domenica 9 ottobre 2011

C' ERA UNA VOLTA ....LE " NOIR "


Il noir o romanzo nero (noir fiction in inglese, roman noir o polar in francese) è, in letteratura, un sottogenere del giallo, apparso negli Stati Uniti nella prima metà del 1800 per opera di scrittori come Edgar Allan Poe.
Storicamente, per una corretta classificazione, bisogna però dire che il noir non va confuso con il romanzo nero in senso classico e il romanzo gotico proliferati tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo (Horace Walpole con Il castello di Otranto), narrazione macabra inglese che si colloca all'origine del giallo anche se infarcita di elementi soprannaturali (Ann Radcliffe con I misteri di Udolpho anticipa l'enigma della camera chiusa).
Noir, termine francese che significa nero, rappresenta il lato oscuro della realtà, il riflesso di una società che inizia ad interrogarsi, a mettersi in discussione, a sottoporre a revisione l’aura che circonda le sue istituzioni, i suoi protagonisti al di sopra di ogni sospetto. 
Spesso e tradizionalmente tenuto distinto o addirittura contrapposto al giallo, il noir rappresenta l'altra faccia della storia di un crimine, quella vista dalla parte del criminale o dalla parte di chi vi è coinvolto senza volerlo; inoltre lo scopo del libro non è soltanto di raccontare e risolvere un crimine, ma portare il lettore  a dover riflettere, rispetto a ciò che ha letto, sulla realtà che gli sta intorno, ad analizzare il mondo che lo circonda in base alle informazioni che riesce a raccogliere dalla storia. La soluzione del crimine passa quasi in secondo piano.
Il noir tende ad avere più un antieroe come protagonista,e  la differenza tra i finali  rende i due generi ,diversi tra loro per quanto facilmente miscibili.
Il finale del giallo classico è consolatorio, la soluzione del giallo riporta allo status quo, al ristabilimento dell'ordine. Il finale di un noir è poco consolatorio, a volte capita addirittura che non esista un finale o che non ci sia soluzione al romanzo.
Questo nuovo genere è il risultato di un'evoluzione della letteratura gialla nel XX secolo e di due scuole in particolare :

LA SCUOLA DEL «NOIR» FRANCESE:
Legata   alla scuola realistica ,considera come suo  precursore  L. Malet, che nei suoi numerosi romanzi (La vita è uno schifo, 1942; Nodo alle budella, 1943; Il sole non è per noi, 1943) e nella serie dedicata alle disincantate inchieste dell'investigatore privato Nestor Burma (1943-83), ha raccontato storie cupe e inquietanti dalla forte vena pessimistica.
Nerissime sono le storie di narratori francesi successivi come P. Boileau e Th. Narcejac (I diabolici, 1952; La donna che visse due volte, 1954) e piccoli classici ambientati nel mondo della malavita come Grisbi (1953) di A. Simonin, la serie di «Rifili» (iniziata ne11953 con Du Rififi chez les hommes,1953), e Il clan dei siciliani (1967) di A. Le Breton, Il buco (1957) e li secondo soffio (1967) di J. Giovanni, Lo spione (1957) di P. Lesou. Tra i contemporanei che hanno ulteriormente ampliato lo spettro narrativo vanno citati: F. Dard (creatore delle adrenaliche e strampalate inchieste del commissario San Antonio), J.-P. Manchette, P. Raynall, F. Vargas, D. Daeininckx.


IL «NOIR» AMERICANO
Gli anni Cinquanta hanno visto crescere il noir statunitense grazie a due grandi maestri: D. Goodis (Strada senza ritorno, 1954; Sparate sul pianista, 1956) e J. Thompson (In fuga, 1954; L'assassino che è in me, 1962). Negli stessi anni C.B. Himes introduce l'elemento multietnico in storie dense di ironia e di violenza (1957-1969), di cui sono protagonisti i poliziotti di colore Coffin Ed e Grave Digger Jones.

L'arrivo al cinema di personaggi come l'ispettore Tibbs (1967) e il detective Shaft (1971) porterà alla ribalta la black exploitation e la presenza di poliziotti di colore resterà costante nel tempo grazie al contributo di autori come W. Mosley. A raccontare le vicende dei nativi d'America in chiave poliziesca ci pensa invece, a partire dagli anni Settanta, T. Hillermann con il ciclo dei suoi poliziotti navajos Joe Leaphorn e Jim Chee.
 Nella narrativa successiva, l'incontro tra le regole formali del romanzo-enigma e il costrutto meno codificato del noir ha prodotto storie in cui prevalgono l'analisi psicologica e una fondamentale ambivalenza del bene e del male.
In autori come J. Ellroy (Le strade dell'innocenza, 1984) o R. Rendell (La morte non sa leggere, 1977) il lato oscuro della psiche che si manifesta nel delitto pervade l'intera esperienza;
il racconto si gioca su reazioni contraddittorie di fascinazione e orrore che spiegano tra l'altro la fortuna di opere imperniate sulla figura del serial killer.
Il moltiplicarsi inestricabile di congiure e inganni del potere, la compromissione e la corruzione sono d'altra parte gli elementi privilegiati di sottogeneri di successo come il legal thriller (J. Grisham, S. Turow, B. Meltzer, P.Cornwell).
 Negli USA hanno proseguito con successo i percorsi dell'hard-boiled autori come Ch. Willeford, L. Block, S. Kaminsky, M. Connelly, D. Lehane, R. Crais, J.R Lansdale, J.L. Burke, J. Sallis, B. Eisler proponendo poliziotti e investigatori privati che indagano con occhio cinico il malessere della società americana.

IN ITALIA

 il primo noir italiano di larga diffusione è senza dubbio Venere privata (1966) di G. Scerbanenco. Non nuovo al genere (all'inizio degli anni Quaranta aveva scritto sei romanzi con l'investigatore Arthur Jelling di Boston), Scerbanenco diventa un modello imprescindibile grazie al ciclo della «Milano nera» (il cui protagonista è l'ex medico radiato dall'ordine Duca Lamberti), portando per la prima volta alla luce con toni realistici i delitti e le tensioni di un'Italia in rapido cambiamento.
 Dopo Scerbanenco, il giallo e il noir italiani assumono piena padronanza narrativa e si concentrano sulle città: la Milano raccontata negli anni Settanta da A. Pena e poi da R. Olivieri, A.G. Pinketts, P. Colaprico, G. Biondillo, S. Dazieri; la Napoli di A. Veraldi, e poi quella di G. Ferrandino, P. Lanzetta, M. Siviero, U. Mazzotta; la Bologna di L. Macchiavelli, ma anche quella di C. Lucarelli, G. Rigosi, L. Marzaduri; la Torino descritta da Fruttero & Lucentini e poi esplorata da B. Gambarotta, P. Soria e M. Oggero; la Firenze anni Cinquanta-Sessanta rievocata da M. Vichi; la Palermo di S. Piazzese e G. Savatteri; la Genova di A. Fassio e B. Morchio; il Nordest (in cui si incontrano la criminalità e i traffici commerciali e industriali) di M. Carlotto. Un'attenzione particolare per i delitti di provincia accomuna scrittori dalle diverse sensibilità come A. Perissinotto, M. Bettini, M. Coloretti, V. Varesi, L. Guicciardi, R. Valentini, G. Pederiali. Delitti efferati e brutali si consumano nella Sardegna arcaica, terra dove vigono tacite leggi ancestrali, riscoperta da G. Todde e M. Fois. Sul versante dei thriller giudiziari sono N. Filastò e G. Carofiglio a raccogliere grande successo in Italia e all'estero con i rispettivi avvocati, il toscano Scalzi e il barese Guerrieri. Tra i giallisti che maggiormente hanno dato spazio al giallo storico, oltre all'exploit di U. Eco con Il nome della rosa (1980) entrato nelle classifiche dei best-seller internazionali, spiccano G. Leoni, B. Pastor, V. Montaldi, L Gori, C. Augias, D. Comastri Montanari, e i già citati Lucarelli e Macchiavelli (anche in coppia con il cantautore F. Guccini nelle storie del maresciallo Santovito). Apprezzato autore di thriller si rivela a sorpresa un personaggio dello spettacolo come G. Faletti in romanzi dal ritmo serrato (Io uccido, 2002) che spaziano da Montecarlo all'Arizona; grandissimo successo ha ottenuto anche G. De Cataldo con Romanzo criminale (2002), nel quale racconta le vicende della banda della Magliana in un'opera che mette a nudo il tessuto sociale italiano, mostrando i rapporti fra criminalità e politica. Non solo i magistrati (Carofiglio, De Cataldo), ma anche i poliziotti (P. Di Cara, M. Matrone, M. Giuttari, P. Silvis) hanno portato la loro conoscenza diretta delle indagini e del sistema giudiziario italiano in storie dal marcato sapore realistico.

 Non mancano, anche in Italia, autrici di noir: tra loro, si segnalano N. Vallorani, B. Garlaschelli, G. Verasani, C. Salvatori.
 Con La forma dell'acqua (1994) lo scrittore siciliano A. Camilleri ha dato avvio alla fortunatissima serie del commissario Salvo Montalbano, protagonista di gialli nei quali la felice elaborazione di un linguaggio personalissimo, che intreccia italiano e dialetto siciliano, si accompagna alla creazione di un personaggio intenso, le cui vicende personali appassionano quanto la reinvenzione di molte situazioni classiche del poliziesco. La forte caratterizzazione dei personaggi, spesso raccontati con tratti di umana ironia, e la vivida ambientazione siciliana (con l'evocazione di paesaggi, umori, tipi, profumi, sapori che molto deve a M. Vàzquez Montalbàn) hanno fatto la fortuna di queste storie tradotte in tutto il mondo, con le quali Camilleri ha creato una maschera perfetta per raccontare l'Italia contemporanea, trasformando il paese inventato di Vigata in uno dei luoghi più conosciuti dell'immaginario poliziesco.
Il fenomeno Noir non può essere ascritto alla forma letteraria, ma converge in altri palcoscenici audiovisivi, dove i suoi codici stilistici scovano altre modalità di rappresentazione ,soprattutto nel cinema , già a partire degli anni '50 in Francia ,i primi saranno Duvivier, Renoir, Carné, Chabrol, Clouzot, Melville ammirati dagli americani (si pensi ai remake di "Pépé le moko", "Le salaire de la peur") che ne seguiranno le orme , ma solo intorno agli anni '60, con  la politica dei B movies portata avanti dalle majors (Rko, Warner, Fox)  con film che consentivano, per i loro bassi costi, di sperimentare, di fuoriuscire dai canoni ufficiali ; sino ad arrivare agli anni 80 e 90 con registi come De Palma (in Taxi Driver) o Q.Tarantino . In Italia , invece , ricordiamo una figura istrionica come Dario Argento. Il NOIR oggi è il genere narrativo più popolare, amato dai giovani per il gusto della trasgressione e per il suo inguaribile romanticismo.

E’ il genere che meglio interpreta la modernità e le ombre della nostra società. Uno stile imitato e adottato da sempre più dai comunicatori, per la sua alta capacità seduttiva.Particolarmente calzante la definizione data da Giorgio Gosetti, giornalista, critico cinematografico, patron del Noir in Festival di Courmayeur,: "Il noir non è un genere. È un colore, uno stato d'animo, una sensazione. Il noir più che indicare un genere specifico designa un tono generale, una serie di motivi, un insieme di sottogeneri".

 Dal 1992 il Festival  di Courmayeur , premia sia le opere letterarie , con uno speciale Premio Chandler ricevuto dai migliori nomi della letteratura contemporanea del genere come: Fruttero & Lucentini, Elmore Leonard, Ed McBain, P.D. James, John le Carré, John Grisham, Andrew Vacchs, Mickey Spillane, Alicia Giménez-Bartlett, Michael Connelly, James Crumley, James Grady, Ian Rankin, Leonardo Padura Fuentes, George P. Pelekanos, Scott Turow, Andrew Vacchs. Ma anche Quentin Tarantino, Chris Carter, Arturo Perez-Reverte e Farley Granger .
Sia quelle cinematografiche : nella sua lunga tradizione di scoperte e riscoperte di autori, nuovi o già conosciuti, nell’ambito del thriller, il festival ha proposto, in numerose retrospettive e omaggi, una visione completa del cinema di genere italiano dagli anni ’40 agli anni ’70, un nuovo sguardo su maestri del calibro di Alfred Hitchcock, Pierre Chenal, Orson Welles, William Friedkin, Robert Wise, e nuovi autori come Wes Craven, Sam Raimi, John Woo, Quentin Tarantino, Takashi Miike (1999: prima retrospettiva occidentale), Sabu e Park Chan-wook. ( vedi www.noirfest.com)

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