Il romanzo di avventura è un genere letterario che nasce nel XVIII secolo e che narra di viaggi in terre lontane e quindi celebra il coraggio e l'ingegno umano.
È possibile ritrovare in molte opere dell'età antica alcune istanze che poi divennero peculiari del genere d'avventura. Già nell'Odissea di Omero il protagonista, Ulisse, mostra le caratteristiche che, diversi secoli dopo, diverranno tipiche del modello dell'avventuriero, come il desiderio di conoscere, l'attrazione verso l'ignoto, la voglia di evadere, il coraggio, l'accortezza e la lucidità.Dal poema omerico, la passione per l'avventura si trasferisce, dapprima, negli storiografi e nei viaggiatori greci, e poi nella particolare espressione narrativa del romanzo ellenistico, che cerca di soddisfare il gusto del meraviglioso, del fantastico e dell'esotico.
La narrativa medioevale si impregna dell'eco delle leggende classiche pagane, come nel caso del Roman de Troie, ma contemporaneamente sorgono le favole cristiane del ciclo bretone e quindi di Artù e Ginevra, di Tristano e Isotta, dei cavalieri della Tavola Rotonda. La civiltà feudale, pur nel suo declino, diffonde l'immagine dell'ideale cavalleresco, grazie alla complicità di un linguaggio universale che rieccheggia sia nelle corti sia nelle fiere paesane. Tra gli autori più rappresentativi figura sicuramente Chrétien de Troyes (XII secolo).
Altri importanti sono: l' Orlando furioso di Ludovico Ariosto, con la massiccia presenza dei temi dell'esplorazione, dell'ignoto e dell'azione; il Don Chisciotte di Cervantes ricco di satira e anticipazioni a tutto tondo; il Morgante di Luigi Pulci, nel quale l'ideale dell'eroe forte e gentile viene sostituito dalla figura dell'accattone alla ricerca dei beni primari per la sussistenza.
Dal genere epico-cavalleresco esce quindi il romanzo picaresco ben esemplificato dal Lazarillo de Tormes e la Spagna prende il posto della Francia alla guida del timone della letteratura innovativa.
Le prime opere che possono essere pienamente inserite nel genere del romanzo avventuroso furono scritte nell'Inghilterra settecentesca. È da ricordare anzitutto Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe, in cui l'isolamento forzato fa rinascere nel protagonista un profondo sentimento religioso. Al contrario, nei Viaggi di Gulliver (Gulliver's Travels), scritti dall'irlandese Jonathan Swift nel 1756, prevalgono l'intento satirico e un'amara constatazione dei difetti umani. Le spinte illuministiche e razionalistiche settecentesche, innalzando l'analisi intellettuale, mettono in secondo piano la sfera del fantastico e determinano un periodo di crisi per la letteratura avventurosa, costringendo gli autori del genere a rifugiarsi, per lo più, sotto l'impronta della satira e quindi a ricercare una sorta di "contaminazione" di genere.
I grandi scrittori di romanzi d’avventura hanno la capacità di stimolare nel lettore uno stato di tensione e di emozionante attesa rispetto allo sviluppo della vicenda. Al lettore risulterà spontaneo immedesimarsi con il protagonista compiendo gesti eroici e sconfiggendo i nemici.
Tra i principali autori di questo secolo sono da ricordare:Jules Verne (Viaggio al centro della Terra, Ventimila leghe sotto i mari, I figli del capitano Grant, L'isola misteriosa e molti altri)
Emilio Salgari (Il corsaro nero, I pirati della Malesia, Le tigri di Mompracem, I misteri della jungla nera, v. ciclo indo-malese)
Robert Louis Stevenson (L'isola del tesoro, Il ragazzo rapito)
Herman Melville (Moby Dick)
Mark Twain (Le avventure di Tom Sawyer)
Edmondo De Amicis ( Cuore )
J.R.Kipling ( Il libro della giungla , Il secondo libro della giungla , Capitani coraggiosi , Kim 1901).
Ferenc Molnar ( i ragazzi della via Pal )
Joseph Conrad ( Un Reietto delle isole ,Il negro del Narciso , Gioventù ,Cuore di Tenebra, Lord Jim)
H.G.Wells ( La macchina del tempo , la visita meravigliosa , l'uomo invisibile , il primo uomo sulla luna )
V.B.Ibanez ( Sangue e Arena, I Quattro Cavalieri dell'Apocalisse )
Jack London (Il Lupo dei mari , Zanna Bianca , Martin Eden,L'avventura,La valle della luna, il Richiamo della Foresta ...)
Walter Scott ( Ivanoe )
Hector Malot ( Senza Famiglia )
Miguel de Cervantes
Nato a Alcalá-de-Henares nel 1547, quarto di sette figli di un modesto chirurgo- cerusico. Trascorse l'infanzia e l'adolescenza tra Valladolid, Salamanca, Sevilla, Madrid. A Madrid nel 1569 Juan López incluse in una sua relazione alcune poesie di Cervantes, definendone l'autore "il nostro caro e amato discepolo". E' l'unica testimonianza che si ha su una sua educazione a contatto con ambienti umanistici. Già dal 1568 Cervantes era in Italia al seguito di Giulio Acquaviva: era fuggito dalla Spagna per evitare una condanna al taglio della mano destra e a dieci anni di esilio, per aver ferito un tale Antonio de Segura. In Italia fu cortigiano e poi soldato. La scelta della carriera militare lo fa partecipare alla battaglia di Lepanto, nel 1571: imbarcato sulla galera 'Marquesa', volle combattere malgrado le cattive condizioni di salute, fu ferito al petto e alla mano sinistra (di cui perse l'uso). Nel 1572 è nella spedizione navale di Navarino, nel 1573 alla presa di Biserta e di Tunisi. Nel 1573 risiede in Italia. Due anni dopo si imbarca a Napoli sulla galera 'Sol' per raggiungere la Spagna; la nave si staccò dal grosso del convoglio, fu assalita da tre navi corsare turche presso il delta del Rodano, Cervantes fu catturato e condotto a Algeri dove fu venduto come schiavo e rimase cinque anni. Cercò per quattro volte di scappare, inutilmente. Il 24 ottobre 1580 fu riscattato e si im barcò per la Spagna. Appena arrivato, si recò in Portogallo dal re Filippo II. Ottenne un incarico da svolgere a Orano. Al ritorno tentò, invano, di partire per l'america.
Nel 1584 sposa Catalina de Salazar y Palacios. Fino al 1600 abita a Sevilla, percorrendo l'Andalusia come commissario per la fornitura di viveri per l'Invincible Armada. Il fallimento di un banchiere lo coinvolse, gli procurò la scomunica e il carcere a Sevilla, nel 1602. Scarcerato, si stabilì a Valladolid. Ingiustamente sospettato di aver ucciso un cavaliere, è di nuovo incarcerato per breve periodo, mentre le due sorelle e la figlia Isabel sono sospettate di scarsa moralità . Per seguire la corte di Filippo II si trasferisce a Madrid. Qui, nonostante gli stenti, scrisse buona parte e il meglio della sua vasta produzione.
Morì a Madrid il 23 aprile 1616.
Cervantes iniziò la carriera letteraria con il racconto pastorale La Galatea (La Galatea, 1585).
Maggiormente importanti i dodici Racconti esemplari (Novelas ejemplares, 1613). Si tratta di racconti con finalità d'insegnamento, ma in cui il pedagogismo e la moralità non decadono mai in didascalismo né in moralismo
Riassunto "Don Chisciotte della Mancia"
Titolo originale: El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha Data di composizione: 1602 (stando a ciò che l'autore dice nel Prologo) Data di pubblicazione: La prima parte del romanzo fu pubblicata a Madrid nel 1605 e divisa in 52 capitoli; la seconda parte, invece, fu pubblicata nel 1615 e divisa in 74 capitoli. Narratore: Il narratore è lo stesso autore. Egli è esterno alla storia ma con facoltà di giudizio.
La demitizzazione del mondo cavalleresco costituisce un aspetto costante del Don Chisciotte, un hidalgo ( nobile ) di provincia e grande divoratore di romanzi cavallereschi, che perde il lume della ragione e il senso della realtà. Siamo di fronte a una sistematica parodia della materia cavalleresca.
Come un cavaliere errante, il protagonista compie il suo viaggio, la sua ricerca della gloria e dell’avventura, ma i risultati sono grotteschi e paradossali .
Nelle sue avventure abbiamo la percezione allucinata della realtà, e si assiste ad un contrasto forte tra l’esistente e lo stravolgimento del protagonista.
La vicenda principale è costituita dalla narrazione dei viaggi del protagonista che per tre volte lascia il suo villaggio per poi tornarvi.
I primi due viaggi sono narrati nella Prima parte, l'ultimo nella Seconda.
Nella trama principale s'inseriscono interrompendola molti episodi, vere e proprie novelle all'interno del romanzo (per es. la storia di Crisostomo e Marcela o quella di Cardenie e Lucinda).
Primaparte (composta nel 1605, capp. I- VI). In un anonimo paese della Mancia vive Alonso Quijana, un hidalgo appassionato lettore di romanzi cavaliereschi.
Tale passione si trasforma col tempo in una vera ossessione, e giunto alla soglia dei cinquant'anni egli decide di rinnovare le gesta dei cavalieri erranti, nell'intento di aiutare i deboli e sconfiggere i prepotenti. Assume il nome di Don Chisciotte della Mancia, ribattezza il suo magro cavallo Ronzinante, si sceglie una dama nella figura di una giovane contadina, cui muta il nome di Aldonza Lorenzo in quello più prezioso di Dulcinea del Toboso, e parte alla ventura. In una locanda, che nella sua follia scambia per un castello, pretende dall'oste di essere ordinato cavaliere. All'alba soddisfatto riparte e lungo il cammino prima impedisce a un contadino di frustare il pecoraio, che péro, allontanatosi Don Chisciotte, prenderà una doppia razione di bastonate, poi vuole imporre ad alcuni mercanti di lodare la bellezza di Dulcinea e ne esce carico di botte. Stremato, è raccolto da un contadino che a dorso d'un mulo lo riporta al paese, dove il parroco, il barbiere, la governante l'attendono. (capp. VII-LII) Don Chisciotte riesce a convincere, col miraggio di un'isola da governare, il povero contadino Sancio Panza a fargli da scudiere. Nella notte, fatte le provviste, partono per andare incontro a mille avventure che ripetono uno stesso schema:
Don Chisciotte scambia la realtà per le proprie fantasticherie e disilluso ne attribuisce la responsabilità a un maligno incantatore. Così il cavaliere assale dei mulini a vento scambiati per giganti, combatte un gregge di pecore e montoni che gli paiono eserciti nemici, irrompe in un pacifico corteo funebre per impedire il trafugamento d'un nobile cavaliere, prende con la forza la bacinella di un barbiere che gli pare l'elmo di Mam-brino. In mezzo a queste avventure, Chisciotte e Sancio vengono ospitati da alcuni caprai e durante la cena il cavaliere incanta gli ospiti con un racconto sull'età dell'oro e ascolta la storia della tragica morte, per amore, di Crisostomo rifiutato da Marcela.
Spinto da un astratto spirito di giustizia il cavaliere libera alcuni prigionieri mentre vengono condotti sulle galere del re e quando vuole che prestino omaggio a Dulcinea viene preso a pietrate. Su consiglio di Sancio, che teme le reazioni della giustizia in seguito a questa avventura, si ritira nella Sierra Morena.
Qui incontra il giovane Cardenio, folle d'amore per Lucinda che gli preferisce Fernando, che per lei ha abbandonato Dorotea. Le vicende sentimentali di queste due coppie s'intrecciano ora con quelle di Don Chisciotte, che deciso a fare penitenza nei boschi, come Amadigi, si aggira nudo tra gli alberi. Tornato al paese, Sancio, il parroco e il barbiere decidono di riportarlo a casa con uno stratagemma. Dorotea finge di essere la Principessa Micomicona e chiede aiuto al cavaliere contro un gigante che minaccia il suo regno.
Don Chisciotte non esita e in una locanda affronta degli otri di vino scambiati per il terribile gigante. Finalmente dopo altre avventure Don Chisciotte torna a casa. Parte Seconda (composta nel 1615, capp. I-LXIV) Sancio rivela al padrone che è apparso un libro El ingegnoso hidalgo Don Quijote de la Mancia che narra le sue avventure. Inorgoglito Don Chisciotte decide di ripartire. Incontra il Cavaliere del Bosco che lo sfida a duello.
Don Chisciotte ha la meglio e riconosce in lui il baccelliere Carrasco che intendeva così ricondurlo a casa. Don Chisciotte e Sancio si rimettono in viaggio diretti a Saragozza. Attraversano l'Ebro su quella che a loro sembra una nave incantata, poi incontrano una bella dama che li conduce al suo palazzo. Qui Don Chisciotte e Sancio sono vittime di una complessa trama di burle: l'apparizione di mago Merlino; la richiesta d'aiuto della contessa Trifaldi per liberare un re e una principessa trasformati in scimmia e coccodrillo; il viaggio verso l'isola Candaya su Clavilegno, un cavallo di legno; il finto amore di Altesidora per il cavaliere; il governatorato di Sancio a Barataria, l'isola immaginaria che è in realtà un semplice villaggio aragonese. I due infine ripartono diretti non più a Saragozza ma a Barcellona per contraddire il falso racconto delle loro avventure che li vuole appunto a Saragozza. A Barcellona il Cavaliere della Bianca Luna (ancora Carrasco) sfida a duello Don Chisciotte e lo vince. Gli impone quindi di tornare al paese. Sconfitto e malinconico Don Chisciotte si avvia verso casa, dove lo prende una febbre altissima. Dopo un lungo sonno si sveglia rinsavito e, sentendo ormai vicina la fine, rinnega le sue imprese e fa testamento col nome di Alonso Quijano detto "il Buono".(Tratto da l'Enciclopedia della Letteratura, Istituto Geografico De Agostini)
Nel romanzo, troviamo due mondi, due universi "nettamente" separati: da un lato il mondo ideale di Don Chisciotte, fatto di valori e aspirazioni eroiche, dall’altro quello concreto e aderente alla realtà contemporanea, con le sue luci e le sue ombre, privo, ma forse solo in apparenza, di valori e nobili tensioni.Il romanzo è una delle prime grandi testimonianze di quel conflitto tra coscienza e vita che segna la nascita dell’età moderna.
Nato a Alcalá-de-Henares nel 1547, quarto di sette figli di un modesto chirurgo- cerusico. Trascorse l'infanzia e l'adolescenza tra Valladolid, Salamanca, Sevilla, Madrid. A Madrid nel 1569 Juan López incluse in una sua relazione alcune poesie di Cervantes, definendone l'autore "il nostro caro e amato discepolo". E' l'unica testimonianza che si ha su una sua educazione a contatto con ambienti umanistici. Già dal 1568 Cervantes era in Italia al seguito di Giulio Acquaviva: era fuggito dalla Spagna per evitare una condanna al taglio della mano destra e a dieci anni di esilio, per aver ferito un tale Antonio de Segura. In Italia fu cortigiano e poi soldato. La scelta della carriera militare lo fa partecipare alla battaglia di Lepanto, nel 1571: imbarcato sulla galera 'Marquesa', volle combattere malgrado le cattive condizioni di salute, fu ferito al petto e alla mano sinistra (di cui perse l'uso). Nel 1572 è nella spedizione navale di Navarino, nel 1573 alla presa di Biserta e di Tunisi. Nel 1573 risiede in Italia. Due anni dopo si imbarca a Napoli sulla galera 'Sol' per raggiungere la Spagna; la nave si staccò dal grosso del convoglio, fu assalita da tre navi corsare turche presso il delta del Rodano, Cervantes fu catturato e condotto a Algeri dove fu venduto come schiavo e rimase cinque anni. Cercò per quattro volte di scappare, inutilmente. Il 24 ottobre 1580 fu riscattato e si im barcò per la Spagna. Appena arrivato, si recò in Portogallo dal re Filippo II. Ottenne un incarico da svolgere a Orano. Al ritorno tentò, invano, di partire per l'america.
Nel 1584 sposa Catalina de Salazar y Palacios. Fino al 1600 abita a Sevilla, percorrendo l'Andalusia come commissario per la fornitura di viveri per l'Invincible Armada. Il fallimento di un banchiere lo coinvolse, gli procurò la scomunica e il carcere a Sevilla, nel 1602. Scarcerato, si stabilì a Valladolid. Ingiustamente sospettato di aver ucciso un cavaliere, è di nuovo incarcerato per breve periodo, mentre le due sorelle e la figlia Isabel sono sospettate di scarsa moralità . Per seguire la corte di Filippo II si trasferisce a Madrid. Qui, nonostante gli stenti, scrisse buona parte e il meglio della sua vasta produzione.
Morì a Madrid il 23 aprile 1616.
Cervantes iniziò la carriera letteraria con il racconto pastorale La Galatea (La Galatea, 1585).
Maggiormente importanti i dodici Racconti esemplari (Novelas ejemplares, 1613). Si tratta di racconti con finalità d'insegnamento, ma in cui il pedagogismo e la moralità non decadono mai in didascalismo né in moralismo
Riassunto "Don Chisciotte della Mancia"
Titolo originale: El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha Data di composizione: 1602 (stando a ciò che l'autore dice nel Prologo) Data di pubblicazione: La prima parte del romanzo fu pubblicata a Madrid nel 1605 e divisa in 52 capitoli; la seconda parte, invece, fu pubblicata nel 1615 e divisa in 74 capitoli. Narratore: Il narratore è lo stesso autore. Egli è esterno alla storia ma con facoltà di giudizio.
La demitizzazione del mondo cavalleresco costituisce un aspetto costante del Don Chisciotte, un hidalgo ( nobile ) di provincia e grande divoratore di romanzi cavallereschi, che perde il lume della ragione e il senso della realtà. Siamo di fronte a una sistematica parodia della materia cavalleresca.
Come un cavaliere errante, il protagonista compie il suo viaggio, la sua ricerca della gloria e dell’avventura, ma i risultati sono grotteschi e paradossali .
Nelle sue avventure abbiamo la percezione allucinata della realtà, e si assiste ad un contrasto forte tra l’esistente e lo stravolgimento del protagonista.
La vicenda principale è costituita dalla narrazione dei viaggi del protagonista che per tre volte lascia il suo villaggio per poi tornarvi.
I primi due viaggi sono narrati nella Prima parte, l'ultimo nella Seconda.
Nella trama principale s'inseriscono interrompendola molti episodi, vere e proprie novelle all'interno del romanzo (per es. la storia di Crisostomo e Marcela o quella di Cardenie e Lucinda).
Primaparte (composta nel 1605, capp. I- VI). In un anonimo paese della Mancia vive Alonso Quijana, un hidalgo appassionato lettore di romanzi cavaliereschi.
Tale passione si trasforma col tempo in una vera ossessione, e giunto alla soglia dei cinquant'anni egli decide di rinnovare le gesta dei cavalieri erranti, nell'intento di aiutare i deboli e sconfiggere i prepotenti. Assume il nome di Don Chisciotte della Mancia, ribattezza il suo magro cavallo Ronzinante, si sceglie una dama nella figura di una giovane contadina, cui muta il nome di Aldonza Lorenzo in quello più prezioso di Dulcinea del Toboso, e parte alla ventura. In una locanda, che nella sua follia scambia per un castello, pretende dall'oste di essere ordinato cavaliere. All'alba soddisfatto riparte e lungo il cammino prima impedisce a un contadino di frustare il pecoraio, che péro, allontanatosi Don Chisciotte, prenderà una doppia razione di bastonate, poi vuole imporre ad alcuni mercanti di lodare la bellezza di Dulcinea e ne esce carico di botte. Stremato, è raccolto da un contadino che a dorso d'un mulo lo riporta al paese, dove il parroco, il barbiere, la governante l'attendono. (capp. VII-LII) Don Chisciotte riesce a convincere, col miraggio di un'isola da governare, il povero contadino Sancio Panza a fargli da scudiere. Nella notte, fatte le provviste, partono per andare incontro a mille avventure che ripetono uno stesso schema:
Don Chisciotte scambia la realtà per le proprie fantasticherie e disilluso ne attribuisce la responsabilità a un maligno incantatore. Così il cavaliere assale dei mulini a vento scambiati per giganti, combatte un gregge di pecore e montoni che gli paiono eserciti nemici, irrompe in un pacifico corteo funebre per impedire il trafugamento d'un nobile cavaliere, prende con la forza la bacinella di un barbiere che gli pare l'elmo di Mam-brino. In mezzo a queste avventure, Chisciotte e Sancio vengono ospitati da alcuni caprai e durante la cena il cavaliere incanta gli ospiti con un racconto sull'età dell'oro e ascolta la storia della tragica morte, per amore, di Crisostomo rifiutato da Marcela.
Spinto da un astratto spirito di giustizia il cavaliere libera alcuni prigionieri mentre vengono condotti sulle galere del re e quando vuole che prestino omaggio a Dulcinea viene preso a pietrate. Su consiglio di Sancio, che teme le reazioni della giustizia in seguito a questa avventura, si ritira nella Sierra Morena.
Qui incontra il giovane Cardenio, folle d'amore per Lucinda che gli preferisce Fernando, che per lei ha abbandonato Dorotea. Le vicende sentimentali di queste due coppie s'intrecciano ora con quelle di Don Chisciotte, che deciso a fare penitenza nei boschi, come Amadigi, si aggira nudo tra gli alberi. Tornato al paese, Sancio, il parroco e il barbiere decidono di riportarlo a casa con uno stratagemma. Dorotea finge di essere la Principessa Micomicona e chiede aiuto al cavaliere contro un gigante che minaccia il suo regno.
Don Chisciotte non esita e in una locanda affronta degli otri di vino scambiati per il terribile gigante. Finalmente dopo altre avventure Don Chisciotte torna a casa. Parte Seconda (composta nel 1615, capp. I-LXIV) Sancio rivela al padrone che è apparso un libro El ingegnoso hidalgo Don Quijote de la Mancia che narra le sue avventure. Inorgoglito Don Chisciotte decide di ripartire. Incontra il Cavaliere del Bosco che lo sfida a duello.
Don Chisciotte ha la meglio e riconosce in lui il baccelliere Carrasco che intendeva così ricondurlo a casa. Don Chisciotte e Sancio si rimettono in viaggio diretti a Saragozza. Attraversano l'Ebro su quella che a loro sembra una nave incantata, poi incontrano una bella dama che li conduce al suo palazzo. Qui Don Chisciotte e Sancio sono vittime di una complessa trama di burle: l'apparizione di mago Merlino; la richiesta d'aiuto della contessa Trifaldi per liberare un re e una principessa trasformati in scimmia e coccodrillo; il viaggio verso l'isola Candaya su Clavilegno, un cavallo di legno; il finto amore di Altesidora per il cavaliere; il governatorato di Sancio a Barataria, l'isola immaginaria che è in realtà un semplice villaggio aragonese. I due infine ripartono diretti non più a Saragozza ma a Barcellona per contraddire il falso racconto delle loro avventure che li vuole appunto a Saragozza. A Barcellona il Cavaliere della Bianca Luna (ancora Carrasco) sfida a duello Don Chisciotte e lo vince. Gli impone quindi di tornare al paese. Sconfitto e malinconico Don Chisciotte si avvia verso casa, dove lo prende una febbre altissima. Dopo un lungo sonno si sveglia rinsavito e, sentendo ormai vicina la fine, rinnega le sue imprese e fa testamento col nome di Alonso Quijano detto "il Buono".(Tratto da l'Enciclopedia della Letteratura, Istituto Geografico De Agostini)
Nel romanzo, troviamo due mondi, due universi "nettamente" separati: da un lato il mondo ideale di Don Chisciotte, fatto di valori e aspirazioni eroiche, dall’altro quello concreto e aderente alla realtà contemporanea, con le sue luci e le sue ombre, privo, ma forse solo in apparenza, di valori e nobili tensioni.Il romanzo è una delle prime grandi testimonianze di quel conflitto tra coscienza e vita che segna la nascita dell’età moderna.
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