e di emozionante attesa rispetto allo sviluppo della vicenda. Al lettore risulterà spontaneo immedesimarsi con il protagonista compiendo gesti eroici e sconfiggendo i nemici.
Tra i principali autori di questo secolo sono da ricordare:Jules Verne (Viaggio al centro della Terra, Ventimila leghe sotto i mari, I figli del capitano Grant, L'isola misteriosa e molti altri)
Emilio Salgari (Il corsaro nero, I pirati della Malesia, Le tigri di Mompracem, I misteri della jungla nera, v. ciclo indo-malese)
Robert Louis Stevenson (L'isola del tesoro, Il ragazzo rapito)
Herman Melville (Moby Dick)
Mark Twain (Le avventure di Tom Sawyer)
Edmondo De Amicis ( Cuore  )
 J.R.Kipling ( Il libro della giungla , Il secondo libro della giungla , Capitani coraggiosi , Kim 1901).
Ferenc Molnar ( i ragazzi della via Pal )
Joseph Conrad  ( Un Reietto delle isole ,Il negro del Narciso , Gioventù ,Cuore di Tenebra, Lord Jim)

H.G.Wells ( La macchina del tempo , la visita meravigliosa , l'uomo invisibile , il primo uomo sulla luna )
V.B.Ibanez  ( Sangue e Arena, I Quattro Cavalieri dell'Apocalisse )
Jack London (Il Lupo dei mari , Zanna Bianca , Martin Eden,L'avventura,La valle della luna, il Richiamo della Foresta ...)
Walter Scott ( Ivanoe )
Hector Malot ( Senza Famiglia )




                     Miguel de Cervantes

Nato a Alcalá-de-Henares nel 1547, quarto di sette figli di un modesto chirurgo- cerusico. Trascorse l'infanzia e l'adolescenza tra Valladolid, Salamanca, Sevilla, Madrid. A Madrid nel 1569 Juan López incluse in una sua relazione alcune poesie di Cervantes, definendone l'autore "il nostro caro e amato discepolo". E' l'unica testimonianza che si ha su una sua educazione a contatto con ambienti umanistici. Già dal 1568 Cervantes era in Italia al seguito di Giulio Acquaviva: era fuggito dalla Spagna per evitare una condanna al taglio della mano destra e a dieci anni di esilio, per aver ferito un tale Antonio de Segura. In Italia fu cortigiano e poi soldato. La scelta della carriera militare lo fa partecipare alla battaglia di Lepanto, nel 1571: imbarcato sulla galera 'Marquesa', volle combattere malgrado le cattive condizioni di salute, fu ferito al petto e alla mano sinistra (di cui perse l'uso). Nel 1572 è nella spedizione navale di Navarino, nel 1573 alla presa di Biserta e di Tunisi. Nel 1573 risiede in Italia. Due anni dopo si imbarca a Napoli sulla galera 'Sol' per raggiungere la Spagna; la nave si staccò dal grosso del convoglio, fu assalita da tre navi corsare turche presso il delta del Rodano, Cervantes fu catturato e condotto a Algeri dove fu venduto come schiavo e rimase cinque anni. Cercò per quattro volte di scappare, inutilmente. Il 24 ottobre 1580 fu riscattato e si im barcò per la Spagna. Appena arrivato, si recò in Portogallo dal re Filippo II. Ottenne un incarico da svolgere a Orano. Al ritorno tentò, invano, di partire per l'america.

Nel 1584 sposa Catalina de Salazar y Palacios. Fino al 1600 abita a Sevilla, percorrendo l'Andalusia come commissario per la fornitura di viveri per l'Invincible Armada. Il fallimento di un banchiere lo coinvolse, gli procurò la scomunica e il carcere a Sevilla, nel 1602. Scarcerato, si stabilì a Valladolid. Ingiustamente sospettato di aver ucciso un cavaliere, è di nuovo incarcerato per breve periodo, mentre le due sorelle e la figlia Isabel sono sospettate di scarsa moralità . Per seguire la corte di Filippo II si trasferisce a Madrid. Qui, nonostante gli stenti, scrisse buona parte e il meglio della sua vasta produzione.
Morì a Madrid il 23 aprile 1616.

Cervantes iniziò la carriera letteraria con il racconto pastorale La Galatea (La Galatea, 1585).
Maggiormente importanti i dodici Racconti esemplari (Novelas ejemplares, 1613). Si tratta di racconti con finalità d'insegnamento, ma in cui il pedagogismo e la moralità non decadono mai in didascalismo né in moralismo



Riassunto "Don Chisciotte della Mancia"

Titolo originale: El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha Data di composizione: 1602 (stando a ciò che l'autore dice nel Prologo) Data di pubblicazione: La prima parte del romanzo fu pubblicata a Madrid nel 1605 e divisa in 52 capitoli; la seconda parte, invece, fu pubblicata nel 1615 e divisa in 74 capitoli. Narratore: Il narratore è lo stesso autore. Egli è esterno alla storia ma con facoltà di giudizio.
La  demitizzazione  del mondo cavalleresco costituisce un aspetto costante del Don Chisciotte, un hidalgo ( nobile ) di provincia e grande divoratore di romanzi cavallereschi, che perde il lume della ragione e il senso della realtà. Siamo di fronte a una sistematica parodia  della materia cavalleresca.
 Come un cavaliere errante, il protagonista compie il suo viaggio, la sua ricerca della gloria e dell’avventura, ma i risultati sono grotteschi e paradossali .
Nelle sue avventure abbiamo la percezione allucinata della realtà, e si assiste ad un contrasto forte tra l’esistente e lo stravolgimento del protagonista.
La vicenda principale è costituita dalla narrazione dei viaggi del protagonista che per tre volte lascia il suo villaggio per poi tornarvi.
I primi due viaggi sono narrati nella Prima parte, l'ultimo nella Seconda.
Nella trama principale s'inseriscono interrompendola molti episodi, vere e proprie novelle all'interno del romanzo (per es. la storia di Crisostomo e Marcela o quella di Cardenie e Lucinda).
 Primaparte (composta nel 1605, capp. I- VI). In un anonimo paese della Mancia vive Alonso Quijana, un hidalgo appassionato lettore di romanzi cavaliereschi.
Tale passione si trasforma col tempo in una vera ossessione, e giunto alla soglia dei cinquant'anni egli decide di rinnovare le gesta dei cavalieri erranti, nell'intento di aiutare i deboli e sconfiggere i prepotenti. Assume il nome di Don Chisciotte della Mancia, ribattezza il suo magro cavallo Ronzinante, si sceglie una dama nella figura di una giovane contadina, cui muta il nome di Aldonza Lorenzo in quello più prezioso di Dulcinea del Toboso, e parte alla ventura. In una locanda, che nella sua follia scambia per un castello, pretende dall'oste di essere ordinato cavaliere. All'alba soddisfatto riparte e lungo il cammino prima impedisce a un contadino di frustare il pecoraio, che péro, allontanatosi Don Chisciotte, prenderà una doppia razione di bastonate, poi vuole imporre ad alcuni mercanti di lodare la bellezza di Dulcinea e ne esce carico di botte. Stremato, è raccolto da un contadino che a dorso d'un mulo lo riporta al paese, dove il parroco, il barbiere, la governante l'attendono. (capp. VII-LII) Don Chisciotte riesce a convincere, col miraggio di un'isola da governare, il povero contadino Sancio Panza a fargli da scudiere. Nella notte, fatte le provviste, partono per andare incontro a mille avventure che ripetono uno stesso schema:
Don Chisciotte scambia la realtà per le proprie fantasticherie e disilluso ne attribuisce la responsabilità a un maligno incantatore. Così il cavaliere assale dei mulini a vento scambiati per giganti, combatte un gregge di pecore e montoni che gli paiono eserciti nemici, irrompe in un pacifico corteo funebre per impedire il trafugamento d'un nobile cavaliere, prende con la forza la bacinella di un barbiere che gli pare l'elmo di Mam-brino. In mezzo a queste avventure, Chisciotte e Sancio vengono ospitati da alcuni caprai e durante la cena il cavaliere incanta gli ospiti con un racconto sull'età dell'oro e ascolta la storia della tragica morte, per amore, di Crisostomo rifiutato da Marcela.
Spinto da un astratto spirito di giustizia il cavaliere libera alcuni prigionieri mentre vengono condotti sulle galere del re e quando vuole che prestino omaggio a Dulcinea viene preso a pietrate. Su consiglio di Sancio, che teme le reazioni della giustizia in seguito a questa avventura, si ritira nella Sierra Morena.
 Qui incontra il giovane Cardenio, folle d'amore per Lucinda che gli preferisce Fernando, che per lei ha abbandonato Dorotea. Le vicende sentimentali di queste due coppie s'intrecciano ora con quelle di Don Chisciotte, che deciso a fare penitenza nei boschi, come Amadigi, si aggira nudo tra gli alberi. Tornato al paese, Sancio, il parroco e il barbiere decidono di riportarlo a casa con uno stratagemma. Dorotea finge di essere la Principessa Micomicona e chiede aiuto al cavaliere contro un gigante che minaccia il suo regno.
Don Chisciotte non esita e in una locanda affronta degli otri di vino scambiati per il terribile gigante. Finalmente dopo altre avventure Don Chisciotte torna a casa. Parte Seconda (composta nel 1615, capp. I-LXIV) Sancio rivela al padrone che è apparso un libro El ingegnoso hidalgo Don Quijote de la Mancia che narra le sue avventure. Inorgoglito Don Chisciotte decide di ripartire. Incontra il Cavaliere del Bosco che lo sfida a duello.
Don Chisciotte ha la meglio e riconosce in lui il baccelliere Carrasco che intendeva così ricondurlo a casa. Don Chisciotte e Sancio si rimettono in viaggio diretti a Saragozza. Attraversano l'Ebro su quella che a loro sembra una nave incantata, poi incontrano una bella dama che li conduce al suo palazzo. Qui Don Chisciotte e Sancio sono vittime di una complessa trama di burle: l'apparizione di mago Merlino; la richiesta d'aiuto della contessa Trifaldi per liberare un re e una principessa trasformati in scimmia e coccodrillo; il viaggio verso l'isola Candaya su Clavilegno, un cavallo di legno; il finto amore di Altesidora per il cavaliere; il governatorato di Sancio a Barataria, l'isola immaginaria che è in realtà un semplice villaggio aragonese. I due infine ripartono diretti non più a Saragozza ma a Barcellona per contraddire il falso racconto delle loro avventure che li vuole appunto a Saragozza. A Barcellona il Cavaliere della Bianca Luna (ancora Carrasco) sfida a duello Don Chisciotte e lo vince. Gli impone quindi di tornare al paese. Sconfitto e malinconico Don Chisciotte si avvia verso casa, dove lo prende una febbre altissima. Dopo un lungo sonno si sveglia rinsavito e, sentendo ormai vicina la fine, rinnega le sue imprese e fa testamento col nome di Alonso Quijano detto "il Buono".(Tratto da l'Enciclopedia della Letteratura, Istituto Geografico De Agostini)
Nel romanzo, troviamo due mondi, due universi "nettamente" separati: da un lato il mondo ideale di Don Chisciotte, fatto di valori e aspirazioni eroiche, dall’altro quello concreto e aderente alla realtà contemporanea, con le sue luci e le sue ombre, privo, ma forse solo in apparenza, di valori e nobili tensioni.Il romanzo è una delle prime grandi testimonianze di quel conflitto tra coscienza e vita che segna la nascita dell’età moderna.

domenica 20 novembre 2011

EMILY DICKINSON : la poetessa " in bianco"...

..."Non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra
ma la luce ha aggiunto al mio deserto
una desolazione inaudita"...

“…piccola come uno scricciolo, con i capelli ribelli come un riccio di castagna e gli occhi colore dello cherry…”.... “…Ecco apparire una piccola donna comune con due bande di lisci capelli rossicci, in un semplice picchè bianco squisitamente lindo ed uno scialle di lana blu….mi mise nelle mani due gigli: così descriveva la poetessa Thomas Wentworth Higginson il 16 agosto 1870 nella sua lettera alla moglie nella quale raccontava l’avvenuto incontro, dopo anni di sola corrispondenza.


 E ancora, il 15 settembre 1881, Mabel Loomis, annotava nel suo diarioAd Amherst…… è chiamata il “mito”.Non esce di casa da quindici anni…..veste di bianco, si pettina come usava quindici anni fa“. E così, a 125 anni dalla sua morte, avvenuta il 15 maggio 1886 nella sua città natale, Emily appare ancora nell’immaginario di quanti, tanti, la amano e, apprezzando la sua immortale poesia, cercano di creare un contatto il più possibile stretto alla sua persona attraverso la visita ai luoghi che ne custodiscono i ricordi.Il vedere e toccare quell’abito bianco – conservato presso l’Università di Harvard anche se un fac-simile è presente nella Homestead di Amherst - produce tuttora emozioni profonde.
La sua voce, ormai senza tempo ma con l’eternità cucita addosso, ci narra dell’amore, della morte, della natura, dell’immortalità. Lieve, acuta, drammatica, ironica o veritiera ci riversa addosso parole incise nel diamante più puro e noi inciampiamo in versi che paiono nati per caso tanto sono perfetti e non dimostrano né la fatica occorsa né l’età.


Nata il 10 dicembre 1830 ad Amherst (Massachusetts) Emily Elizabeth Dickinson, secondogenita di Edward Dickinson, stimato avvocato destinato a diventare deputato del Congresso, e di Emily Norcross, donna dalla personalità fragile, ricevette dalla famiglia un'educazione piuttosto libera e completa per la sua epoca.Dal 1840 al 1947 frequenta la Amherst Academy e successivamente si iscrive alle scuole superiori di South Hadley da cui viene ritirata dal padre dopo un anno. Manifesta un carattere contraddittorio e complesso, venato da una fierezza irriducibile. Per motivi tuttora non chiari a soli ventitrè anni decide di scegliere una vita solitaria e appartata. I numerosi studiosi che dopo la sua morte ebbero a interrogarsi sulle vere ragioni di questa sua lunga e ostinata segregazione, giunsero alla pressoché unanime conclusione che non poteva trattarsi di "delusioni d'amore", né tanto meno di invalidità fisica.
Rimane quindi irrisolto il mistero Emily Dickinson, affidato all'insondabilità della sua coscienza più profonda.
Gli studi della grande poetessa si svolgono per lo più come autodidatta, orientata nelle letture anche da un assistente del padre, Benjamin Newton, con il quale resterà in seguito in corrispondenza. Scrivere lettere sarà un'attività fondamentale per la poetessa, un modo intimo per entrare in contatto coni il mondo: non a caso molte delle sue poesie verranno allegate ad esse.
Nel 1852 conosce Susan Gilbert, con la quale stringe un forte legame, testimoniato da importanti lettere. Nel corso degli anni successivi compie qualche raro viaggio. Incontra il reverendo Charles Wadsworth, un uomo sposato, del quale (a quanto pare) si innamorerà vanamente.
Nel 1857 fa un altro importante incontro, quello con lo scrittore e filosofo trascendalista Ralph Waldo Emerson, ospite di Austin e Susan, sposi da pochi mesi.

La poetessa entra in amicizia con Samuel Bowles, direttore dello "Springfield Daily Republican" giornale su cui appariranno (a partire dal 1861) alcune sue poesie. Conosce anche Kate Anton Scott. Sia con Bowles sia con quest'ultima stabilisce un profondo rapporto, personale ed epistolare, come d'abitudine per la sensibile Emily. La casa dei Dickinson è praticamente il centro della vita culturale del piccolo paese, dunque uno stimolo continuo all'intelligenza della poetessa, che in questo periodo incomincia a raccogliere segretamente i propri versi in fascicoletti.
Il 1860 è l'anno del furore poetico e sentimentale. Compone qualcosa come circa quattrocento liriche e si strugge vanamente per un amore che gli storici della letteratura identificano con Bowles. Nello stesso anno avvia una corrispondenza con il colonnello-scrittore Thomas W. Higginson, a cui si affida per un giudizio letterario: egli rimarrà impressionato dall'eccezionalità dello spirito, dell'intelligenza e del genio della poetessa, pur ritenendo "impubblicabili" le sue opere. D'altronde ella non intese mai dare alle stampe i propri versi.
Tra il 1864 e il 1865 Emily Dickinson trascorre alcuni mesi a Cambridge, Massachusetts, ospite delle cugine Norcross, per curare una malattia agli occhi. La tendenza ad autorecludersi si acuisce sempre di più, diminuendo i contatti umani, soprattutto quelli meramente superficiali.
Mantiene invece viva la corrispondenza con amici ed estimatori, divenendo sempre più esigente e cercando, a un tempo, intensità ed essenzialità.
Intanto continua a scrivere poesie. La sua produzione, pur non raggiungendo la quantità del 1862, rimane cospicua.
Nel 1870 riceve la prima visita, molto attesa, di Higginson, che tornerà a trovarla nel 1873.
A partire dall'anno successivo inizia un periodo durissimo. Vede infatti scomparire nel giro di pochi anni prima il padre, poi l'amato Bowles (nello stesso periodo in cui la madre aveva fra l'altro sviluppato una grave malattia). Fortunatamente sembra che verso la fine del 1879 (l'anno prima era appunto morto Bowles), Emily si riprenda grazie ad un nuovo amore, quello per Otis Lord, un anziano giudice, vedovo, amico del padre, anche se molte perplessità rimangono sulla loro misteriosa relazione, frutto più di ricostruzioni e congetture.
Intanto può anche godere dell'ammirazione della scrittrice Helen Hunt Jackson. Nel 1881 i coniugi Todd si trasferiscono ad Amherst: Mabel Todd diventerà l'amante di Austin, creando dissidi nella famiglia Dickinson.
La catena delle tragedie riprende: muoiono la madre a Wadsworth (1882), l'amatissimo nipotino Gilbert (1883) ed il giudice Lord (1884).
Emily è prostrata. Nel 1885 si ammala; muore il 15 maggio 1886 nella casa di Amherst.
La sorella Vinnie scopre i versi nascosti e incarica Mabel Todd di provvedere alla loro pubblicazione, che sarà sempre parziale fino all'edizione critica completa del 1955 curata da Thomas H. Johnson e comprendente 1775 poesie.
Una rivelazione editoriale che, grazie all'enorme potenza sensitiva, mentale e metafisica della poesia di Emily Dickinson, ha dato il via ad un vero e proprio fenomeno di culto.(da biografieonline.it)



 N. 211                                                                                 

Vieni piano piano, Paradiso!
Labbra inesperte di te
timidamente suggono i tuoi gelsomini,
come l'ape stremata.
che giunge tardi al fiore,
ronza intorno alla sua stanza,
conta il nettare,
entra, e si perde tra i profumi.

N.809

Chi è amato non conosce morte,
perchè l'amore è immortalità,
o meglio, è sostanza divina.
Chi ama non conosce morte
perchè l'amore fa rinascere la vita
nella divinità



Bibliografia essenziale pubblicata in Italia :

Emily Dickinson - Poesie"
2 Vol. a cura di Guido Errante, Tascabili Bompiani, Milano, ed. 1978;

"Silenzi"
a cura di Barbara Lanati, Einaudi, Torino, ed.1982;

"Le stanze di Alabastro"
di Nadia Campana, Feltrinelli, ed.1983;

"Geometrie dell'estasi"
a cura di Silvio Raffo, Crocetti, Milano, ed. 1988;

"La bambina cattiva"
a cura di Bianca Tarozzi, Marsilio, Venezia, ed. 1997;

"L'alfabeto dell'estasi"
di Barbara Lanati, Feltrinelli, ed. 1998;

"Cercando Emily Dickinson"
di Alessandra Cenni, Rosellina Archinto, Milano, 1998;

"Emily Dickinson - Poesie e lettere"
a cura di Margherita Guidacci, Tascabili Bompiani, Milano, ed. 2000;

"Dickinson - Tutte le poesie"
I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore,
Milano, VI ed. 2001;

"Nei sobborghi di un segreto"
di Marisa Bulgheroni, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, II ed. 2001;

"Dickinson - Poesie"
a cura di Massimo Bacigalupo - con uno scritto di Natalia Ginzburg, Oscar Mondadori, Milano, ed. 2004.





EMILY in ITALIA di Maria Giulia Baiocchi e Corrado Barbieri :

..Nel 1945 a Firenze, fra le rovine della guerra, un soldato americano conobbe una ragazza di nome Margherita Guidacci. L'unico oggetto, aldilà delle dotazioni militari, che il soldato aveva portato da casa, era un libro contenente i versi di Emily Dickinson, sconosciuta allora in Italia, se non per una pubblicazione, apparsa nel 1939, a cura di Emilio e Giuditta Cecchi, edita da Morcelliana, Brescia.
  La ragazza lesse quelle poesie rimanendone folgorata e in seguito diventò la più grande traduttrice italiana di Emily Dickinson, nonché poetessa a sua volta. Ed altro non poteva fare la giovane Margherita dall’animo profondamente sensibile che aveva trascorso l’infanzia in un’estrema solitudine dopo aver perso i genitori a causa di una malattia.
La Guidacci plasmò il suo sentire fra le dolci colline del Mugello, accompagnata nelle sue escursioni dall’amato cugino e poeta Nicola Lisi. Laureatasi in lettere, si specializzò in Letteratura Inglese ed Americana e dopo aver insegnato in diversi licei, passò all’Università di Macerata e poi all’Università Maria Assunta in Vaticano. Visse, a Roma, con il marito, sino alla morte avvenuta nel giugno del 1992.  E' facile immaginare le difficoltà che incontrò la Guidacci fra le varie asperità che presentavano i versi della Dickinson in fatto di punteggiatura, trattini, rime e senso, ma il risultato fu una traduzione che fluisce in modo limpido e scorrevole. Fu un "labour of love", un lavoro faticoso d'amore e di intelligenza, che la portò a tradurre, nel 1947, una prima e limitata scelta delle poesie di Emily, seguita nel 1961, dalla traduzione di 407 liriche apparse nel volume "Poesie e Lettere” (Prima Ed. Sansoni), cui si aggiungeranno altre traduzioni come quella edita da Rizzoli, Milano, nel 1979 e dal titolo “Poesie”.

Nel 1949, anche la traduttrice Marta Bini aveva pubblicato una scelta di liriche della Dickinson con testo a fronte (Denti, Milano). Ma altri, negli anni successivi, si cimentarono in nuove e parziali traduzioni, come Guido Errante, in una prima edizione del 1956 (Poesie – Ed. Mondadori), in una seconda del 1959, sempre di Mondadori e infine in una terza, del 1975, edita da Guanda, Parma.
Tuttavia, per poter avere un quadro più completo e articolato dell'opera e della vita della Dickinson, si dovranno attendere in Italia gli anni '70 e '80, e i tanti e successivi contributi di studiosi, anglisti e traduttori. Fra quanti hanno permesso di conoscere l’opera di Emily Dickinson citiamo: Alessandra Cenni, Annalisa Cima, Massimo Bacigalupo, Ginevra Bompiani, Marisa Bulgheroni, Nadia Fusini, Giovanni Giudici, Barbara Lanati, Silvio Raffo, Gabriella Sobrino e la poetessa Bianca Tarozzi.   L'opera che racchiuderà in Italia l'intero corpus poetico (1775 liriche) della Dickinson sarà Il Meridiano Mondadori a lei dedicato nel 1997, dal quale apparirà con evidenza il contributo fondamentale di tre traduttori principali, che definiremmo "storici": Margherita Guidacci, Massimo Bacigalupo e Silvio Raffo, quest'ultimo artefice di un lavoro appassionato e quantitativamente colossale. Nel Meridiano le liriche tradotte dalla Guidacci sono 392 (con una leggera revisione e adattamento di Bacigalupo), quelle da Silvio Raffo 1174, 185 quelle da Massimo Bacigalupo, e un contributo minore di Nadia Campana per le restanti. A Marisa Bulgheroni è stata affidata l'ottima e approfondita prefazione dal titolo " Accendere una lampada e sparire" e la cronologia.
A Nadia Campana, nata a Cesena nel 1954 e morta suicida a Milano nel 1985, si devono le belle traduzioni delle poesie pubblicate nel 1983 dalla Feltrinelli “Le stanze di alabastro”. Barbara Lanati, docente universitario, oltre ad essere una delle principali traduttrici, (numerose sue traduzioni sono apparse in altre edizioni), è la più autorevole biografa italiana di Emily Dickinson, con l'opera "L'alfabeto dell'estasi" (Feltrinelli, 1998).
Il fascino perenne dei versi di Emily ha spinto in continuazione poeti, letterati e studiosi a cimentarsi nel lavoro di traduzione dei suoi versi, impresa che si prolungherà certamente nel futuro, anche se crediamo che l'opera dei traduttori storici di Emily, come appare sul Meridiano, sarà ben difficilmente uguagliata.
( da
www.emilydickinson.info
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