lunedì 23 febbraio 2015

DONNE NEL MITO : ELSA MORANTE



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                     ELSA  MORANTE





 
Nasce a Roma nel 1912 e trascorre la giovinezza in forti ristrettezze economiche
in seguito alle quali inizia a collaborare con riviste e giornali. Nel 1941 sposa Alberto Moravia ed entra a pieno titolo nel mondo letterario italiano pubblicando ‘Il gioco segreto’  edito Garzanti .
 Dopo la guerra ottiene il successo pubblicando ‘Menzogna e sortilegio’, edito Enaudi 1948 , con cui  vinse il Premio Viareggio insieme allo scrittore Palazzeschi.
Tra il 1951 e il 1952 Elsa Morante tenne alla radio anche una rubrica di critica cinematografica, che si concluse con le sue dimissioni a causa di un atto di censura subito dalla dirigenza RAI.
 L'interesse per il cinema, comunque, non scemò, anzi si rafforzò grazie all'amicizia con Pasolini.
 Elsa fece un'apparizione, un breve cameo nel ruolo di una detenuta, nel film Accattone, del 1961; inoltre, fu quasi sempre accanto a Pasolini durante la lavorazione dei suoi film degli anni Sessanta.
 Fu presente sul set di Il Vangelo secondo Matteo in qualità di aiuto-regista (non accreditata), e collaborò spesso, in forma anonima, alla realizzazione delle colonne sonore di questi film; l'unica colonna sonora che le sia stata accreditata, però, è quella di Medea (1969).
 Infine, di Elsa Morante sono le parole della ballata che un giullare canta, sulle note di Nino Rota, nel film Romeo e Giulietta (1968) di Franco Zeffirelli.
Il successivo romanzo di Elsa Morante, L'isola di Arturo, uscì in Italia nel 1957, sempre per Einaudi, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica (e vincendo il Premio Strega). Nel 1962 ne fu tratto anche un film omonimo, diretto da Damiano Damiani
Morante e Moravia si separarono nel 1961, senza però mai divorziare. Qualche anno prima Elsa Morante aveva avuto una burrascosa relazione con il regista Luchino Visconti, e in quei primi anni Sessanta si era legata al pittore newyorkese Bill Morrow (1936-1962), che morì precipitando da un grattacielo. Suoi amici di quegli anni furono il critico Cesare Garboli e l'attore Carlo Cecchi (i quali saranno poi i curatori delle sue Opere ne «I Meridiani» di Arnoldo Mondadori Editore).
 uscì nel 1974 romanzo La Storia ,  il libro, ambientato a Roma durante la seconda guerra mondiale, (per volere della scrittrice fu pubblicato direttamente in edizione economica, nella collana einaudiana de "Gli struzzi") ed ebbe subito un grande successo di vendite e fama internazionale; ma ricevette anche attacchi spietati da parte di molti critici militanti, sia di destra che di sinistra. Editor del libro La Storia, presso la casa editrice Einaudi, fu Elena De Angeli. Luigi Comencini ne trasse uno sceneggiato TV nel 1986, interpretato da Claudia Cardinale.
La scrittrice passa anni travagliati anche in seguito a problemi e disgrazie famigliari’.
 Ultima sua fatica sarà ‘Aracoeli’, cui segue un tentativo di suicidio e, infine, la morte, nel 1985.
 
 
Le poesie di Alibi di Elsa Morante furono pubblicate nel 1958 su spinta di Nico Naldini per Longanesi, in una collana di poesia inventata e improvvisata – creata lì per lì – in cui uscirono anche Croce e delizia di Sandro Penna e l’Usignolo della Chiesa cattolica di Pier Paolo Pasolini. Garzanti ripubblica questa raccolta nel 1988, poi nel 1990 nella collana “Gli elefanti”, mentre oggi la si trova in Einaudi (2004, Supercoralli, e 2012 ET Poesia).
 
 
Minna la siamese
Ho una bestiola, una gatta: il suo nome è Minna.
Ciò ch’io le metto nel piatto, essa mangia,
e ciò che le metto nella scodella, beve.
Sulle ginocchia mi viene, mi guarda, e poi dorme,
tale che mi dimentico d’averla. Ma se poi,
memore, a nome la chiamo, nel sonno un orecchio
le trema: ombrato dal suo nome è il suo sonno.

Se penso a quanto di secoli e cose noi due livide,
spaùro. Per me spaùro: ch’essa di ciò nulla sa.
Ma se la vedo con un filo scherzare, se miro
l’iridi sue celesti, l’allegria mi riprende.
I giorni di festa, che gli uomini tutti fan festa,
di lei pietà mi viene, che non distingue i giorni.
Perché celebri anch’essa, a pranzo le do un pesciolino;
né la causa essa intende: pur beata lo mangia.

Il cielo, per armarla, unghie le ha dato, e denti:
ma lei, tanto è gentile, sol per gioco li adopra.
Pietà mi viene al pensiero che, se pur la uccidessi,
processo io non ne avrei, né inferno, né prigione.

Tanto mi bacia, a volte, che d’esserle cara io m’illudo,
ma so che un’altra padrona, o me, per lei fa uguale.
Mi segue, sì da illudermi che tutto io sia per lei,
ma so che la mia morte non potrebbe sfiorarla…

(1941)
 
 
 

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