giovedì 29 settembre 2011

LUIS SEPULVEDA


Rimettendo in ordine tra gli scaffali della mia biblioteca mi è "scivolato" tra le mani, un romanzo che ho letto anni fa  e che mi ha molto appassionata " Il vecchio che leggeva romanzi d'amore " di L.  Sepulveda , uno dei miei  scrittori preferiti , per il suo stile  acuto ,  accattivante e pieno di passione .
 Nasce il 4 ottobre del 1949 in una camera d'albergo di Ovalle, nel Cile. I suoi genitori si ritrovarono lì perché messi in fuga a seguito di una denuncia (alla cui base c'erano ragioni politiche) emessa dal nonno materno nei confronti del genero. Così egli passa i primi anni della sua vita a Valparaìso, in compagnia del nonno paterno (l'anarchico andaluso - fuggiasco perchè condannato a morte - Gerardo Sepulveda Tapia, meglio conosciuto come Ricardo Blanco), dello zio Pepe (anch'egli anarchico), e di Salgari, Conrad e Melville, che ben presto gli trasmettono l'amore per la scrittura e per l'avventura.
Adolescente  si iscrive alla Gioventù comunista e diviene redattore del quotidiano "Clarìn". A soli vent'anni ottiene il Premio Casa de las Americas con il suo primo libro di racconti, "Crònicas de Pedro Nadie", e a seguire, una borsa di studio per corsi di drammaturgia della durata di cinque anni, presso l'Università Lomonosov di Mosca, ma vi  resta  solo 4 mesi , a causa della  sua relazione con la professoressa di letteratura slava e moglie del decano dell'Istituto ricerche marxiste ed  è così che la sua vita errabonda prende il via.
Ritorna in Cile, ma ha contrasti con il padre, viene allontanato dalla Gioventù comunista e così decide di militare tra le file dell'Ejercito de Liberacion Nacional in Bolivia; consegue il diploma di regista teatrale, allestisce spettacoli, scrive racconti, lavora alla radio, diviene responsabile di una cooperativa agricola, entra a far parte del partito socialista e della guardia personale di Salvador Allende.
 Sono anni felici per Sepulveda: "I mille giorni del Governo Popolare furono duri, intensi, sofferti e felici. Dormivamo poco. Vivevamo ovunque e in nessun posto. [...] Noi si che abbiamo avuto una gioventù, e fu vitale, ribelle, anticonformista, incandescente, perché si forgiò nel lavoro volontario, nelle fredde notti di azione e propaganda.[...] Studiavamo, leggevamo Marx e Sartre, Gramsci e Ho Chi Minh, il Che e Willy Brandt, Marta Harnecker e Olof Palme [...]. Ascoltavamo i Quilapayun e Janis Joplin, cantavamo con Victor Jara, gli Inti-Illimani e i Mamas and Papas. Ballavamo con Hector Pavez e Margot Lodola, e i quattro ragazzi di Liverpool facevano sospirare i nostri cuori."
Con il colpo di stato del 1973 e la dittatura del generale Pinochet, Sepulveda viene catturato, interrogato, torturato. Per sette mesi resta chiuso in una cella della caserma di Tucapel, uno stanzino largo cinquanta centimetri, lungo un metro e mezzo, e così basso da non potersi mai alzare in piedi. Per due volte deve intervenire Amnesty International, che gli permette di essere scarcerato, e di commutare la condanna a morte in un esilio della durata di otto anni.
Invece di volare in Svezia, dove gli era stata promessa la cattedra di drammaturgia presso l'Università di Uppsala, Sepulveda scappa in Brasile e poi in Paraguay, quindi a Quito (Ecuador), dove riprende a far teatro e partecipa alla spedizione dell'UNESCO dedicata allo studio dell'impatto della civiltà sugli indios Shuar. Per sette mesi dunque vive in Amazzonia, esperienza che sarà alla base di un capolavoro, "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore". Dopo aver ottenuto la cittadinanza nicaraguese (sono gli anni in cui entra a far parte della Brigata Simon Bolivar) e aver vissuto ad Amburgo, dal 1982 al 1986 lavora con Greenpeace. Dal 1996 vive a Gijon, in Spagna, con la compagna Carmen, i figli, e il cane Zarko.
Nelle sue parole c'è l'amore per la Natura (Il vecchio che leggeva romanzi d'amore), la rabbia per l'Ingiustizia (Il potere dei sogni e Cronache dal Cono Sud), la passione per l'Avventura (Patagonia Express), la Dolcezza (Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare). Sa essere intenso ed ironico, scurrile e lirico.
"Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare" è stato trasposto in un film animato nel 1998 da Enzo D'Alò, ma ritroviamo il suo nome anche tra i titoli di coda di "Nowhere" (interpretato da Harvey Keitel) e di "Corazonverde", documentario di cui lo stesso Sepulveda è regista, insieme a Diego Meza.( da biografieonline.it)

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore

La storia del vecchio che vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana con la sola compagnia dei romanzi  prediletti " che parlavano d'amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare le barbarie umane " , ha appassionato tanti lettori in tutto il mondo. Ma il vero patrimonio di Antonio José Bolívar Proaño è una sapienza speciale, assorbita dalla grande foresta ai tempi in cui viveva immerso nel cuore della selva insieme agli indios shuar: un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che i gringos, capaci soltanto di sfruttare e distruggere, non sanno capire. Solo un uomo come lui può dunque adempiere al compito ingrato di inseguire e uccidere il tigrillo, il felino accecato dal dolore per lo sterminio dei suoi piccoli, che si aggira minaccioso per vendicarsi sull’uomo. Un canto d’amore dedicato all’ultimo luogo in cui la terra preserva intatta la sua verginità.
La storia di un uomo semplice e del suo rapporto con la natura rappresentata dalla giungla. Antonio come tanti suoi simili, in gioventù ha provato a dominarla quando, giovane colono, si è spinto in luoghi sperduti, ma ne è stato sconfitto ed ha perso tutto, compresa la cosa per lui più importante, l’amore di sua moglie. Accolto dalla tribù degli Shuar ne è diventato parte ed ha imparato ad rispettare le regole di quel mondo all’apparenza selvaggio e crudele, ma nella realtà fatto di sottili equilibri. Vive in solitudine in una capanna di canne in riva al fiume Nangaritza e da un senso alla sua esistenza leggendo romanzi d’amore. Il ritrovamento del cadavere di un uomo bianco e le accuse fatte ai giovani shuar che lo hanno ritrovato, spingono Antonio ad indossare la sua dentiera ed a confrontarsi con quei gringos arroganti e convinti di sapere ogni cosa per dimostrare loro che la morte è stata provocata dall’aggressione da parte di un tigrillo. Ma così come Antonio anche il felino ha perso tutto. I suoi cuccioli sono stati sterminati ed ora lui si aggira minaccioso, palpabile, presente con il suo sguardo di morte. La storia in se potrebbe apparire costruita su cose troppo semplici e forse scontate, ma come sempre nei libri di Sepulveda ciò che conta è la storia nella storia, quella non scritta ma suscitata dentro il lettore, il messaggio non va cercato nelle pagine ,ma nel nostro cuore.
..." Mentre questo romanzo veniva letto ; a Oviedo, dai membri della giuria che pochi giorni dopo gli avrebbero assegnato il Premio Tigre Juan , a molte migliaia di chilometri di distanza e di ignominia una banda di assassini armati - pagati da criminali ancor peggiori , che hanno abiti ben tagliati , unghie curate e dicono di agire in nome del progresso - uccideva uno dei più illustri difensori dell'Amazzonia , una delle figure più rilevanti e coerenti del Movimento Ecologico Universale .
Questo romanzo non potrà più arrivare tra le tue mani , Chico Mendes , caro amico di poche parole e molti fatti , ma il Premio Tigre Juan è anche tuo, e di tutti coloro che continueranno il tuo cammino
il nostro cammino collettivoin difesa di questo mondo , l'unico che abbiamo...." ( l'autore)

Ritratto di gruppo con assenza 


 è l’ultimo libro dell'autore , pubblicato in Italia nel 2010 ( ed. Guanda) il cui titolo originale è “Historias marginales II”, in cui  viene raccontata anche la genesi de " Il vecchio che leggeva romanzi d'amore " e del suo incredibile personaggio.
 Sepúlveda si trovava in Ecuador, nella foresta, insieme a uno shuar. Colti da un improvviso acquazzone, trovarono rifugio nella capanna sperduta di un vecchio, un vecchio che leggeva romanzi d’amore. Da allora, e per anni, questa figura vagò nella sua mente in attesa che una macchina da scrivere le depositasse sulle pagina scritta.
 Lo scrittore  si racconta e racconta viaggi ed esperienze vissute, più col piglio del narratore (o del cronista) che con quello del polemista, nonostante ci siano pagine dure, scritte con tono critico.
Al centro, come è inevitabile, la lontananza forzata dal suo Paese d’origine, il Cile, la guerriglia, i ritratti di personaggi che hanno lottato per la libertà, ma anche brevi storie, accenni a figure che in un certo senso hanno segnato la sua vita. Come quel ragazzo che un giorno, bussando alla sua porta, gli ha chiesto dei libri per la biblioteca del paese, o quel tale che, in un paesino a ottanta chilometri da Santiago del Cile, vive vagheggiando le sue invenzioni tanto ingegnose quanto bizzarre.
Ventiquattro racconti, più il primo che dà il titolo alla raccolta, compongono questo libro  permettono di apprezzare il gusto per le storie (perché, come scrive Sepúlveda, “a tutti piace raccontare storie”) e, soprattutto, hanno il pregio di aiutare a riflettere, grazie alla grande capacità dello scrittore di saper parlare al cuore del lettore e fargli guardare la realtà in un modo diverso.
Filo conduttore di questi racconti è proprio quell’assenza, annunciata fin da subito,  compagna di tutta la lettura : come ad esempio  nell'episodio che dà il titolo al libro, in cui racconta del suo ritorno in Cile( dopo la dittatura)e del ritrovamento di una vecchia foto ,che aveva conservato,che ritrae dei bambini e  che lui vuole ritrovarli, anni dopo, una dittatura dopo, per  scattare la stessa foto con gli stessi, ora cresciuti, ragazzini. Scoprirà che la miseria, l'oppressione hanno segnato quelle vite e trasformato quei bambini sorridenti, ingenui, in ragazzi vissuti, con il desiderio di scappare, già a quell'età senza più entusiasmi e in quella foto c'è anche un'assenza; Marcos spinto dalla fame e dalla disperazione, a quindici anni aveva scippato un sacchetto della spesa in un mercato e un “carabinero” gli aveva sparato mentre scappava colpendolo in testa.
In questi racconti di Sepùlveda ci sono piccoli episodi, il particolare ricordo, ma anche profonde riflessioni, amare, ma anche ironiche. C'è il ricordo continuo dell'orrore del golpe di Pinochet, la dittatura, i desaparecidos, le torture; “non si dimentica né si perdona”, ma anche l'amore per gli animali e per la natura. Racconti intimisti raccontati con la maestria, con la poesia che contraddistingue lo scrittore cileno e che con la sua penna sa far riflettere, indignare, ma anche commuovere.
Apro la porta e vedo un ragazzo […]. Subito spiega che non vuole né soldi né cibo, ma libri, perché nel suo quartiere stanno creando una biblioteca […]. Con lui se ne vanno L’armata a cavallo di Isaak Babel’, un romanzo di Andrea Camilleri, Il ladro di merendine, un altro di Alfonso Mateo-Sagasta, Ladri di inchiostro, e un paio di libri miei. Lo guardo allontanarsi sicuro e deciso. […]
“Ma… stai piangendo?” domanda la mia compagna.
“Certo, piango perché non tutto è perduto” le rispondo.
Non tutto è perduto: viene da sorridere con un sorriso amaro se si confronta la storia di questo ragazzo, con quella dal titolo Un vecchio che non mi piace, che è la storia di un italiano che ha rimpiazzato la serenità normalmente concessa dagli anni con un libertinaggio smisurato.
Leggete il libro per capire di chi si parla (non è difficile indovinare…).  Morale : L’assenza  di legalità... di giustizia.. di rispetto... di cultura...diventa qualcosa che fa male, anche per chi, come noi, spesso cerca nei libri un mondo migliore.


Ringraziamo Tamara per averci inviato la recensione

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