mercoledì 22 aprile 2020

Luis Sepúlveda

                       

                         

  In questo periodo in cui la vita ci ha messo tutti quanti "alle corde " , abbiamo perso tanto :  chi la salute e sta combattendo duramente per riuscire a sopravvivere,  chi un familiare e altri anche più di uno , vedendosi strappare in un colpo le  proprie radici , i punti di riferimento della propria esistenza . Abbiamo perso anche degli amici , senza  aver avuto la possibilità di salutarli,   di quelli che ci sono sempre stati vicini con le azioni ,ma anche di quelli che ci hanno confortato e accompagnato con le loro parole .   

    Luis Sepúlveda era uno di loro , di quelli che ci hanno fatto compagnia con le sue parole  , in tante  occasioni , che ci  ha insegnato valori preziosi come l'amicizia , ci ha fatto sorridere , ci ha guidato, ci ha fatto sognare ,quando più ne avevamo bisogno .
In uno dei suoi libri , e mi riferisco al terzo che ha scritto ,  " Un nome da torero " ,
una frase che faceva da apertura alla seconda parte del libro , mi aveva colpito particolarmente , nulla poteva rappresentare  lo spirito di Luis :
  "...Vivere intensamente compensa ogni sforzo e quasi ogni sacrificio .
 Vivere a metà è sempre stata la funzione e il castigo dei mediocri ( Rolo Diaz, Una piastrella nella valle della morte )
Grazie maestro , la tua vita poteva essere più lunga , ma hai saputo donarci grandi ricchezze e chi ti ha seguito e voluto bene non si dimenticherà. 

Tratto da " Il Mondo alla fine del Mondo " ...《 Ero molto giovane allora , quasi bambino , e sognavo avventure che mi dessero una vita lontana dal tedio e dalla noia . Non ero solo nei miei sogni. Avevo uno Zio, così con la maiuscola. Lo zio Pepe, che aveva ereditato più il carattere indomito della mia zia basca che il pessimismo del nonno andaluso.Lo zio Pepe. Volontario nelle Brigate internazionali durante la guerra civile in Spagna. Una fotografia a fianco di Ernest Hemingway ,era l'unico patrimonio di  cui si sentisse orgoglioso, e non smetteva mai di ripetermi che era necessario scoprire la propria strada e mettersi in cammino. È inutile dire che lo Zio Pepe era la pecora nera della nostra famiglia , e che man mano che crescevo i nostri incontri si facevano sempre più clandestini. Fu lui a darmi i primi libri , avvicinandosi alla scrittura che non potrò mai dimenticare : Jules Verne , Emilio Salgari , Jack London. Sempre da lui ricevetti un romanzo che ha segnato la mia vita : Moby Dick , di Herman Melville. ...》

Tratto da " Il vecchio che leggeva romanzi d'amore " ...《 Antonio José Bolívar sapeva leggere, ma non scrivere. Al massimo riusciva a scarabocchiare il suo nome quando doveva firmare qualche documento, per esempio in periodo di elezioni, ma avvenimenti del genere si presentavano così sporadicamente che lo aveva quasi dimenticato.Leggeva lentamente , mettendo insieme le sillabe , mormorandole a mezza voce come se le assaporasse,  e quando dominava tutta quanta la parola , la ripeteva di seguito . Poi faceva così con la frase completa , e così s'impadroniva dei sentimenti e delle idee plasmate  sulle pagine .》

Luis Sepúlveda era particolarmente affezionato all'Italia , come lo si può constatare ne "Le rose di Atacama " dove fa riferimento più volte alla nostra amata terra ...《 Esattamente due anni fa , sotto il sole piemontese di mezzogiorno,  sentii che la fame guidava con premura i miei passi in direzione del mercato di Asti , verso una  vecchia trattoria che si chiamava semplicemente così : Trattoria del Mercato . Aprii la porta , entrai e il posto mi parve una delle tante osterie che ho visitato in diversi paesi,ristoranti popolari dove indubbiamente si mangia molto meglio che nei locali dotati di varie forchette , perché si mangia anche con gli occhi e con le orecchie , e in genere il contorno lo fa la gente seduta agli altri tavoli. Mi si avvicinò una donna sorridente ,piccola , dagli occhi vivaci , che subito m'invitò a prendere posto vicino alla finestra affacciata sul mercato e ad assaggiare il suo vino-il migliore di Asti, aggiunse-, e poi rimase lì a guardarmi con espressione divertita ."Ti piace?" Mi domandò indicandomi il mio bicchiere ormai vuoto .Risposi di si, che era molto buono , fresco e fruttato, e le chiesi il menù per ordinare . " Mi chiamo Rossella e sono quarant'anni che do da mangiare a camionisti,  venditori,commessi viaggiatori,artisti e saltimbanchi.Finora nessuno si è mai lamentato " assicurò. "Bene" risposi, e la tovaglia  a quadretti bianchi  e rossi si riempì pian piano di ortaggi del Piemonte per poi cedere il passo ad una prodigiosa pasta , vanto della cucina di Rossella .....》



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