lunedì 30 gennaio 2012

GLI INEDITI del LUNEDì

    " NON é MAI TROPPO TARDI ..."  di SIMONA


Milano, 30 Gennaio 2012

Oggi, nel giorno del mio compleanno, miei cari lettori, voglio raccontarvi una storia ...
      La mia !
E per fare questo devo tornare indietro di ben settant'anni ...

Licata , 30 Gennaio 1942

Quando sono nata era una giornata piovosa e molto fredda ,mia madre non smetteva mai di ricordarmelo, come se fosse stata colpa mia, per non parlare di tutto il dolore che ha dovuto sopportare: due giorni di travaglio , per poi sentirsi dire da mio padre "Tutto questo traffico per aver  messo al mondo una femmina ! La prossima volta fa si che sia un maschio.".
Mia madre , che dipendeva ,in tutto e per tutto , da mio padre , prese quel commento come giusto e non fu gratificata dalla nascita della sua prima figlia.Aveva sbagliato dando alla luce  una bambina , ma ormai l'errore era stato fatto e occorreva darle un nome e batezzarla il più presto possibile, poi se Dio avesse voluto sarebbero arrivati figli maschi. 
E così fu , dopo di me , ne arrivarono cinque : Antonio, Pietro , Giovanni, Domenico e Pasquale.
Mi stavo dimenticando ...io fui chiamata Rosa.
Il mio nome sembrava adatto ad una graziosa bambina  e mi fu dato dalla mia cara nonna materna Adelaide, l 'unica persona che mi fu vicina  ,in un'infanzia non infelice ma ignorata.
Tornando al mio nome , Rosa, a mio dire ,  sembra adatto ad una bambina dalla bellezza delicata , ma purtroppo il destino volle ,che più che assomigliare ad uno splendido fiore , assomigliassi ad un tubero, precisamente ad una patata.
Adesso voi mi vedete , così tenuta , ben pettinata , e posso dire che sono una signora interessante , ma allora ero proprio bruttina .
Mia madre raccontava , che quando nacui , ero talmente piena di capelli che gli sembravo un ragno .Tutti solevano ridere a questa affermazione , tranne io e mia nonna , che trovava sempre un modo per non farmi pensare all'ignoranza dei miei genitori.
Mi diceva "Quando ti ho visto la prima volta , non ho visto un ragno , ma una deliziosa bambina con due grandi occhi marroni furbi ed attenti e vi ho letto intelligenza e tenacia , vedrai che il tuo futuro sarà migliore di quello dei tuoi fratelli..."
Così nonna , di nascosto, mi comprava , con i pochi risparmi del suo lavoro di cucito dei libri e assieme abbiamo imparato a leggere e scrivere , naturalmente tutto di nascosto alla famiglia ,che considerava qualsiasi cosa riguardante la cultura inutile per una donna .
"Per mangiare bisogna avere braccia forti e non certo una lingua sciolta " diceva mio padre, a me tutto questo detto da lui , pareva molto strano , perchè mio padre non faceva  altro che parlare ..parlare ..parlare.. per ordinare alla mamma , a me ed ai ragazzi i lavori che dovevamo fare, ed anche le poche volte , che lo andavo a trovare al lavoro , perchè si era scordato il fagotto col pranzo ,lo vedevo parlare ..parlare ..parlare..e mai, e poi mai muoveva le braccia.
Era il capo dei carabinieri del nostro paese, tutti avevano un gran rispetto per lui , lo chiamavano Signor Comandante ...Dottore .. volevano un parere , un consiglio e naturalmente lui li elargiva con sicurezza , assicurandoli che non si sbagliava mai e con una pacca nella spalla ai beneficiari  diceva come ultima frase "Vedrai che se fai come dice Gennaro tutto andrà bene !ho mai sbagliato?" "No certo che no " rispondevano con reverenza.
Mi sembra ancora di vederlo , alto imponente , con la sua uniforme che si toglieva solo per dormire, mai troppo lontana , nelle ore di riposo la teneva vicino al letto su una sedia , come se separarsene gli avesse tolto il beneficio di comandare  .
Tornando alla mia infanzia , non posso dire che è stata brutta , si non avevo molto tempo per giocare , c'era sempre da lavorare la casa , l'orto , le bestie , il cucito , con sei maschi in casa c'era tanto da rammendare :la mia giornata iniziava alle cinque di mattina , io mamma e nonna ci alzavamo per infornare il pane impastato la sera precedente , poi c'era il mangime alle galline e prendere le uova per papà e i miei fratelli , che dopo aver fatto fare loro un'appetitosa colazione  se ne andavano alle loro destinazioni , mio padre in caserma , dietro la sua scrivania , a parlare..parlare..parlare..i miei fratelli a scuola. Come avrei voluto andare a scuola anch'io ,ma alle donne non serviva una
cultura , per mettere al mondo figli maschi sani e per servire un marito che non avrebbe mai fatto mancare niente alla moglie , così mi veniva detto...ma non ero molto convinta.
Il mio cervellino lavorava e vedeva per me un futuro migliore , che avrei condiviso con mia nonna , che mi incitava a studiare , anche dopo una lunga giornata , mi dava la forza di continuare a credere in me e nelle mie possibilità.Purtroppo all'età di quattordici anni , capii che il mio futuro non l'avrei condiviso con lei : la polmonite l'aveva portata via.
Fu la prima volta che provai dolore e solitudine , pensavo"Perchè proprio lei e non mio padre ", non che lo odiassi, sembra brutto pensare una cosa del genere , ma la nonna era speciale, credeva in me , vedeva la bambina che ero e la donna che sarei diventata e non una fattrice per procreare figli maschi e ubbidire ad un uomo...

Adesso miei cari lettori vi devo salutare , mio marito mi sta aspettando , dobbiamo andare a teatro e non mi piace farmi attendere spero di ritrovarvi  lunedì prossimo , per il continuo ...

                                                    sempre vostra                                                                                                     ROSA     

Nessun commento:

Posta un commento