domenica 29 gennaio 2012

C' ERA UNA VOLTA .... IL ROMANZO STORICO"....



Il romanzo storico ,è una narrazione che ha per oggetto la storia : di un popolo , di un condottiero, di una guerra ecc.  può narrare le vicende in modo indiretto , in quanto esse coinvolgono i personaggi del romanzo , oppure dirette , quando il narratore interviene per dare ulteriori informazioni sugli eventi storici e il suo punto di vista è anche la sua chiave di lettura storica.Accanto a personaggi storici realmente esistiti, che solitamente ricoprono ruoli secondari, ci sono personaggi inventati, ma verosimili, perché riflettono nel loro modo di pensare e di comportarsi la realtà storica e sociale dell'epoca in cui è ambientato il romanzo. Un'altra caratteristica tipica del romanzo storico è la presenza di personaggi collettivi, come la folla o il popolo che raffigurano gli atteggiamenti collettivi nei confronti degli eventi politici e sociali del tempo.
Fin dalle origini della letteratura , la storia è stata al centro di poderose opere basti pensare alle vicende del popolo ebraico narrate nell'Antico Testamento , oppure la guerra di Troia narrata nell'epica classica ( Iliade , l'Eneide e l'Odissea ) o ancora alla storiografia greca  ( Erodoto e Tucidide ) e romana( Giulio Cesare e Tacito).


Ed è per questo che mi sembra lecito considerare il romanzo antico , progenitore di quello storico che si svilupperà nell'800.




Il romanzo antico
Le prime tracce di questo genere letterario, in età antica, si trovano nella letteratura babiloneseassira,egiziana e aramaica, e risalgono all'incirca al VI sec. a.C.:
abbiamo il romanzo aramaico Ai hqar, del VI secolo a.C., il celeberrimo Le avventure di Sinuhe,una narrazione egizia in prima persona, ambientata all’inizio del XX secolo a.C. e tramandataci da numerosi papiri, il più antico dei quali risale al XVIII secolo a.C.
Nel mondo greco il primo romanzo che costituì il modello per tutti gli altri fu il Romanzo di Nino, di autore ignoto, databile a non più tardi del I sec. a.C., in cui si racconta, in un contesto ricco di avventure e di peripezie, la lunga storia d'amore di Nino, il leggendario fondatore dell'impero assiro, per la mitica Semiramide.
Le avventure di Cherea e Calliroe, di CARITONE DI AFRODISIA (secolo I d.C.) in otto libri. Il racconto, a lieto fine come vuole lo schema tradizionale già impostosi, narra un’ininterrotta serie di disavventure ai limiti del fantastico (inclusa una morte apparente della protagonista femminile, il suo rapimento da parte dei pirati e la disperata ricerca intrapresa dallo sposo). L’intreccio, va detto, è a bella posta complicato e ricco di avvenimenti caotici, e la caratterizzazione psicologica dei personaggi è quasi assente.
Gli amori pastorali di Dafni e Cloe, di LONGO SOFISTA, nativo probabilmente dell’isola di Lesbo, scritto verso il III secolo d.C., è la storia di due trovatelli, che, allevati da dei pastori su di un’isola, si innamorano reciprocamente, e alla fine coroneranno il loro sogno; questo romanzo dall’ambientazione bucolica (che tanta fortuna avrà nel Seicento e nel Settecento con il revival della poesia arcadica), con la sua trama semplice e quasi priva d’intreccio e colpi di scena – la vera avventura si svolge nella mente e nei sentimenti dei protagonisti, di cui è condotta un’introspezione molto profonda – è un unicum nella tradizione antica.
Le incredibili avventure al di là di Thule, di ANTONIO DIOGENE, pervenuteci in un riassunto del bizantino FOZIO (IX secolo d.C.), una storia di viaggi meravigliosi dei due giovani innamorati Dinia e Dercillide, tipica del gusto dell’epoca.
A differenza del romanzo greco, non molto si è salvato di quello latino, ma fra quel poco che è scampato, troneggiano alcuni giganti.
Il Satyricon di PETRONIO, l’arbitro dell’eleganza di Nerone, come lo chiama Tacito, è ciò che resta (per la precisione i capitoli XV e XVI, quindi solo una piccola parte) di un grande romanzo parte in prosa e parte in versi, composto nel I secolo d.C., caratterizzato da una visione ironica di una società corrotta e decadente, di cui il ricco e volgare Trimalcione è il degno rappresentante. Il racconto narra in prima persona le avventure ed i vagabondaggi del giovane e colto Encolpio, compagno dell’adolescente Gitone del quale è innamorato. Ad essi si affiancherà Ascilto, a sua volta attratto da Gitone. Il terzetto (cui più tardi si unirà il vecchio Eumolpo, sofisticato quanto lascivo sofista) sarà protagonista di varie disavventure, tra cui una serie di sevizie erotiche inflitte loro dalle sacerdotesse del dio fallico Priapo, un naufragio, una colossale quanto pacchiana cena a casa del parvenu Trimalcione ed infine una declamazione sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo. Né la parte iniziale né quella finale del romanzo sono state tramandate, nonostante Oscar Wilde ne desse, alla fine dell’Ottocento, un’edizione (rivelatasi poi falsa) dei capitoli mancanti.
Le Metamorfosi o L’asino d’oro di LUCIO APULEIO, sono un’opera assai particolare in undici libri, tutti quanti conservatisi, e rappresentano il capolavoro di Apuleio (II secolo d.C.) che risente fortemente dei contenuti erotici delle novelle milesie, e al di là dei miti (celebre quello di Amore e Psiche), delle figure truci di streghe e briganti, e dei viaggi e delle peripezie ivi descritti, emerge uno spaccato della società antica colto con raro realismo; non ultimo, l’intervento finale della dea Iside, che riesce a ridare forma umana a Lucio, il protagonista diventato asino in seguito alla propria curiosità ed a una stregoneria, iniziandolo poi al proprio culto, denota quei fermenti religiosi e culturali e religiosi che pervadevano all’epoca l’Impero Romano: i vecchi Dei perdevano terreno nei confronti delle nuove divinità sopranazionali e personali .


Anche i cicli medioevali e le saghe nordiche , poggiano su eventi storici, pur se in essi prevale spesso la personalità del personaggio-eroe rispetto alla coerenza della narrazione storica.
ll  termine "romanzo", infatti,  è di origine medievale. Esso deriva dalla parola

Roman con cui si indicava la


lingua volgare. In tale lingua e non in latino vennero composti infatti i romanzi medievali, che
presentano vari aspetti e caratteri.
1.Romanzi cavallereschi: lunghe narrazioni prima in versi, poi in prosa, che hanno come
tema centrale le avventure e gli amori di un cavaliere. Essi cantano il mondo cortese, le
imprese guerresche e d'amore, vicende favolose e fantastiche (Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra - ciclo bretone).
Due delle opere cavalleresche principali in Italia sono "l'Orlando furioso "di Ludovico Ariosto, una specie di continuazione o rielaborazione dell'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, la "Gerusalemme liberata "di Torquato Tasso e le novelle del "Decameron "(o Decamerone) di Giovanni Boccaccio. Importante la polemica che verso la metà del Cinquecento contrappose Giambattista Giraldi Cinzio (autore di un Discorso intorno al comporre de' romanzi, Venezia, Giolito, 1554) e Giovan Battista Pigna (autore di un trattato I romanzi, Venezia, Valgrisi, 1554).


2. Leggende classiche: a cui si ispirano le narrazioni (Roman d'Enéas, Roman de Troie,


Roman d'Alexandre).






3.Componimenti di carattere didattico e moraleggiante (Roman de la Rose, Il Fiore)


e d'impronta favolistica che hanno come protagonisti gli animali (Roman de Renard).

Ma è senza dubbio il romanzo cavalleresco quello più ricco di fascino e quello che alimenta
maggiormente l’immaginario collettivo del Medioevo. Esso è strettamente legato al poema epico delle chansons de geste francesi che nei secc. XI e XII si diffusero in tutta Europa esaltando le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini (ciclo carolingio).
In questo stesso periodo si assiste in
Spagna a una vasta fioritura di cantari e di romances che celebrano la figura di Rodrigo Diaz de Bivar, il Cid Campeador (signore guerriero), eroe della lotta contro gli Arabi.

Tutta la vasta produzione narrativa in versi (poemi epici e romanzi in versi) verrà rielaborata in prosa nel corso del XIII sec. e subirà un notevole processo di trasformazione e contaminazione.

Ma è l'Ottocento, che viene considerato come il vero inizio per  il romanzo storico , in cui si  registra una diffusione e un successo sempre crescenti. Considerato dapprima come un genere di pura evasione e di consumo, esso viene via via assumendo una sempre maggiore legittimazione culturale e artistica, fino ad occupare una posizione centrale nel sistema letterario.
Si tratta di un genere tipicamente romantico, legato cioè a una cultura che considera la realtà come divenire, il presente come svolgimento del passato e quindi la storia come un fattore fondamentale per la comprensione degli atteggiamenti umani.
Al passato ci si volge sia per un bisogno di evasione dalle delusioni del presente, sia per riscoprire le proprie radici, gli elementi essenziali della vita nazionale.

Nei primi anni dell'Ottocento è significativa, sotto questo aspetto, l'opera di
Vincenzo Cuoco con il "Platone in Italia "(1802).

 Il viaggio del grande filosofo nell'Italia meridionale porta alla luce una
civiltà indigena più antica di quella greca, la cui esaltazione assume un significato civile e patriottico che sarà raccolto e sviluppato nei successivi romanzi storici.
Walter Scott
Colui che iniziò e diffuse in tutta Europa questo nuovo genere letterario fu lo scozzese W. Scott(1771-1832).
Anche perché spinto da esigenze economiche, egli compose numerosi romanzi tra
cui Waverley," La sposa di Lammermoor." (tra il 1814 e il 1826 sono ben 22 i romanzi da lui pubblicati).
Ma l'opera che ebbe un successo straordinario e diede via alla moda di Scott fu"Ivanhoe" (1819). L'azione narrativa si svolge nell'Inghilterra del XII sec. Ivanhoe è un cavaliere sassone, fedele seguace del nobile re normanno Riccardo Cuor di
Leone. Suo padre Cedric, nemico invece dei Normanni, giunge a
diseredare il figlio per l'amore, corrisposto, che egli porta a lady
Rowena, destinata da Cedric, che ne è il tutore, a un principe sassone
di stirpe regale. Il re Riccardo parte per la crociata in Terrasanta e in
sua assenza il fratello Giovanni senza Terra ne usurpa il trono. Ivanhoe
dopo aver seguito il suo re, ritorna segretamente in patria per difendere
la causa del sovrano legittimo. Dopo molte avventure, duelli, tornei,
cacce, assedi di castelli, Ivanhoe, caduto prigioniero, viene liberato dal
cavaliere nero, sotto le cui spoglie si cela il re ritornato dalla crociata,
aiutato da Robin Hood e dagli uomini della foresta. La vicenda si chiude
con il lieto fine: Ivanhoe sposa lady Rowena, Riccardo ristabilisce la sua
autorità nel regno, i popoli sassone e normanno si fondono insieme
nella nazione inglese.
Scott è considerato l'iniziatore del romanzo storico
, perché con lui la

storia diventa elemento essenziale nel determinare
gli atteggiamenti e le scelte dei protagonisti.
In Ivanhoe si manifesta in modo esemplare questa attenzione alla

ricostruzione storica del passato, congiunta ad una vivace
fantasia che dà vita alle vicende avventurose dei personaggi.
L'autore ha utilizzato soprattutto il patrimonio del folclore, delleleggende, delle favole per creare uno sfondo d'epoca credibilesu cui ambientare la narrazione. Così egli propone un'immagine
pittoresca, movimentata, fantastica del Medioevo, che ha avuto
grande fortuna. Dopo Scott altri autori si affidarono al genere del romanzo storico per scrivere le loro opere più importanti.
In Italia ricordiamo :  Alessandro Manzoni con “I Promessi Sposi”.
 L'autore descrive  la società del Seicento lombardo, facendola “filtrare” attraverso le vicende di due innamorati, Renzo e Lucia.

 La storia tenderà a diventare lo scenario,  su cui raccontare le epiche imprese dei suoi personaggi. La documentata e fedele ricostruzione di un'epoca costituirà invece carattere originale del romanzo storico manzoniano.Il grande valore e il successo di questa sua opera contribuiranno, ulteriormente, alla diffusione del romanzo storico nel nostro paese: che  dopo il 1827 si dividerà in due “correnti”: da un lato quella manzoniana (vicende di personaggi umili, intento educativo, impegno morale), dall’altro quella scottiana (ambientazione medievale, gusto dell’avventura, rapimenti e duelli), più facile e di più sicuro successo, favorita anche dal bisogno del pubblico di una narrativa popolare, ma allo stesso tempo efficace e coinvolgente.

Tra i romanzi storici di Massimo d'Azeglio (genero, peraltro, di Manzoni) ricordiamo "Niccolò de' Lapi" ovvero i Palleschi e i Piagnoni, ambientato nella Firenze del Savonarola, e il celebre "Ettore Fieramosca "ossia la disfida di Barletta (1833), che narra avventure di tipo romantico-cavalleresco incentrate su un episodio della Guerra d'Italia del 1499-1504, tra Francia e Spagna, per il controllo del Napoletano.Ricordiamo anche "Margherita Pusterla "(1838) di Cesare Cantù e i romanzi di Luigi Capranica, pervasi da un intenso afflato patriottico quando fanno agire personaggi quali Giovanni dalle bande nere o Paolo Sarpi, come pure "Le confessioni di un italiano", capolavoro di Ippolito Nievo  .
I romanzi storici post-unitari, sia veristi che successivi al verismo, si scontrano con la materia bruciante dei sogni e delle illusioni risorgimentali e  con il romanzo storico classico, piegandolo però alla contemporaneità e quindi, di fatto, snaturandolo. Nell'intento di sconfessare le verità 'ufficiali', confezionate ad arte dal potere, i romanzieri attivi nell'ultima parte del secolo raccontarono l’Italia reale, che viveva nelle campagne e nelle piazze, spesso nella frustrazione e nella miseria. Pensiamo ad esempio a" Il ventre di Napoli "(1884) di Matilde Serao. Oppure pensiamo a I Viceré di Federico De Roberto, pubblicato nel 1894; come il Principe di Salina ne" Il Gattopardo", che uscirà oltre mezzo secolo dopo , la famiglia degli Uzeda rappresenta, in quest'opera, il passato di un ordine feudale che si dissolve, e non necessariamente per creare un ordine migliore. Restando in ambito siciliano (la Sicilia ha molti 'conti in sospeso' con la storia e le sue promesse) e su questioni di Risorgimento meridionale, anche "I vecchi e i giovani "di Luigi Pirandello è spesso annoverato tra i romanzi storici, nonostante si occupi di vicende temporalmente vicine all'autore.
La diffusione in Francia la si deve in primo luogo ad  Alexandre Dumas (padre), che fu grande ammiratore di Scott per tutta la vita. Nel 1822, a vent'anni, Dumas scrisse un testo teatrale intitolato "Ivanhoë", adattando un episodio del romanzo dell'autore scozzese (testo che rimase inedito fino al 1974); molti anni più tardi, nel 1862, fece dare alle stampe una propria traduzione di Ivanhoe.Fortemente influenzato da Scott, Dumas utilizzò ambientazioni storiche dapprima nel teatro (il suo Enrico III e la sua corte fu il primo dramma storico romantico) e in seguito nel feuilleton: il ciclo dei" Moschettieri "è ambientato nel Seicento, quello degli ultimi Valois nel tardo Cinquecento, mentre quello della Repubblica Partenopea, e quello di Maria Antonietta e della Rivoluzione, sono ambientati nel tardo Settecento; e lo ricordiamo anche per "Il Conte di Montecristo "(1844)
Di grande influenza fu la figura di Stendhal, che stigmatizzò alcuni elementi tipici del genere, come la tendenza al pittoresco e quella a riprodurre vicende patetiche e melodrammatiche, divenendo cosi il capostipite di quello che venne definito il romanzo moderno.
 
Per Stendhal, infatti, la storia in sé non era che fredda cronaca, mentre solo il romanzo era il vero documento, perché in grado di rievocare concretamente atmosfere e passioni.


 Scelse, quindi ,di rappresentare nei suoi romanzi l’epoca in cui viveva, o un’epoca di poco precedente (come ne "La Certosa di Parma "del 1839), con lo stesso realismo e con la stessa attenzione per il percorso psicologico dei personaggi che Scott utilizzava nel rappresentare un’epoca passata; Stendhal fu un cronista e uno psicologo finissimo nel ricreare personaggi e atmosfere. Questa sua svolta segnò la crisi del romanzo storico classico e l’avvio verso il romanzo sociale psicologico.
La strada indicata da Stendhal fu seguita soprattutto da Honoré de Balzac al quale, secondo György Lukács, si deve il passaggio dalla «rappresentazione della storia passata» secondo l’esempio di Scott alla «rappresentazione del presente come storia». La nuova era, quella del naturalismo e del verismo, si aprì nel segno di Gustave Flaubert e proseguì nel nome di Émile Zola.
Anche Victor Hugo si avvicinò allo storico con "Notre Dame de Paris", romanzo gotico e medievale, nel quale sono presenti elementi pittoreschi nonché una certa enfasi sull’irrazionalità delle passioni. Ma il suo capolavoro, "I miserabili (1862)", è inserito in un contesto temporale molto più vicino a quello nel quale l’autore visse (il periodo post napoleonico) e, più orientato al sociale, è difficilmente riducibile a un romanzo storico in senso stretto.



 In Russia ricordiamo:
Michail Nikolaevic Zagoskin (1789-1852) ottenne un grande successo con il romanzo "Jurij Miloslavskij o i russi nel 1612" (1829). Altro seguace del romanzo storico alla maniera di Scott fu Ivan Ivanovic Lazecnikov (1792-1869), con" L'ultimo Novik "(1831-1833) sul periodo di Pietro il Grande e "La casa di ghiaccio" (1835), che si svolge all'epoca dell'imperatrice Anna di Russia. L'anno successivo, il 1836, Aleksandr Sergeevič Puškin diede alle stampe "La figlia del Capitano", ambientato nel Settecento, al tempo della zarina Caterina II di Russia. Ed infine Lev Tolstoj con "Guerra e Pace " ( 1865-1869)

La Germania conobbe una grande fioritura di romanzi storici immediatamente successiva alla diffusione delle opere di Scott, a partire dal 1834, quando Ludwig Rellstab (1799-1860) pubblicò il primo romanzo storico tedesco dal titolo 1812, fin verso la metà degli anni quaranta. Ricordiamo il romanzo storico-umoristico Le brache del signor von Bredow di Willibald Alexis (pseudonimo di Wilhelm Häring, 1798-1871) e soprattutto Witiko di Adalbert Stifter. Nella seconda parte del secolo, si distinguono le opere di Felix Dahn, tra le quali Ein Kampf um Rom.




Negli ultimi anni del Novecento si è avuto un ritorno del romanzo storico, da allora molto praticato fino ai giorni nostri. Nel 1980 Umberto Eco ottenne un successo mondiale con il potente affresco medievale Il nome della rosa, dando l’avvio alla rinascita del genere; si parla infatti di "romanzo neostorico".
La successiva fioritura , a partire dagli anni ottanta del Novecento fino ad oggi, può apparire come un paradosso, se si tiene conto della perdita di prospettiva storica che è caratteristica della cultura postmoderna. Tuttavia si tratta di un paradosso apparente, poiché il filone odierno si differenzia da quello ottocentesco proprio nel suo rifiuto di esprimere una concezione forte, organica e positiva della storia; anzi, il romanzo neostorico respinge ogni idea storicistica di progresso. I narratori contemporanei non manifestano alcuna fiducia nei processi evolutivi della civiltà, ma sono loro i primi a porsi in modo critico verso la Storia. Il successo dei nuovi romanzi storici può essere quindi messo in rapporto con la crisi delle ideologie e la sfiducia nel divenire: il presente troppo squallido indurrebbe a rifugiarsi in un passato lontano. Il passato non è più la ricerca delle origini, ma può rappresentare una fuga dalla realtà, oppure la rappresentazione di una realtà sostanzialmente inconoscibile, quanto quella del presente. Non bisogna comunque dimenticare che il successo del romanzo storico non è un fenomeno solo italiano, ma riguarda tutta la narrativa postmoderna: basti ricordare gli americani Don DeLillo  e Thomas Pynchon.
Tra i numerosi autori italiani ricordiamo : Sebastiano Vassalli in "La chimera "(1990) e "Marco e Mattio" (1992), ambientato il primo nel Seicento e il secondo alla fine del Settecento.
 Luigi Malerba in "Le rose imperiali" ( 1974), ambientato nella Cina del IV secolo.
Tonino Guerra in "Storie dell’anno Mille "(1977)"Il pataffio "(1978), "Il fuoco greco "(1991), "Le Maschere" (1995), "Itaca per sempre "(1997),Rosetta Loy con "Le strade di polvere" , (1990) "La lunga vita di Marianna Ucrìa" di Dacia Maraini.
Negli anni duemila, un autore del genere di grande successo commerciale in Italia è Valerio Massimo Manfredi, che scrive romanzi storici ambientati nell'epoca antica, principalmente ellenistica e romana.
 Molto noti e di rilievo sono i romanzi storici di Andrea Camilleri, come "Il birraio di Preston", "La concessione del telefono" e "La mossa del cavallo". (da Wikipedia)








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