LETTERATURA SPIONISTICA:
"Le spie sono intrinsecamente affascinanti. In parte, l’interessesorge da una identificazione con loro, forse con un pizzico
di senso di colpa (dopotutto, sono furtivi e ingannatori).
Ma è coinvolta anche una componente di desiderio di
onnipotenza: conoscere cose che gli altri non sanno, fare
cose di cui nessuno è a conoscenza, ottenere informazioni
importanti, quale che ne sia il motivo, non reperibili in alcun
altro modo. Assistere a una storia di spionaggio è come assistere
a una storia ambientata in prigione; fin dall’inizio l’eroe
ha un background oscuro, e scoprire come mai si trova lì è
importante tanto quanto vedere cosa farà..."
Pare che la letteratura spionistica affondi le sue origini in tempi remoti , alcuni citano come esempi sia l’episodio biblico di Mosè nel deserto,quando manda le sue spie a controllare la terra di Canaan,che le strategie "preventive" di Sun Tzu, adottate per vincere qualunque tipo conflitto.
Ma uno degli autori che merita di essere citato è senza di dubbio Niccolò Machiavelli ,che nel suo "Principe" consigliava di usare astuzia ed inganno per governare nel miglior modo possibile, ricorrendo anche ad un certo numero di spie "illegali" .
E’ importante sottolineare che già XVII secolo possiamo trovare alcuni scrittori spia, tra i quali Daniel Defoe, infiltrato dei whigs nei tories e Giacomo Casanova, prima al servizio di Luigi XV, re di Francia, poi del tribunale degli Inquisitori della Serenissima.
Per quanto riguarda la letteratura spionistica vera e propria, il primo romanzo del genere risale al 1821, s’intitola "La spia" ed è stato scritto da John Fenimore Cooper. Lo scrittore ha ambientato la vicenda durante la guerra d’indipendenza americana, mostrandoci un protagonista al servizio del suo Paese.
Il protagonista del libro è un uomo al servizio di George Washigton che, trincerato dal segreto della sua missione, si sottopone a rischi continui :
accusato di svolgere azioni di spionaggio per conto degli inglesi, e trincerato dal segreto della sua missione, l’uomo non può rivelare a nessuno la sua vera identità, finendo così per subire il disprezzo delle persone che incontra. L’autore pone così in risalto non solo la figura dell’agente segreto, ma anche la sua valenza nobile e positiva, poiché disposto a subire le umiliazioni più pesanti in nome dei suoi ideali patriottici. Quest’opera rappresenta un punto di partenza molto importante, poiché l’autore esalta "l’agente segreto" protagonista del suo libro.
Ad esso ne seguirono altri quali la "La lettera trafugata" (1842) di Edgard Allan Poe, "Uno studio in Rosso" di Arthur Conan Doyle (1887)
"L’agente segreto" (1907) di Joseph Conrad:
Il protagonista de romanzo, terrorista al servizio di un’ambasciata
nasconde la sua identità sotto dietro le vesti di un anonimo negoziante.
Da questo libro è tratto il film "Sabotaggio" di Alfred Hitchcock, realizzato nel 1937.
Ed il famoso John Buchan (1875- 1940) :
Nel 1914 scrisse il famosissimo romanzo " I trentanove scalini" con protagonista il "cacciatore di spie" Richard Hannay. Quest’ultimo, "un facoltoso scozzese trentasettenne" incontra un giornalista americano che gli rivela di essere al corrente di un piano catastrofico mirato a far scoppiare un conflitto tra la Germania e la Russia.
Il giorno dopo l’uomo viene ucciso. Prima di morire lascia ad Hannay un indizio prezioso riguardante "trentanove scalini", che permetterà al protagonista un catturare il pericoloso gruppo sovversivo. Ritroveremo questo simpatico personaggio in altri due racconti " Il mantello verde", intento ad impedire ai tedeschi di usare un profeta islamico per i loro scopi", e ne " I tre ostaggi", dove riesce a battere una banda di criminali internazionali. Buchan è stato il primo ad introdurre la figura della "la spia per caso", l’uomo tranquillo per eccellenza, della "spia per caso", affascinerà anche Alfred Hitchcock che trarrà da questo romanzo, uno dei suoi film migliori, dal titolo " Il club dei 39".
Dopo Buchan sarà la volta di Maugham (1874-1975), che, con il suo libro "Ashendem l’inglese" (1928) ci racconta l’esperienza vissuta durante il Primo Conflitto Mondiale (lo scrittore lavorò per i Servizi segreti britannici) ponendo in risalto le difficoltà di questo mestiere.
Da ricordare anche Lawerence d’Arabia (1888-1935) autore de "I sette pilastri della saggezza" (1926), esperienza autobiografica della sua avventura in Cairo, quando guidò il popolo arabo nella rivolta contro l’impero ottomano. Lawerence, come Maugham, non si sottrarrà dall’evidenziare la delusione che si cela dietro la figura della spia. Proseguendo la nostra analisi troviamo Eric Ambler, considerato il primo vero scrittore di spionaggio. L’ autore pone in risalto una figura di agente segreto incapace di combattere le situazioni che deve affrontare, poiché " pedina del grande gioco": per Ambler la storia non è determinata dalla spia, ma dalle "convenienze dei potenti".
Ad esso seguirono Graham Greene (1904-1991), non soltanto rappresenta una
personalità di spicco tra gli scrittori del dopoguerra, ma appartiene anche a quella categoria di uomini che hanno svolto secondo "il mestiere più antico del mondo", lavorando alle dipendenze dei servizi segreti britannici. Questa è la ragione che lo ha spinto ad intraprendere viaggi incredibili in America Latina e in Africa occidentale.La sua carriera di agente segreto si protrarrà fino al 1944, anno in cui decide di interrompere ogni legame con il mondo dei servizi preferendogli il mestiere di scrittore, raggiungendo, come sappiamo, ottimi risultati. Greene decide di specializzarsi su due generi letterari precisi: i Thriller e i romanzi seri.Autore di romanzi quali "Missione confidenziale" "Il fattore umano" e "Il nostro agente all’Avana". Quest’ultimo, particolarmente simpatico, ci presenta la figura della spia per caso, incarnata da un maldestro rappresentante di aspirapolveri. Tutti e tre i romanzi verrano trasposti sul grande schermo.
Da citare anche Len Deighton (1929), papà dell’agente Palmer, personaggio simpatico ed eccentrico che lavora per il Servizi segreti inglesi.
Intorno agli anni Cinquanta troviamo James Bond, l’agente 007 con licenza di uccidere che riscuoterà un successo incredibile anche sul grande schermo. Quest’eccentrico personaggio, attraente, donnaiolo, invincibile e sicuro di sé, non è altro che "una visione più smagliante"dello scrittore che lo ha inventato, Ian Feming:
la straordinaria somiglianza che lo lega al suo personaggio letterario derivata non solo dall’aspetto fisico, ma anche dalle abitudini di vita.Figlio di un deputato conservatore, poco incline agli studi (venne esplulso dall’Accademia Militare di Sandhurst), amante delle belle donne, era decisamente portato per lo sport., prediligendo in particolar modo lo sci e l’alpinismo. Dopo aver frequentato alcuni corsi di Politica Estera all’Università di Monaco, lavorò come giornalista presso la Reuter.
Nel 1939 entrò nel NID, ovvero il Servizio segreto della Marina britannica, dove resterà fino al 1945.
Fleming non partecipò mai attivamente agli incarichi che gli venivano assegnati, ma se ne occupò esclusivamente a livello direttivo, "aiutato" da un viva intelligenza e da una profonda e fantasia. Questa esperienza fu ovviamente importantissima, poiché ispirò la sua produzione letteraria.
Nel 1952 sposa la contessa Anne Geraldine Rothemere, mentre due anni dopo scrisse il primo romanzo della serie di James Bond dal titolo "Casino Royale". I libri dedicati a questo straordinario personaggio sono in tutto quattordici (incluse due raccolte di racconti dal titolo "Solo per i tuoi occhi" e "Octupussy") tra i quali possiamo ricordare: " Agente 007: dalla Russia con amore"(1957), "Il dottor No" (1958), "Agente 007 : missione Goldfinger" (1959), "Operazione Tuono" (1961). Le caratteristiche fisiche e caratteriali di Bond sono straordinariamente simili a quelle del suo autore: alto e magro, decisamente attraente, come Fleming adora bere martini e
fumare "Dom Perignon solo d’annata". Grande appassionato di arti marziali, capace di maneggiare qualunque tipo d’arma senza troppe difficoltà, è "dotato" della licenza di uccidere, indicata dai due zeri posti davanti al suo numero identificativo. Don giovanni incallito, è sempre pronto ad usare il proprio fascino per facilitare l’esito delle sue missioni. C’è una curiosità sulla quale bisogna porre l’accento: il migliore amico di Bond , Leither, porta lo stesso nome di un’amica di Fleming, Marion Leither. A lei spetta il merito di aver permesso allo scrittore di vendere i diritti d’autore dei suoi libri, dai quali sono stati tratti i numerosi film .
Nato nel 1931 a Pool, Doorsetshire, dopo aver studiato letteratura tedesca a Oxford e a Berna, si dedicò per un certo periodo all’insegnamento. Qualche anno dopo prestò servizio nel Foreign Service Britannico e, successivamente, divenne agente segreto presso l’MI5 e l’MI6.
Il 1963 è l’anno della svolta in quanto decide di abbandonare la sua "carriera di spia"per intraprendere quella giornalistica e letteraria utilizzando lo psiseudonimo che tutti oggi conosciamo allo scopo di nascondere il suo passato "spionistico". La produzione letteraria di Le Carrè è caratterizzata da romanzi di indubbia qualità, diventati un classico della letteratura contemporanea. Tra le
sue opere più famose ricordiamo "Chiamata per il morto" (1960), "La spia che venne dal freddo" (1963), scritti quando era ancora in servizio, poi dopo qualche anno "La talpa" (1974), "L’onorevole scolaro" (1978), "Tutti gli uomini di Smiley" (1980), "La casa Russia" (1989), "Visitatore segreto" (1991).
Crea un personaggio che è la proiezione della sua personalità, ovvero l’agente segreto Smiley, un agente "anziano, grassottello e con problemi familiari"
tutt’altro che eroico, vive il sentimento di alienazione che accompagna le vecchie spie da guerra fredda, impotenti di fronte ad una realtà dalla quale si sentono escluse.
"Smiley diviene l’anti-Bond per eccellenza e la guida di tutte le spie tormentate". Con la caduta del Muro di Berlino la letteratura spionistica non si concentra solo sullo scontro tra l’Occidente e l’Unione Sovietica, ma ci presenta delle vere e proprie organizzazioni criminali, di stampo internazionale; di conseguenza, cambia anche l’identificazione del nemico, non più soltanto esterno al paese d’appartenenza, ma anche interno. A questo genere appartengono autori quali Friedric Forsyth, Tom Clancy (papà dell’agente della CIA Jack Ryan) Robert Ludlum (inventore dell’agente della CIA Jason Bourne) e Ken Follett. Quest'ultimo ha scritto 16 romanzi negli ultimi 25 anni; i primi cinque best-sellers erano libri di spionaggio:
La Cruna dell’ago (1978), Triplo (1979), Il Codice Rebecca (The Key toRebecca )(1980), L’uomo di Pietroburgo (The Man from St Petersburg – 1982) e Un letto di leoni(1986)
Sulle ali delle aquile (1983).
Gli agenti segreti sono suddivisi i in base al modo in cui si pongono di fronte al loro lavoro, e precisamente posso denominarsi come:
- Agenti d’azione: pensano di poter condizionare l’andamento della storia con le loro azioni e sono compresi nel periodo di tempo che va dagli anni Venti ai Quaranta.
- Gli agenti riflessivi: credono che la storia sia determinata dalle convenienze dei potenti
- Spie involontarie: arrivate a ricoprire il mestiere di agente segreto per puro caso, privi di qualunque competenza ma costretti ad imparare per non essere travolti dagli eventi.
I romanzi riflettono inoltre la realtà politica del paese cui appartengono, rivelandone spesso meccanismi nascosti e realtà contraddittorie, aspetto che ritroveremo anche nel cinema. Tuttavia quasi tutti gli scrittori "spy", contrariamente ai registi, hanno fatto parte di un servizio segreto inglese o americano, fatta eccezione di Tom Clancy, Robert Ludlum e Ken Follett.
Il nostro Paese ha una letteratua sull’intelligence decisamente scarsa. Tra gli scrittori italiani del genere possiamo trovare Liaty Pisani. Quest’ultima è la "mamma" dell’agente segreto Ogden, del quale narra le avventure nel libro "La spia e il Presidente". Da ricordare anche Sandro Veronesi, autore del romanzo "La forza del passato" incentrato sulla vicenda di un scrittore, amareggiato nello scoprire che suo padre era un agente del KGB. La trama spionistica è quindi incentrata esclusivamente sui dolorosi sentimenti del protagonista. Da questo libro è tratto l’omonimo film diretto da Piergiorgio Gay .
Nella prima metà degli anni Ottanta,Corrado Augias con la trilogia
"Quel treno da Vienna " (1981)," Il fazzoletto azzurro" (1983) e "L’ultima primavera (1985)",ristampato nella collana “Oscar bestsellers” della Mondadori, nel primo, nel gennaio 2006:
Sottospecie
di spy story storiche ,risolte dal protagonista, il commissario Giovanni Sperelli, fratellastro
immaginario del dannunziano Andrea, l’autore ripercorre un decennio
cruciale della storia italiana : dal 1911 (politica giolittiana, festeggiamenti
del cinquantenario del Regno d’Italia e impresa di Libia) al 1921
(dopoguerra e prodromi del fascismo), passando per le pulsioni
nazionalistiche e guerresche del 1914-1915 che sfoceranno nella Grande Guerra.
Arriviamo infine al legame che intercorre tra l’intelligence e il cinema, sicuramente il maggior mezzo d’intrattenimento riguardante l’argomento. Per prima cosa è necessario delineare che vi sono delle differenze rilevanti tra la le letteratura spionistica e il cinema, incentrate perlopiù a livello di costi, degli effetti speciali usati e nel numero di pubblico coinvolto. Dopo aver fissato questi punti, si cerca di fornire una visione generale dello sviluppo cinematografico nel corso del tempo. L’analisi proposta, ovviamente, non può essere completa poiché le produzioni filmiche riguardanti l’argomento sono numerosissime e sarebbe impossibile citarle tutte; lo scopo che si vuole invece raggiungere è quello di offrire un valido esempio di come l’intelligence e lo spionaggio siano cambiati nel corso del tempo e di quanto i movimenti politici e sociali abbiano influito sulle diverse produzioni filmiche e sulla figura dell’agente segreto.
Le spie "cinematografiche" possono essere di due tipi: quelle per caso, decisamente inesperte e costrette ad improvvisare un mestiere che non conoscono, e i professionisti, perlopiù al servizio di istituzioni governative.
I registi fondatori di questo genere sono due: Fritz Lang e Alfred Hitchcock che, seppur con le loro differenze (Hitchcock inserisce all’interno del film uno humor tipicamente inglese per rassicurare lo spettatore, mentre Lang fa trasparire la sua sfiducia negli uomini, scaturita dalla sua esperienza nella Germania nazista) e le loro similitudini (entrambi hanno vissuto durante il periodo delle due Guerre Mondiali, elemento che ha permesso una configurazione esterna del nemico), hanno fissato i moduli narrativi e stilistici dello spionaggio cinematografico. Le pellicola più importante di Lang, incentrata sul genere spionistico è sicuramente "L’inafferabile"(1928), alla quale ne seguirono altre quali: "Duello mortale" (1941), "Prigioniero del terrore" (1944), "Maschere e pugnali" (1947). Per quanto riguarda il Maestro del Brivido, è importante innanzitutto "L’agente segreto"(1936), pietra miliare del genere, ma anche altre pellicole quali: "L’uomo che sapeva troppo" (1934), "Il club dei 39" (1935), "Sabotaggio" (1937), " La signora scompare" (1938), risalente tutti al periodo della sua produzione inglese; ad essi possiamo aggiungere quelli realizzati dal regista durante la sua permanenza negli Stati Uniti quali: " Il prigioniero di Amsterdam" (1940), "Notorius - L’amante perduta" (1946), "L’uomo che sapeva troppo" (1956), "Intrigo internazionale" (1959), "Topaz" (1969). Se i due geniali cineasti vantano un primato sull’argomento, non è sicuramente da meno il ruolo delle donne, poiché i primi film di spionaggio usavano le storie d’amore per stimolare la curiosità del pubblico e quindi creare un numero fedele di telespettatori. Se il ruolo della donna spia nei primi film si concentrava esclusivamente a livello seduttivo (gli esempi più famosi dell’epoca sono Greta Garbo in "Mata Hari" e Marlene Dietrich in "Disonorata") con passare degli anni il ruolo dell’agente segreto femminile cambia letteralmente, incarnando donne "guerriere" capaci di portare a termine le missioni più complicate, (basti ricordare l’inquietante personaggio di Nikita nell’omonimo film di Luc Besson o l’imbattibile Sidney Bristow in "Alias", il primo vero telefilm del genere).
Il periodo compreso tra le due guerre vide l’emergere dell’inquietante movimento nazista, generando tutta una serie di pellicole sull’argomento (peraltro già trattato sia da Lang che da Hitchcock) quali "Confessioni di una spia nazista" (1939) di Anatole Litvak, "Sesta colonna" (1942) di Vincent Sherman, "Operazione Cicero" (1952) di Joseph Mankiewcz , e l’intramontabile "Casablanca" (1942) diretto dal regista Michael Curtiz.
Con il secondo dopoguerra e l’affermarsi del comunismo, vennero proiettati sul grande schermo film che riproducevano il clima di paura che si stava delineando in quegli anni quali: "Feci il comunista per l’FBI" (1951) di Gordon Douglas, "Accadde a Berlino" (1953) di Carol Reed, "Arrivò l’alba" (1953) di Delmer Deves e "Topaz" di Alfred Hitchcock, una delle produzioni meno riuscite del Maestro del brivido. A questo punto arriviamo agli anni sessanta, periodo di gran risveglio culturale e soprattutto periodo d’oro per quanto riguarda il legame tra cinema e
letteratura. Quegli anni segnarono l’inizio della serie di film dedicata al mitico agente James Bond e di altre pellicole con protagonisti diversi
personaggi della letteratura spionistica quali "Il nostro agente all’Avana" (1960), dal romanzo di Graham Greene, "La spia che venne dal freddo" (1965), da romanzo di Le Carrè" e la trilogia dedicata al mitico agente Palmer, "Ipcress" (1965), "Funerale a Berlino" (1966), "Un cervello di un miliardo di dollari" (1967). Da non dimenticare l’insuperabile "Lawrence d’Arabia" (1962) , diretto David Lean, basato sul romanzo "I sette pilastri della saggezza" dell’omonimo scrittore. Con gli anni Settanta entrano in scena gli inquietanti intrecci relativi ai Servizi segreti deviati, proposti in film quali " Perché un assassino" (1974) e "Tutti gli uomini del Presidente" (1976) diretti entrambi da Alan J. Pakula (il secondo è
Friedric Forsith ("Dossier Odessa" e "Quarto Protocollo"). Tutte queste pellicole espongono le argomentazioni più diverse, legate al nazismo, alla guerra fredda, al conflitto israeliano-palestinese, e, ovviamente alle grandi organizzazioni criminali. particolarmente importante poiché ripercorre il "Caso Watergate" che portò alle dimissioni del presidente Nixon), "I tre giorni del Condor" (1975) di Sydney Pollack, e " Blow out" di Brian De Palma. Questi nuove pellicole ci dimostrano non solo come il nemico non sia più esterno, ma interno al proprio Paese, ma ci offrono anche l’immagine di una società basata sull’arrivismo e la corruzione. Tali tematiche si protrarranno fino agli anni Novanta, in film quali "JFK- Un caso ancora aperto" (1991) di Oliver Stone e "Nemico pubblico" (1998) di Tony Scott. Da non tralasciare "Ronin" (1998) , che pone in risalto l’amarezza di ex agenti segreti ormai allo sbaraglioe "Spy Game"(2002), incentrato sulla vicenda di un agente della CIA prossimo alla pensione che decide di tornare in azione per salvare un suo allievo. Gli ultimi trent’anni sono caratterizzati inoltre dalle trasposizioni cinematografiche di film basati sui romanzi di Graham Greene ("Il fattore umano"), Ken Follett ("La cruna dell’ago"), John Le Carrè ( "La tamburina", "La casa Russia", "Il Sarto di Panama") Tom Clancy, ("Caccia a Ottobre Rosso"" Giochi di potere", "Sotto il segno del pericolo", "Al vertice della tenzione"), Robert Ludlum ("Osterman Weekend", "Il ritorno delle aquile", "The Bourne Identity", "The Bourne Supremacy")
In Italia la produzione è scarsa ricordiamo alcuni film quali: "Matchless" di Alberto Lattuada, "Slalom" di Luciano Salce, "Kiss kiss…bang bang" (1966) di Duccio Tessari, "4..3..2..1…morte" (1967) di Primo Zeglio e "La forza del passato" (2002) di Piergiorgio Gay.
Ad essi possiamo aggiungere alcuni film parodia ispirati all’agente 007 ovvero "James Tont operazione U.N.O." (1965) e "James Tont: operazione DUE" (1966), interpretati da Lando Buzzanca e diretti dal regista Bruno Corbucci. Da non dimenticare infine altre pellicole con protagonisti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, risalenti più o meno allo stesso periodo .
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